Kim Jong Un e l'Equilibrio del Terrore

In fondo il giovane leader Nordcoreano si è comportato come gli antichi romani secondo cui "si vis pacem para bellum". L'analisi di Clemente Manzo

Kim Jong Un e l'Equilibrio del Terrore

KIM JONG UN  E L'EQUILIBRIO DEL TERRORE. La propaganda occidentale considera il dittatore Kim Jong Un più o meno come un pazzo furioso, ma se analizziamo i fatti non possiamo non considerare che la sua condotta è assolutamente razionale e logica: in fondo il giovane leader Nordcoreano si è comportato come gli antichi romani secondo cui "si vis pacem para bellum". La deterrenza nucleare, di cui Pyongyang si è munita, è l'applicazione di un principio di strategia militare elaborata, come è noto, ai tempi della guerra fredda tra Stati Uniti e l'ex Unione Sovietica che paradossalmente ha assicurato la pace tra le due superpotenze evitando la distruzione reciproca. Secondo Eric Ballhaus della Libera Università di Berlino esperto di questioni coreane, Kim Yong è tutto tranne che irrazionale perché le testate nucleari montate su missili intercontinentali sono un potente mezzo di dissuasione dal pericolo di aggressione da parte degli americani e della Corea del Sud che dagli anni 50 non hanno mai smesso di rappresentare un serio pericolo per il nord del paese.. L'ansia del leader nordcoreano di volersi dotare di un armamento atomico si spiega però anche con il suo bisogno di tenere unito il fronte interno e con il desiderio di svincolarsi dal protettorato cinese ed assurgere ad un ruolo di media potenza regionale. Kim Jong Un, essendo in grado di colpire gli alleati USA del Pacifico,e persino la base militare a stelle e strisce nell'isola di Guam, consegue diversi obiettivi: in primo luogo quello della sopravvivenza sua e quella della struttura di potere che lo sostiene, la riduzione al silenzio delle opposizioni interne, la fine del rapporto di subalternità con la Cina, anch'essa contraria alla politica di armamento nucleare di Kim, acquisire un potere contrattuale notevole nei confronti della Corea del Sud in vista di una possibile riunificazione del paese, del potente Giappone e delle altre potenze che gravitano in quell'area del Pacifico e perché no quello di mostrare al mondo intero l'impotenza del nemico Trump che un giorno sì e l'altro pure minaccia con parole di fuoco la Corea del Nord pur sapendo (si spera) che la Corea del Nord, la new entry nel club dei 9 paesi armati di bombe termonucleari, è in grado di scatenare in caso di attacco una reazione dalle conseguenze imprevedibili. Lo stesso Putin ha messo in guardia il capo della Casa Bianca dicendo che nuove sanzioni contro la Corea del Nord sarebbero "futili e inefficaci", non solo, ma anche che un conflitto con Pyongyang "potrebbe portare ad una catastrofe globale".

Clemente Manzo