Il Bombarolo è "affetto da disturbo delirante cronico"

Depositate le motivazioni della sentenza che ha condannato a 5 anni di reclusione Roberto Di Santo autore degli attentati incendiari nell'area metropolitana

Il Bombarolo è "affetto da disturbo delirante cronico"

IL BOMBAROLO DI ROCCAMONTEPIANO AFFETTO DA DISTURBO PARANOIDE. Roberto Di Santo, 58 anni, detto il Bombarolo di Roccamontepiano, condannato alla pena di cinque anni per gli attentati incendiari compiuti nelle due settimane in cui terrorizzò l'area metropolitana nella sfida alle istituzioni, secondo il perito nominato dal tribunale di Pescara aveva "al momento del fatto, capacità di intendere e volere grandemente scemata" che, tuttavia, gli fa conservare "la capacità di filtrare il comportamento".

"SOCIALMENTE PERICOLOSO". Sempre nella perizia, decisiva ai fini del verdetto e che spiega le azioni incendiarie come un tentativo per attirare l'attenzione su di sè e la sua famiglia, si legge che il Di Santo "si rende conto di recare offesa ad altri ma, essendo per lui tale atto un atto di liberazione, coerente nella logica del suo delirio e scasamente filtrato dalla coscienza critica, egli evita di scegliere altra soluzione o comportamento". Tale disturbo paranoide, di cui è risultato affetto, è provocato da una malattia psichiatrica "particolarmente resistente anche alle terapie farmacologiche", mentre "solo una terapia combinata che possa associare alla psifarmacologia percorsi riabilitativi può sperare di ottenere un contenimento dei comportamenti che derivano dal delirio. Pertanto - conclude il perito - il periziando è da ritenersi persona socialmente pericolosa in senso psichiattico". 

Di Santo sconterà 5 anni in una casa psichiatrica e sei mesi in una casa di cura dove attualmente si trova. 

L'ORDIGNO ARTIGIANALE. La prima azione clamorosa è stato l'ordigno, messo nella taverna dell'abitazione dellla sorella, che poi venne fatto brillare dagli artificieri . Dopo il ritrovamento del fantomatico videomessaggio (GUARDA IL VIDEO) Roberto Di Santo fece bruciare un'auto di fronte al tribunale di Chieti. Infine, l'ultimo atto prima dell'arresto: l'incendio nell'ex casa famiglia a Chieti Scalo che per fortuna era disabitata.


L'avvocato Alessandro Dioguardi, che aveva chiesto l'assoluzione per l'impiantista di Roccamontepiano, non ha ancora deciso se appellare il verdetto: "Ho ricevuto gli atti soltanto oggi. Ma ritengo che qualcosa debba essere fatto soprattutto in tema di sequestri eseguito nei confronti del mio assistito".

 

Redazione Independent