Nessuno vuole la monnezza

Dopo Chieti anche Lanciano è in allarme per i rifiuti di Pescara. Il silenzio di Testa e Di Giuseppantonio

Nessuno vuole la monnezza

 LA QUESTIONE RIFIUTI - I soliti casini. La questione rifiuti continua a tenere banco in provincia di Chieti. Ora i problemi arrivano addirittura da Pescara. Le liste civiche "Progetto Lanciano" e "Rinnoviamo Lanciano" esprimono infatti "grande preoccupazione" rispetto alle conseguenze della prossima chiusura della discarica di Colle Cese, che accoglie la spazzatura del pescarese. Preoccupazione perché "poco o nulla si sta facendo a livello regionale per evitare che si arrivi a una vera e propria emergenza rifiuti nella nostra regione. Dove andrà a finire il pattume pescarese?", si chiedono "Progetto Lanciano" e "Rinnoviamo Lanciano". "Quale discarica dovrà aprire le proprie porte all’arrivo di rifiuti extraconsortili? Il timore forte, dopo il rifiuto del Comune di Chieti all’utilizzo della discarica di Casoni, è che qualcuno pensi ancora una volta alla discarica di Cerratina. Queste sono infatti le voci che circolano in ambito regionale". E' verissimo: Lanciano è una delle "papabili". Si fa sentire anche il leader di "Progetto Lanciano", cioè il vicesindaco Pino Valente, che pretende "trasparenza" e chiede agli organi competenti chiarezza sulla destinazione dei rifiuti pescaresi: “Non può ancora una volta essere Lanciano ad accollarsi l’onere di togliere le castagne dal fuoco a una classe politica regionale che conosceva bene la situazione di precollasso del sistema di stoccaggio dei rifiuti abruzzesi ma che nulla ha fatto per evitare che si arrivasse alla situazione odierna”. Aggiunge Valente: “Come è ben noto a tutti, la stessa discarica di Cerratina è ormai in via di esaurimento e quindi le capacità residue dovranno obbligatoriamente essere utilizzate solo per il conferimento dei rifiuti del territorio. Altre ipotesi non verranno prese minimamente in considerazione e vedranno una sollevazione popolare da parte di una cittadinanza stanca di vedere trasformato il proprio territorio nella discarica d’Abruzzo. Ed è bene - conclude il vicesindaco di Lanciano - che anche i vertici di Ecolan Spa prendano posizione su questa scottante vicenda”.

LANCIANO TEME LA "MONNEZZA" - Queste dichiarazioni venivano rilasciate nelle scorse settimane, prima di un incontro tra l'assessore regionale Mauro Di Dalmazio e i rappresentanti dei Comuni di Pescara e Chieti, che possiamo riassumere in un solo modo: bla bla bla. Certo, Lanciano è il centro che ha più motivo di temere per la sorte della "monnezza" pescarese, ma non finisce qui. Camillo D'Amico, capogruppo del Pd al consiglio provinciale di Chieti, ha scritto al presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, al presidente del Consiglio Provinciale, Enrico Rispoli, e al presidente della commissione consiliare Ambiente, Carla Di Biase, per sollecitare un intervento concreto: "Da giorni ormai - dice D'Amico - si sta sviluppando un'accalorata discussione sull’emergenza dei rifiuti che incombe in provincia di Pescara che vede coinvolto il territorio teatino perché, stando a quando si apprende dai media, dovrebbe ospitare quelli ivi prodotti nella discarica di contrada Casoni presso il comune di Chieti. Al di là della personale posizione di ognuno di noi quello che avverto e dispiace è l’ennesima emergenza che vede coinvolta la nostra regione, che non è così densamente popolosa ma non riesce a darsi una programmazione in un campo così delicato come quello dei rifiuti. Esistono i piani provinciali dei rifiuti abbastanza attuali e coerenti tra loro, c’è l’assessorato regionale che potrebbe avere una regìa nel saper mettere sapientemente a sistema le varie discariche cercando anche di emancipare le potenzialità virtuose di ogni sito, a questo si somma una sempre più consapevole e diffusa cultura tra i cittadini relativa alla raccolta differenziata che dovrebbe ridurre ai minimi termini le quantità di rifiuto da smaltire in discarica e che, con tutti i doverosi accorgimenti del caso, potrebbe avere una valorizzazione energetica ma non avviene nulla di tutto questo, lasciando ogni cosa al caso".

IL SILENZIO ASSORDANTE - In tutta questa "generale confusione", denuncia l'esponente Democratico, c'è stato sinora il "silenzio assordante" delle province di Chieti e Pescara; un silenzio "nient'affatto tollerabile sia perché le funzioni istituzionali di programmazione e pianificazione di area vasta non ci sono ancora state sottratte, nonostante i reiterati tentativi cui le province sono sottoposte in un clima di vergognoso assedio, che per esercitare un utile e necessaria operazione di “filtro” tra le diverse esigenze territoriali e recuperare un ruolo di guida e sintesi verso la regione che non sta affatto brillando in questa come altre vicende. Le province di Chieti e Pescara - afferma D'Amico - sono contigue ed omogenee per vicinanza territoriale e notevoli interessi comuni, gli stessi presidenti Di Giuseppantonio e Testa spesso sono soliti rimarcare quest’aspetto con pubbliche uscite unitarie, nell’ambito delle proposte che emergono per la necessaria riforma degli enti non s’esclude una possibile futura fusione in ragione di quanto suddetto e del numero di abitanti complessivo ne verrebbe fuori". Per queste ragioni, D'Amico chiede una riunione della commissione consiliare Urbanistica, Ambiente e Territorio per una prima disamina della situazione di emergenza si è generata, e un consiglio straordinario per la disamina del nostro vigente piano provinciale dei rifiuti alfine di verificarne la coerenza con l’attuale situazione complessiva presente nel territorio. D'Amico inoltre invita Di Giuseppantonio a riferire, nella seduta del 13 marzo, "sullo stato delle cose e come intende valorizzare il ruolo della provincia di Chieti in questa delicata e complessa situazione si è generata con quella di Pescara". Bla bla bla.

Giuseppe Marfisi