Umberto, Gianni e Massimo travolti da un insolito destino

I sindaci di Chieti e L'Aquila ed il presidente della Regione Abruzzo alle prese con noie giudiziarie a causa di ex fedeli

Umberto, Gianni e Massimo travolti da un insolito destino

DI PRIMIO, CHIODI E CIALENTE TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO. Travolti da un insolito destino nell'azzurro cielo di gennaio. Citando (in maniera un po' stravolta) il celebre film di Lina Wertmuller, si potrebbe dire che Umberto Di Primio, Gianni Chiodi e Massimo Cialente siano accomunati, in queste ore, dalla stessa sorte: quella delle "vittime" che stavano lì ma non sapevano, anche se secondo qualcuno "non potevano non sapere". Il sindaco di Chieti, la scorsa estate, è stato messo in croce dopo l'arresto del suo assessore Ivo D'Agostino: a Di Primio è stato infatti contestato che non era possibile che ignorasse quanto stava accadendo all'interno della sua giunta, e nella fattispecie ciò che stesse facendo un membro della sua squadra di governo. Ma tant'è: il buon Umberto ha sempre detto di essere totalmente all'oscuro della faccenda, respingendo così la richiesta di dimissioni avanzata dall'opposizione.

"CIALENTE NON POTEVA NON SAPERE". La stessa filastrocca è stata ripetuta dal governator Gianni Chiodi, che dopo l'arresto di Luigi De Fanis è caduto dalle nuvole mostrandosi sorpreso e affermando con forza di non aver mai saputo cosa stesse combinando il suo assessore alla cultura. E arriviamo adesso ai giorni nostri: il primo cittadino dell'Aquila, Massimo Cialente, prima ha paventato la possibilità di rimettere il proprio incarico, poi ci ha ripensato dicendosi però "disperato", ma mica perchè la sua giunta abbia fatto una figura di cacca di fronte a tutta l'Italia. No, Cialente è "disperato" perchè "sono finiti i soldi della ricostruzione e il governo e Trigilia non mi danno risposte", come ha dichiarato a Radio Città Futura. Mah. Ma vergognarsi solo un po' perchè il tuo vicesindaco è finito indagato, no? Intanto il consigliere regionale di Forza Italia Luca Ricciuti, tanto per rimanere in tema, ha affermato quanto segue proprio in riferimento all’inchiesta sulle presunte tangenti negli appalti post-sisma: “Il sindaco Cialente non poteva non sapere quanto accadeva intorno al Comune; in caso contrario significherebbe che gli è sfuggito di mano il controllo della macchina politica e tecnica. In entrambi i casi dovrebbe farsi un esame di coscienza e trarne le conclusioni”. Appunto.

Marco Sette