Scoperti altri 'furbetti' post-sisma. La Finanza sequestra 2,5 milioni: venti indagati

L' indagine della magistratura aquilana si e' avvalsa dell' ottimo lavoro della polizia municipale del Capoluogo. I soggetti risiedevano in indirizzi diversi rispetto ai quelli finanziati dallo Stato

Scoperti altri 'furbetti' post-sisma. La Finanza sequestra 2,5 milioni: venti indagati

INDEBITA PERCEZIONE DEI CONTRIBUTI PER ABITAZIONE PRINCIPALE: VENTI INDAGATI. Continua senza sosta l’azione di contrasto alle indebite percezioni di contributi nel settore della ricostruzione “post sisma” sul territorio aquilano: nel 2018 i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di L’Aquila hanno dato esecuzione a 20 provvedimenti di sequestro, per un valore complessivo di quasi due milioni e mezzo di euro, emessi dal GIP presso il locale Tribunale, nei confronti di altrettanti soggetti beneficiari di contributi per la ricostruzione/riparazione degli immobili danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009.

Tutte le misure cautelari eseguite sono pervenute al termine di indagini delegate dai Sostituti Procuratori della Repubblica di L’Aquila, nell’ambito delle direttive impartite dallo stesso Procuratore della Repubblica, Dott. Michele Renzo, finalizzate a riscontrare la sussistenza dei requisiti legittimanti l’accesso ai finanziamenti pubblici per la riparazione ovvero la ricostruzione degli immobili costituenti abitazione principale.

L’efficacia dell’azione svolta è anche frutto di virtuose sinergie operative con la Polizia Municipale Aquilana che hanno permesso di ottimizzare sia il patrimonio conoscitivo degli investigatori che le modalità di ricerca degli elementi indizianti.

Le indagini, avviate sulla base dei processi di analisi effettuati nei confronti dei soggetti che risultavano – all’epoca del sisma – residenti presso un indirizzo diverso rispetto a quello oggetto della richiesta, sono state sviluppate mediante la ricostruzione dei procedimenti che hanno portato alla concessione del contributo e la verifica del possesso dei requisiti dichiarati dai beneficiari.

Proprio con riferimento a tale ultimo aspetto, l’analitico esame documentale di ogni singola procedura, la verifica delle dichiarazioni rese dai richiedenti per la concessione del contributo, l’incrocio con i dati presenti nelle banche in uso al Corpo e il riscontro diretto effettuato sul territorio, hanno consentito di rilevare una situazione ben diversa da quella indicata nelle autocertificazioni presentate dagli indagati.

Gli investigatori, al termine delle articolate indagini di polizia giudiziaria, hanno infatti accertato che, nonostante i richiedenti avessero attestato di dimorare stabilmente in un immobile di proprietà, dichiarato inagibile (esito E) a seguito del terremoto del 6 aprile 2009, in realtà - all’epoca del sisma - gli immobili medesimi (tutti nel capoluogo aquilano) risultavano locati a terzi o, comunque, non adibiti ad abitazione principale e, pertanto, non integranti le condizioni per l’ottenimento del contributo.

Tali condotte, realizzando gli estremi del reato di cui all’art. 316 ter C.P. (Indebita percezione di erogazione a danno dello Stato), hanno:

  • fatto scattare anche le indagini di natura patrimoniale, condotte dalla Guardia di Finanza, tese alla ricostruzione e alla quantificazione dei beni e delle disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati;

  • portato all’esecuzione dei provvedimenti di sequestro nei confronti dei 20 responsabili dei reati, per le somme pari alle provvidenze indebitamente percepite, per un ammontare complessivo di quasi 2,5 milioni di euro.

La magistratura ha espresso plauso e soddisfazione non solo per l’efficacia dell’azione di contrasto svolta dagli investigatori ma anche per la sua portata dissuasiva nei confronti dei potenziali richiedenti privi dei necessari presupposti. L’attività repressiva posta in essere si pone anche a tutela di coloro che, pur avendone diritto, possono subire un ingiusto ritardo dalle numerose indebite richieste per la concessione dei contributi.

All’esito del sequestro, tra l’altro, alcuni indagati hanno restituito l'importo indebitamente percepito, in tal modo consentendo al Comune di recuperarlo in tempi molto rapidi e senza l'avvio di lunghe e dispendiose procedure esecutive.

Lo sforzo per il ripristino della legalità sostenuto dalle Fiamme Gialle nell’ambito della ricostruzione post-sisma continuerà con il massimo impegno anche nel corrente anno che, come noto, segna la ricorrenza del decennale del terremoto che ha colpito il territorio abruzzese.

Le operazioni di servizio concluse testimoniano ancora una volta come la Guardia di Finanza, anche tramite una costante e fattiva collaborazione con le altre Istituzioni dello Stato, assicuri un sempre più efficiente contrasto agli sprechi di denaro pubblico, che, sovente, come nei casi di specie, si riflettono sulla qualità dei beni e dei servizi offerti alla collettività.

Redazione Independent