L'Aquila deserto d'Italia

Cialente urla dal Capoluogo: «Aiutateci. Se ne stanno andando via tutti» Oltre 4mila cambi di residenza nel 2013

L'Aquila deserto d'Italia

L'AQUILA IL DESERTO D'ITALIA. Purtroppo ci siamo occupati di questo problema già diverse volte ma non sembra sufficientemente chiato a tutti che il rischio più grave che corre il Capoluogo d'Abruzzo è quello di diventare un deserto o meglio una città fantasma. La causa che spinge ogni mese centinaia di cittadini aquilani ad abbandonare il luogo in cui si era nati e decisio di vivere la propria vita sta naturalmente nella mancata ricostruzione del territorio, distrutto dal devastante terremoto del 6 aprile del 2009. Quella notte oltre a migliaia di miliardi di danni, oltre 309 vittime, ha completamente distrutto il tessuto sociale e reso quei luoghi meravigliosi, quel fantastico patrimonio storico e artistico di cui era ricchissima L'Aquila, un posto assolutamente invivibile. Dall'inizio del 2013, infatti, quasi 4mila cittadini residenti nei comuni del cratere hanno deciso di cambiare residenza perchè stanchi di apettare qualcosa che probabilmente non arriverà forse mai.

L'ENNESIMA LETTERA DI CIALENTE. Il sindaco di L'Aquila Massimo Cialente ha certamente delle responsabilità per tutto quello che sta avvenendo ma è anche uno dei pochi che si sta battendo, con le unghia e con i denti, contro quel muro di gomma della politica nazionale che, ad essere buoni, non ha compreso il dramma di L'Aquila. Per l'ennesima volta ha scritto al Presidente del Senato Sen. Pietro Grasso ed al Presidente della Camera On. Laura Boldrini per chiedere ancora denaro e rammentare la desertificazione in corso nel capoluogo. Di seguito il testo completo:

"Gentilissimi Presidenti,
sono giorni difficilissimi, se non disperati, per il futuro della città dell'Aquila.
La mancanza di risorse per la ricostruzione allontana i tempi del recupero del centro storico dell'Aquila, delle sue frazioni, dei borghi del cratere.
I cittadini residenti prima del sisma in uno dei pochi centri storici abitati in Italia, prendendo atto che per rientrare nella loro abitazioni ci vorranno anni ed anni, sulla base di una discutibile previsione normativa, stanno vendendo allo Stato i propri appartamenti per acquistarne in altre città.
E' una emorragia di aquilani dettata dalla disperazione e dalla mancanza di fiducia nello Stato, ma, soprattutto, si è innestato un processo che lascerà il centro storico dell'Aquila non ricostruito, una nuova Pompei, una responsabilità storica che né io, né la mia amministrazione intende assumersi, né tanto meno condividere arrivando anche ad estreme conseguenze.
Parlando con esponenti del Governo e funzionari dei Ministeri, viene continuamente ribadito che per il sisma dell'Aquila, e della città territorio, si è speso anche troppo e che avremmo bruciato grandi risorse.
Purtroppo questo è il messaggio fatto passare nel Paese.
Ciò ci ha isolati e ci ha fatto perdere ogni solidarietà; ci ha reso ancora più soli nel nostro dramma.
A nome delle aquilane e degli aquilani, poiché il Parlamento è in possesso della relazione della Protezione Civile riguardo alla gestione dell'emergenza, dei rapporti semestrali del Commissario Straordinario per la Ricostruzione, nonché di tutte le rendicontazioni delle somme spese dai singoli Comuni del cratere sismico.
Chiedo alle Signorie Vostre di incaricare la Commissione Parlamentare che riterranno opportuna, per raccogliere, una volta per tutte, i dati su quanto speso a L'Aquila, da chi, e come, in un'operazione verità che si deve non solo al Paese, ma, a questo punto, anche a noi aquilani.
Certo di trovare la Vostra comprensione e la condivisione della necessità di questa operazione di trasparenza, porgo i più distinti saluti".



Redazione Independent