In vigore il nuovo codice della strada. Ecco cosa cambia

Pene più severe per guida in stato di ebrezza, uso del cellulare, eccesso di velocità

In vigore il nuovo codice della strada. Ecco cosa cambia

In vigore da ieri, 14 dicembre, il nuovo Codice della Strada, approvato a novembre, che introduce significative modifiche alle normative esistenti in materia di sicurezza stradale. Tra le novità più rilevanti ci sono sanzioni più severe per guida in stato di ebbrezza, uso del cellulare, eccesso di velocità, monopattini elettrici e per i neopatentati.

Guida in stato di ebbrezza
Sulla guida in stato di ebbrezza i limiti di base restano gli stessi che erano già previsti: chi viene trovato alla guida con un tasso alcolemico superiore a 0,5 grammi di alcol per litro di sangue viene punito con una multa da 543 a 2.170 euro (più la sospensione della patente da tre a sei mesi); con un tasso alcolemico tra 0,8 e 1,5 la multa va da 800 a 3.200 euro, più l’arresto fino a sei mesi (in questo caso la sospensione della patente va da sei mesi a un anno); oltre 1,5 grammi per litro la multa va da 1.500 a 6.000 euro, più l’arresto da sei mesi a un anno (a cui si aggiunge la sospensione della patente da uno a due anni).

Con le nuove regole, a chi viene condannato per un tasso alcolemico rilevato superiore a 0,8 grammi per litro viene scritto sulla patente un codice che indica il divieto totale di assumere alcol prima di guidare (quindi non vale più la soglia dello 0,5), oppure l’obbligo di guidare un veicolo dotato di “alcolock”, un dispositivo che rileva il tasso alcolemico del conducente e che impedisce di partire se è maggiore di zero. L’obbligo dura due anni, o tre se il tasso alcolemico rilevato era superiore a 1,5. Se durante questo periodo la stessa persona viene di nuovo trovata positiva all’alcol test, le sanzioni e le pene per ogni nuova violazione sono aumentate di un terzo.

Cellulare alla guida
Sono diventate più severe anche le sanzioni per chi usa cellulari o apparecchi elettronici mentre guida. Le multe ora vanno da 250 a 1.000 euro (finora erano tra i 165 e i 660), più la sospensione della patente da 15 a 60 giorni, da stabilire in base a quanti punti sulla patente ha la persona multata (finora c’era la sospensione della patente solo per chi aveva già commesso violazioni simili nei due anni precedenti). Sia la sanzione che la durata della sospensione sono aumentate nel caso in cui una persona già sanzionata dovesse commettere la stessa infrazione nei due anni successivi.

La norma più controversa, sull’uso di sostanze stupefacenti
Con la riforma del codice della strada basterà un test positivo all’uso di sostanze stupefacenti per sospendere la patente di una persona: questo significa che potrà subire la sospensione anche chi non ha guidato in stato di alterazione, ma magari ha fatto uso di sostanze stupefacenti nei giorni o nelle settimane precedenti. Il THC, il componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana, può rimanere nell’organismo in concentrazioni molto basse e comunque rilevabili per diverso tempo: dipende dalla dose assunta, dalla frequenza d’uso e dal metabolismo individuale. Nella saliva può essere rilevato fino a tre giorni dopo l’ultima assunzione, nel sangue fino a tre settimane, nell’urina fino a un mese, nel capello fino a tre mesi.

Prima della riforma la sospensione della patente era prevista solo per chi veniva trovato alla guida «in stato di alterazione psico-fisica»: in questo modo veniva preservato il principio per cui in Italia non è reato fare uso di sostanze stupefacenti, e veniva quindi punito solo il fatto di aver guidato in stato di alterazione. Diverse associazioni e movimenti antiproibizionisti stanno contestando duramente questa norma, ritenendola solo un modo per portare avanti politiche repressive nei confronti di chi fa uso di sostanze stupefacenti. La scorsa settimana il ministro Salvini ha annunciato che sta lavorando a un modo per evitare almeno che venga punito chi fa uso di cannabis a scopi terapeutici. Chi segue questi temi sostiene che sia molto probabile che con le prime sanzioni arriveranno anche diversi ricorsi, per capire se la norma sia in contrasto con la Costituzione.

L’obbligo del casco sui monopattini elettrici
Un’altra norma prevista dalla riforma e molto discussa nelle ultime settimane è quella che introduce l’obbligo del casco per chi guida i monopattini elettrici: è contestata soprattutto dalle aziende che offrono servizi di sharing dei monopattini, per cui adeguarsi a questa regola sarà molto complicato, oltre che costoso. Finora non è stato trovato un modo sicuro per agganciare i caschi ai mezzi e c’è il rischio che vengano rubati con una certa frequenza: era già successo a Firenze, dove l’obbligo era stato introdotto dal comune nel 2023. Tutte le ordinanze però erano state bocciate dalla giustizia amministrativa dopo i ricorsi delle aziende di sharing.

Non è ancora chiaro cosa accadrà a livello nazionale col nuovo codice della strada: le aziende di sharing dicono che potrebbero decidere di interrompere i propri servizi in Italia. Oltre al casco i monopattini dovranno avere una targa e un’assicurazione Rc, di responsabilità civile, una polizza che copre i danni a cose o a persone (escluso il conducente responsabile) eventualmente causati dal veicolo stesso.