I silenzi della Cartiera

Ex Burgo. Un declino iniziato nel 2006: incontri, trattative, soluzioni e, infine, la demolizione. Ed il progetto In.Te?

LA VICENDA DELLA CARTIERA BURGO. La vicenda "Burgo", che ha causato la perdita del posto di lavoro di migliaia di lavoratori, può essere considerata il simbolo della crisi economica e di identità che attanaglia la Città di Chieti ed in particolare la sua area industriale "scalina". A tal proposito, si sente sempre parlare di possibili soluzioni per riqualificare l'area di via Piaggio, a Chieti Scalo, dove fino a poco tempo fa sorgeva l'impianto industriale della cartiera teatina e sopratutto di piani e progetti per riassumere gli ex dipendenti che, a tutt'oggi, restano solo "lettera morta". L'ultima idea in fatto di reidustrializzazione del sito è stata l'Accordo di Programma Quadro "IN.TE" (Innovazione Tecnologica).

L'ACCORDO IN.TE. Questo accordo è stato sottoscritto il 1 ottobre 2009 dagli enti Enti Pubblici interessati (Regione Abruzzo, Provincia e Comune di Chieti, Consorzio ASI e Patto territoriale Chietino - Ortonese) ,oltre che dall'Associazione Industriale di Chieti, dai Rappresentanti Sindacali, dai Rappresentanti dei lavoratori e dalle Ditte che con la loro sottoscrizione si sono impegnate a riassumere le maestranze "Burgo". L'accordo "IN.TE" è stato voluto dalla Burgo Group S.p.a ed elaborato dalla Merlino Progetti con l'obiettivo di reindustrializzare l'area della cartiera di Chieti e ridare quindi un lavoro agli ex dipendenti "Burgo". Ma a quasi quattro anni l'accordo non si è ancora concretizzato ed i dipendenti "Burgo" non sono stati ancora reimpiegati. «Per comprendere questa vicenda - spiega l'Ing. Domenico Menna, ex dipendente "Burgo", già portavoce dei lavoratori - dobbiamo fare un salto indietro al 2006, quando l'allora Sindaco Ricci venne a sapere che la cartiera stava per chiudere». Andiamo ad analizzare le parole del predecessore di Umberto Di Primio.

COSTI D'ENERGIA E SINDACATI. Durante il Consiglio Comunale del 9 marzo 2012 ed in particolare nella discussione sull'Odg "Progetto In.Te", presentato dal Consigliere Alessandro Giardinelli, si può meglio comprendere l'evoluzione della crisi della cartiera Burgo. «La crisi Burgo - aveva spiegato l'ex sindaco di Chieti Francesco Ricci - è cominciata nel 2006 quando lui era Sindaco da poco più di un anno, quando venne convocato insieme al Senatore Giovanni Legnini e all'allora Presidente della Provincia Tommaso Coletti dal Direttore Aziendale che si chiamava Ing. Cristiano, il quale disse con molta franchezza che se non si riusciva ad abbassare i costi dell'energia dello stabilimento l'azienda avrebbe chiuso i battenti in due anni. Per scongiurare la chiusura della "Burgo" la politica locale si attivò immediatamente per cercare una soluzione energetica, così venne contattata una nota azienda per cercare di trovare una soluzione alla produzione di energia della Burgo e venne prospettata la soluzione di "pirolizzare" il fango della cartiera per preparare un progetto, sfruttando a pieno la sua capacità energetica. Venne preparato e presentato subito il progetto, ma, improvvisamente, tutto d'un tratto, senza dare spiegazioni, la "Burgo" dopo un anno decise di chiudere l'azienda. Successivamente - ha continuato l'ex Sindaco di Chieti - la delegazione politica teatina andò a Roma in occasione della prima riunione della RSU e si accorse subito della presenza di qualcosa di strano, che qualcuno probabilmente si era "venduto" il sito di Chieti nel senso che comunque il Sindacato Nazionale disse " mi dispiace Chieti chiude rimane aperta Sora".  A questo punto, venne presentato un nuovo piano industriale alla "Burgo" che disse "tutto possiamo tollerare meno che un concorrente sul territorio abruzzese, che poi rompe l'economia" perché è chiaro - aveva precisato Ricci - che se noi fossimo riusciti a produrre a Chieti una carta a prezzo inferiore rispetto a quella prodotta a Sora li avremmo massacrati». Cosa avvenne poi? 

IL PROGETTO INCOMPIUTO. L'ultimo atto da sindaco di Francesco Ricci, in prossimità della fine del suo mandato (dicembre 2009), secondo quanto si evince dalla delibera n.339/2012, è stato rispondere al responsabile del Progetto "IN.TE.", che aveva chiesto il permesso al Comune di iniziare le demolizioni, che l'impianto della Burgo si poteva demolire solo quando sarebbero stati pubblicati gli elenchi delle aziende con il numero dei dipendenti e le persone che sarebbero state riassunte. A tutt'oggi la demolizione è avvenuta ma il progetto "IN.TE" è ancora al "caro amico" e gli ex dipendenti "Burgo" sono ancora disoccupati. Che cosa è successo? Di chi sono le responsabilità? Queste "ombre" sino ad oggi non si sono dissipate mentre è chiara la mortificazione della Città di Chieti per una vicenda che vede coinvolti i suoi figli, oltre al progressivo ed inesorabile impoverimento della collettività

Cristiano Vignali