Sentenza "Grandi Rischi", la rabbia di L'Aquila: "Uccisi due volte"

Monta la protesta per il verdetto di secondo grado. Sospetti e veleni sulla riunione del 31/1/2009

Sentenza "Grandi Rischi", la rabbia di L'Aquila: "Uccisi due volte"

L'AQUILA: THE DAY AFTER. Sgomento, rabbia, rassegnazione e tanto dolore. Sono questi i sentimenti che si registrano il "giorno dopo" tra i sopravvisuti alla tragedia del terremoto e i familiari delle 309 vittime del sisma del 9 aprile 2009. La sentenza di assoluzione per i membri della Commissione Grandi Rischi - un solo condannato: due anni di reclusione per Bernardo De Bernardinis, già vice presidente della Protezione Civile - ha, infatti, riaperto una ferita impossibile da cancellare. L'Aquila sente che non c'è stata giustizia nel suo territorio che, già prima della tragica scossa del 6 Aprile 2009, era diventato teatro di operazioni mediatiche volte a rassicurare la popolazione.

Sono tanti i commenti pubblici e privati di noti esponenti della politica aquilana. Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale, decide di affidarsi a facebook: "Perplessità e sgomento: decido di usare queste parole. 
Ma se dovessi elaborare una lista di sostantivi per definire quanto ha deciso oggi la Corte d'Appello sulla Grandi Rischi dovrei fare un grande sforzo per contenere nei limiti dell'accettabile e del civile, quanto andrebbe invece detto a gran voce. Questo Stato, di cui sono un rappresentante locale, dalla sentenza Cucchi e poi oggi è difficile da capire, ed è difficilissimo comprendere le ragioni di una giustizia verso la quale vacilla la fiducia. Le sentenze non si discutono, è vero. Ma sei assoluzioni in Appello che ribaltano quasi totalmente la condanna di primo grado a 6 anni di reclusione, sono ingiustificabili. Adesso come racconto ai miei ragazzi che nella storia del nostro paese, durante un sedicente regime democratico, lo Stato ha più volte deliberatamente preso le parti degli indifendibili, e si è assoggettato, asservito e venduto? E' difficile per me gestire la rabbia. E non oso immaginare come si sentano adesso le persone che il 6 aprile 2009 hanno perso qualcuno".

Il Partito della Rifondazione Comunista, per bocca dei segretri Goffredo Juchich e Enrico Petrillisottolinea che pur rispettando il lavoro della Magistratura e in attesa delle motivazioni della sentenza "non possiamo non ricordare come nei giorni immediatamente successivi alla riunione della commissione(31/3/09) un sentimento di generale rassicurazione si era diffuso nella popolazione".

Appunto, il "nodo", la chiave su cui si è deciso questo processo d'Appello: è cioè sul nesso di causalità tra le parole pronunciate dai membri della commissione Grabdi Rischi, chiamata dal Governo, quel fatidico giorno, per dire alla popolazione cosa stesse accadendo a L'Aquila, e quello che tragicamente si verificò una settimana dopo.

Se è vero che quella non fu una riunione ufficiale e che non vennero date false rassicurazioni alla popolazione, che i terremoti non si possono prevedere, allora resta il dubbio sul lavoro svolto dai sismologi: a cosa servono?

 

Redazione Independent