Omaggio a Lamberto De Carolis all'Aurum di Pescara

Una tavola rotonda e un reading per presentare la riedizione dopo 50 anni di “Risate e Suspire” per Tabula Fati

Omaggio a Lamberto De Carolis all'Aurum di Pescara

Una serata di “Risate e Suspire”, come omaggio a Lamberto De Carolis in occasione della riedizione della sua opera lirica, per i tipi di Tabula fati, a 50 anni dalla sua prima uscita. Un appuntamento prestigioso, organizzato per lunedì 13 dicembre con inizio alle 16,30, nel fantastico ambiente dell’Aurum, in Largo Gardone Riviera a Pescara. L’evento è incastonato nella suggestiva iniziativa promossa da Marchesi de’ Cordano- Cantina e Vigneti- per la ricorrenza dei 20 anni di attività. Dopo i saluti del Sindaco di Pescara Carlo Masci, di Marco Solfanelli - Direttore Editoriale della Tabula fati - e di Guido De Carolis, nipote dell’autore e giornalista del Corriere della Sera, la tavola rotonda sul tema: “La modernità tematica e la particolarità stilistica della poesia dialettale di Lamberto De Carolis” entrerà nel vivo con gli interventi di Ezio Sciarra - Emerito Professore Ordinario dell’Università “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara. Antimo Amore - Giornalista Rai - che saranno moderati da Paolo De Carolis.
Nel corso dell’incontro Marina Di Carluccio, Santa Mastrangelo, Diego De Carolis e Gino Di Bonaventura declameranno alcune poesie. Saranno proposti anche contributi audiovideo di alcune canzoni del folclore abruzzese i cui testi sono
opera dell’estro creativo di Lamberto De Carolis.
La pubblicazione di “Risate e Suspire”, nel lontano ottobre dei primi anni Settanta è, per la poesia dialettale abruzzese, un vero e proprio evento epocale. Il suo autore, Lamberto De Carolis, poeta, storico e giornalista, molto attivo nella comunità
culturale del Novecento abruzzese, infatti, regala alla lirica regionale un lavoro ricco di novità e qualità: a cominciare da quella strutturale per finire a quella relativa al contenuto. Sulla scorta dell’esperienza carducciana di Levia Gravia, l’autore
dell’Abruzzo teramano fa dono ai suoi lettori, per i tipi dell’Arte della Stampa di Pescara (si riporta fedelmente dalla terza di copertina: Finito di stampare il 30 ottobre 1972, nello stabilimento Tipografico ARTE DELLA STAMPA PESCARA, Via G.
D’Annunzio, 151, tel. 22666…) di un centinaio di liriche, con una netta predominanza del sonetto, delicatamente usato e adattato, che si fanno apprezzare per il garbo e l’eleganza della forma. Non si tratta di un’opera di maniera ma di un lavoro
godibile in ogni suo aspetto. Risate e Suspire presenta, infatti, i due aspetti antitetici, se non complementari, dell’essenza stessa del vivere quotidiano: riso e pianto, gioie e dolori che, in queste pagine, trovano una dimensione alta, come solo la poesia sa raggiungere. E che la raccolta poetica, appena pubblicata abbia incantato pubblico e critica lo si capisce dai commenti ricevuti in quel tempo. Per tanti, il valore letterario dell’opera di Lamberto De Carolis è da collocare nell’élite dei grandi della poesia dialettale che, nel melodioso “Ta-pù” di Modesto Della Porta, trova il vertice supremo. “De Carolis è troppo noto per presentarlo. È un abruzzese, anzi un teramano schietto, di quelli che conoscono profondamente l’animo abruzzese, semplice ma appunto per questo ricco di sfumature che solo i poeti sanno cogliere”, scrive l’8 luglio del 1971 un critico letterario del quotidiano “Il Tempo”. A fargli eco è un redattore del “Il Messaggero”, il 7 ottobre 1971: “La poesia di De Carolis è viva, incisiva, limpida, quasi trasparente nella sua impostazione metrica”. E di lui, il noto scrittore lancianese, Giuseppe Rosato, il 14 agosto 1970, aveva detto: “… De Carolis è fine e gustoso poeta dialettale”. Ma parole, ancora più lusinghiere gli arrivano dal grandissimo narratore, Mario Pomilio da Orsogna, autore, tra l’altro, di “Quinto Evangelio” che, nell’agosto del 1969, rivela: “Lo stimolo me l’ha offerto Lamberto De Carolis, questa specie di miniera di memorie abruzzesi”. A darne, però, un preciso ritratto è il compianto Luigi (Giggino per lui) Braccili: “La poesia dialettale di Lamberto De Carolis è facilmente catalogabile nel novero di quella che si usa chiamare «poesia bozzettistica», lontana dal lirismo stucchevole, dalla
retorica opprimente, dai luoghi comuni stantii e, soprattutto, dal cliché standard di una poesia grigia e monotona. La sua è a volte satira pungente, ma assomiglia molto ad un’acquaforte o meglio alla tecnica artistica dell’acquaforte. L’artista incide la
lastra con il piglio dello scultore”. Questo, allora, oggi l’opera, così tanto celebrata, si arricchisce di tutte le poesie
inedite che, con meticolosa perizia filologica, sono state trovate, analizzate, classificate e inserite in una struttura collaudatissima, rimasta del tutto inalterata, ivi compresi il capolavoro demologico compiuto da Lamberto De Carolis con il
ritrovamento e la pubblicazione del celeberrimo Verbum Caro dell’Arciprete di Arsita, don Antonio Basilicati databile 1876 e di un canto finale “Serenata campagnola”, dal “Corteo Nuziale” messo in scena dal Coro di Bisenti nel 1968, e tratto del felicissimo studio folklorico sul “Matrimonio negli antichi usi e costumi”, musicato dal Maestro Antonio Di Jorio.