Sixty. Lavoratori sul tetto

Lo spettro della crisi nel settore moda. Rischia di sparire lo stabilimento teatino insieme ai suoi 414 lavoratori

Sixty. Lavoratori sul tetto

SIXTY. I LAVORATORI SUL TETTO DELLA FABBRICA. Era una bomba destinata ad esplodere quella della vertenza Sixty. Il celebre marchio di abbigliamento, da tempo alle prese con problemi di natura finanziaria, era stato acquisito da azionisti asiatici il 22 maggio scorso con il gruppo cinese Crescent HydePark per una somma vicina ai 300 milioni di euro. Una cifra enorme che, però, era rappresentata per la maggior parte dai debiti che la vecchia proprietà aveva con le banche. Anche il Ministero dello Sviluppo Economico, dove venne siglato il contratto di cessione, sembrerebbe volerci vedere chiaro sul rispetto effettivo degli accordi e delle condizioni contenute nella transazione. I sindacati (Femca-Cisl, Uilta-Uil e Filctem-Cgil), dal canto loro, non hanno ricevuto rassicurazioni sul futuro dello stabilimento di Chieti, nè sul piano industriale, così è scattata la protesta di oggi: con i lavoratori sul tetto della fabbrica.. Resta altissimo, infatti, il pericolo che i cinesi possano delocalizzare la produzione all'estero, con un inevitabile taglio del personale.

A RISCHIO 414 POSTI I LAVORO. La crisi che sta vivendo il settore della moda potrebbe cancellare le "certezze" di 414 lavoratori che lavorano nello stabilimento teatino. Ed il quadro è ancora più grave se si considera i 170 esuberi già previsti dall'ultimo piano industriale. «Esprimiamo forte preoccupazione per la disattenzione e il disinteresse manifestati dai vertici aziendali della Sixty nei confronti di uomini e donne che hanno reso grande tale importante realtà produttiva. Il silenzio del nuovo acquirente non è certamente un buon segno per le speranze nostre e dei lavoratori», questo il commento del Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, e il Presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio in merito alla vicenda Sixty

reda inde