L'inchiesta La City e la "leggerezza" in buona fede del poliziotto più famoso d'Abruzzo

L'ispettore Giancarlo Pavone della Squadra Mobile di Pescara finisce al centro della bufera per un post Facebook. Secondo noi è stata una leggerezza clamorosa

L'inchiesta La City e la "leggerezza" in buona fede del poliziotto più famoso d'Abruzzo

INCHIESTA LA CITY E LA LEGGEREZZA IN BUONA FEDE DEL POLIZIOTTO PIU FAMOSO D'ABRUZZO. Siamo stati una volta a pranzo molti anni fa, ai tempi dell'inchiesta Housework quella che vedeva indagato il governatore della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso poi completamente assolto in due gradi di giudizio, col poliziotto più famoso d'Abruzzo, quel Giancarlo Pavone della Squadra Mobile di Pescara recentemente finito al centro della bufera per un post facebook. A Pavone, all'epoca, confidammo la difficile situazione personale in cui ci eravamo trovati e lui, molto umanamente, ci disse - a noi che non eravamo niente e nessuno - parole di conforto che non stiamo qui a riportare ma che ci fecero stare bene. Fatta questa premessa forse inutile per chi legge ma per noi molto importante e ribadendo, per l'ennesima volta, che il progetto di realizzazione del mega complesso "La City" da quasi 42 milioni di euro (la cifra è esatta?) nell'era delle macroregioni adriatiche, e non, a noi sembra francamente più che inutile, quantomeno illogico viste le priorità che si dovrebbero dare ad altri campi di agire, come il lavoro e la casa, ed a questo punto ci andrebbe bene anche uno stanziamente pari e uguale per interventi nei campri citati precedentemente visto che la nuova sede della Regione Abruzzo si farà. Insomma, quello che vogliamo dire è che il poliziotto Pavone ha commesso un grave errore, che una persona della sua esperienza non doveva commettere. La leggerezza del poliziotto, in quella circostanza cittadino, è notoria. Cioè un commento sulla bacheca di Domenico Pettinari che è un avversario politico acerrimissimo dell'attuale maggioranza che decide l'impiego e l'uso del denaro dei cittadini abruzzesi. Mentre riflettevamo sulla questione infatti ci è venuto in mente il presidente del collegio giudicante in Corte d'Assise a Chieti, Geremia Spiniello, ricusato dai legali dell'ex Montedison per un'intervista televisiva ritenuta "troppo schierata" sui veleni di Bussi. Ecco, in quel caso le conseguenze di quell'intervista rilasciata al quotidiano "Il Centro" crediamo, ma possiamo sempre sbagliarci, furono letali perchè portarono ad una sentenza praticamente assolutoria degli imputati e che ha lasciato spazio all'indignazione dei cittadini abruzzesi oltre che ai ricorsi in appello della Procura. Forse se il giudice Spiniello fosse rimasto al suo posto quel verdetto avrebbe avuto un altro esito ma non non siamo dei veggenti e facciamo solamente delle ipotesi partendo dalla dichiarazione nella quale aveva spiegato che "la Corte avrebbe reso giustizia al territorio" . Ecco. Il nostro punto di vista non vuole assolutamente accusare nessuno perchè, lo ribadiamo a scanso di equivoci che la procedura e l'iter de La City parte da lontano e non possiamo conoscerne gli eventuali errori burocratici e se ci siano stati, ne' entra nel merito delle indagini, sui perchè e sui per come devono essere svolte. Ribadiamo solamente il concetto che chi opera nell'interesse dei cittadini deve restare sempre al di sopra di ogni sospetto o partigianeria. Giornalisti, poliziotti e politici, in egual misura. Tutto qua. 

Redazione Independent