“Legami alle comete, come alle code dei cavalli, trascinami, squarciandomi sulle punte delle stelle.”. Vladimir Vladimirovič Majakovskij
Piccolo commercio contro Megalò 2
Confartigianato Abruzzo: "Sul centro commerciale Mirò serve ancora una
riflessione"*
"Il progetto Mirò o Megalò 2 che dir si voglia è dannoso e inopportuno per
le sue conseguenze ambientali urbanistiche e anche per le ripercussioni sul
tessuto commerciale sul territorio della Val Pescara" lo ribadisce il
presidente Confartigianato Abruzzo, Giancarlo Di Blasio, che chiede sul
tema "una riflessione complessiva ora che è previsto un ampliamento con
addirittura il raddoppio del centro commerciale". C'è la necessità di
rivalutare le scelte anche sulla base dei cambiamenti sociali ed economici
che si sono succeduti nel corso del tempo ed è un obbligo dal quale non è
più possibile sottrarsi "Quando si accede al Megalò, si vedono degli
ingressi sbarrati da paratie idrauliche. È' evidente che negli anni è stato
costruito un centro commerciale dentro le anse fluviali del fiume Pescara.
Dal mio punto di vista, un caso emblematico di sfruttamento del suolo.
Qualche anno fa si pronunciò il genio civile con un’ordinanza che
constatava l’elevato rischio idraulico dell’area. Si continua ad
autorizzare la costruzione di mega centri commerciali in una regione che
vantaggi la più alta densità a livello nazionale insieme al Piemonte. (434
m quadri ogni 1000 abitanti, secondo lo studio Reag-Real estate advisory
Group). La proliferazione degli ipermercati a cui si sono aggiunti la
logistica e il commercio online, ha portato ad una desertificazione
commerciale dei piccoli centri ma anche delle medie città". Ed è l'aspetto
che sottolinea anche Fabio Di Venanzio, titolare di una storia attività
commerciale a Scafa nella Val Pescara, giunta alla terza generazione, una
“bottega” con quasi 100 anni di presenza sul territorio. "Gli ultimi report
parlano di un’emorragia di attività di commercio al dettaglio con sede
fissa di circa il 28% in 10 anni. - rileva Di Venanzio - Gli istituti di
ricerca ci dicono che per ogni nuovo occupato nella logistica, nel
commercio online e nei centri commerciali ne spariscono quattro o cinque
nei negozi di dettaglio. Dati che meritano una riflessione pubblica e un
grido d’allarme anche per la classe politica. Per i piccoli negozi la
situazione è ancora più complessa poiché molti commercianti di quartiere si
trovano schiacciati dalla necessità di competere con la grande
distribuzione sempre aperta. - afferma infine Di Venanzio - Stiamo
parlando di piccoli imprenditori e nel corso di anni a volte decenni hanno
garantito una presenza stabile nei centri urbani, offrendo servizi anche di
valenza sociale oltreché commerciale, investendo sull’assunzione di
personale stabile e spesso acquistando gli immobili delle loro attività
oppure contribuendo alla locazione stabile con contratti di affitto che
vanno avanti regolarmente da molti anni".