Panino al prosciutto

Una storia di ordinaria diversità: salumiere, silenzioso, omosessuale e fidanzato con un contadino senza rossetto

Panino al prosciutto

UNA MATTINA TROPPO "DIVERSA" - Sei del mattino. Il camion pieno di prosciutti é appena arrivato. Il trasportatore mingherlino va di fretta. Lo aiuto a scaricare i prosciutti nel mio magazzino, controllo la bolla di consegna, firmo, e parte la mia giornata. Sono un salumiere e peso un quintale. Vivo tra affettatrici, guanciale, coltelleria professionale, mortadella e tanto, tanto salame. Le signore vengono a fare la spesa da me con molto piacere, forse perché sono diverso da tanti miei colleghi: io non mi chiedo mai se la cliente lo preferisca a fette o intero, il salame.  E poi non porto la fede, con buona pace delle amiche di mia madre che spesso mi chiedono: «si tant' nu' brav' uaglion'! Pecché nin' ti spus'» (traduzione: «sei un ragazzo così bravo! Perché non ti sposi?»). Ironicamente rispondo: «A me piace la pancetta (anzi la “panzetta”)».

IL MIO FIDANZATO? E' UN CONTADINO - Il mio fidanzato dice che dovrei essere meno silenzioso. Sì, avete capito bene, non fate quella faccia. Sono gay e felicemente accoppiato con un contadino moderno che: butta becchime alle galline, prepara il mangime per i connigli, pulisce le stie dei conigli dagli escrementi, butta il fieno ai cavalli e alle vacche la biada. Poi, zappa, semina e pianta patate, insalata, fave, fagioli, zucche, cavoli e zucchine. Forse molti di voi saranno sorpresi e la ragione di questo a me non sfugge. Pensate alla parola “gay” e fate caso a quali sono le prime immagini che la vostra mente associa a questa parola. Fatto? Con ogni probabilità le prime immagini che vi sono venute in mente saranno state travestiti stra-truccati con boa e paillettes avvolti in improbabili vestiti da sera, ragazzini efebici ed effeminati all’ultima moda, maschioni unti e seminudi in slip e culottes che si strusciano tra loro e mi fermo qui per non sconfinare nel porno che qualcuno di voi avrà certamente pensato.

MAI UN ROSSETTO, SOLO BOLLETTE DA PAGARE - Il mio fidanzato ed io, invece, non abbiamo mai messo il rossetto e una trousse di trucchi non sappiamo neanche come sia fatta. Noi abbiamo le bollette da pagare, la fila alle poste,le feste comandate, le riparazioni della macchina o del trattore (che spesso mi adatto a fare io), i pranzi domenicali dai genitori e, soprattutto l'amore familiare. Quale famiglia? La nostra: io e lui. Cosa mi rende silenzioso? Il pensiero di chi dice «i froci? Che schifo!», non perché siano offesivi (se ci offendessimo ancora per la parola frocio, staremmo indietro ancora anni luce), ma perché, per quanto mi sforzi, non riesco a capire che cosa gliene viene a lui se due uomini fanno sesso, o meglio ancora l’amore. Anzi più ci penso e più mi convinco che nell’esatto momento in cui pronuncia quella frase, quella persona lì si sta figurando proprio l’atto completo: la scopata! E nessuno mi toglie dalla testa che, se ha quell’immagine cosi chiara e dettagliata in mente, una certa curiosità e un sottile desiderio di base c’è. 

TI MANDO ALL'OSPEDALE CON UN PACS - Nel frattempo mentre i nostri politici chiacchierano di diritto al matrimonio per gli omosessuali e Pacs (questa enorme presa per i fondelli sul piano dei diritti), capita che un ragazzino disoccupato, perdigiorno, scalmanato, appartenente alla fazione «i froci? Che schifo» aggredisca a calci e pugni un normalissimo gay. Certo se capitasse a me uno di questi episodi vi lascio col dubbio di immaginare chi, per legittima difesa, potrebbe spedire l'altro in ospedale.  E quello che ho scritto sicuramente non cambierà domattina una realtà fatta di pregiudizi e stereotipi; spero almeno sia un piccolo contributo a stemperare l'odio tra fazioni che non si conoscono affatto.  Però la prossima volta che andate dal vostro salumiere di fiducia o dal fruttivendolo, fate caso se porta la fede. Magari è un normalissimo gay con un normalissimo lavoro. Vi saluto con la consapevolezza e la felicità che la mia sveglia domattina tornerà a suonare alla cinque in punto. 

E vi saluta anche il mio "lui”.

 


El Gallego