Riflessioni sul caso Ruby

Pubblicata la sentenza che assolve Silvio Berlusconi. La nuova legge sulla concussione ha una generatrice bipartisan

PUBBLICATA LA SENTENZA SUL CASO RUBY CHE ASSOLVE BERLUSCONI
Finalmente i giudici della seconda corte d'appello di Milano,hanno pubblicato le motivazioni della discussa sentenza che il 17 luglio scorso aveva assolto Silvio Berlusconi, dal reato di prostituzione minorile, non perché non avesse consumato rapporti sessuali con Ruby Rubacuori a pagamento, ma perché non è stato provato che Berlusconi fosse a conoscenza della minore età della marocchina Karima Al Marough. L'ex cavaliere, è stato assolto anche dall'altra accusa, quella di concussione per costruzione, perché nel novembre 2012 ai tempi del governo Monti, quando il processo per concussione e prostituzione minorile a carico dell'ex cavaliere era già in corso, la legge sulla concussione è stata provvidenzialmente stravolta, grazie ai voti bipartisan di Pd e Pdl. La nuova norma ha "spacchettato" il precedente reato previsto dall'art 317 c.p. che puniva sia la condotta prescrittiva che quella induttiva, in due reati distinti: quello di concussione per costrizione e quello di concussione per induzione, rendendo quasi impossibile provare quest'ultima.

LA NUOVA LEGGE SULLA CONCUSSIONE VOTATA SIA DALLA DESTRA CHE DALLA SINISTRA. Infatti la concussione per induzione è ora prevista nell'art 319 quater c.p.. Secondo l'interpretazione della Corte di Cassazione, perché il reato sussista, è necessario che l'indotto abbia ricavato un "indebito vantaggio " dal suo comportamento accondiscendente verso il pubblico ufficiale che abbia esercitato nei suoi confronti una indebita "pressione non irresistibile", per "timore reverenziale". Nel caso Ruby Rubacuori la corte d'appello di Milano non ha ravvisato né l'ipotesi di concussione per costrizione, in quanto l'allora presidente del consiglio non costrinse con minacce il funzionario di polizia Pietro Ostuni, né l'ipotesi di concussione per induzione in quanto lo stesso Ostuni non ottenne un indebito vantaggio per aver rilasciato la marocchina, condizione necessaria perché il reato sussista.

LA NOTTE CHE RUBY VENNE FERMATA DALLA POLIZIA DI MILANO. Nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Ruby fu fermata dalla polizia di Milano perché sospettata di furto, l'allora presidente del consiglio telefonò al responsabile della questura Pietro Ostuni per far rilasciare Ruby raccontando la favola che la marocchina fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak. Berlusconi in effetti non minacciò il funzionario di polizia di Milano, ma, esercitando una indebita pressione, si limitò a chiedere che la marocchina venisse liberata e consegnata alla consigliera regionale Nicole Minetti,nonostante che il giudice del tribunale dei minori di turno di quella notte, Annamaria Fiorillo, avesse disposto che la ragazza, allora 17enne, dovesse essere accompagnata in una comunità di recupero.

IL GIUDICE MINORILE ANNAMARIA FIORILLO CHE SI E' OPPOSTA ALL'AFFIDO DI RUBY ALLA MINETTI. La sentenza dei giudici di Milano che ha assolto l'imputato Berlusconi non sorprende più di tanto. Infatti è plausibile che l'ex cavaliere potesse non sapere che la prostituta fosse minorenne. E per i motivi esposti non sorprende che sia stato assolto anche dall'altra accusa quella di concussione. Quello che sorprende è invece che quella notte, quando Karima venne affidata a Minetti che se ne liberò consegnandola a sua volta alla Conceicao, nessuno abbia commesso un abuso sanzionabile: né il funzionario di polizia Pietro Ostuni, né la poliziotta Iafrate che consapevolmente hanno disatteso le disposizioni del giudice minorile Annamaria Fiorillo. Per ironia della sorte la magistrata è stata L'unica ad aver subito delle conseguenze per la sua condotta irreprensibile. Quella notte ha saputo mantenere ferma la sua posizione resistendo alle diverse pressioni della questura milanese fatte affinché acconsentisse ad affidare Ruby alla Mnetti. Fiorillo infatti ha subito una censura dalla Cassazione per aver difeso pubblicamente il suo operato contro l'allora ministro Maroni che aveva sostenuto che il giudice avesse convalidato l'operato della polizia. C'è voluto un ricorso per far riconoscere alla Fiorillo il diritto a difendersi pubblicamente da false dichiarazioni e per ottenere l'annullamento della ingiusta censura. La vicenda conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che in Italia si assolvono i pavidi perché, come diceva Don Abbondio, "chi il coraggio non ce l'ha non se lo può dare", ma si perseguita invece chi il coraggio ce l'ha.

Clemente Manzo