“Legami alle comete, come alle code dei cavalli, trascinami, squarciandomi sulle punte delle stelle.”. Vladimir Vladimirovič Majakovskij
Egitto. Clima tesissimo
Dopo gli scontri e i morti di a Suez Morsi proclama il "copridfuoco". Verso una nuova rivoluzione?
ANCORA MORTI EFERIRI IN EGITTO. MORSI PROCLAMA IL COPRIFUOCO. Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha proclamato lo stato d'emergenza e il coprifuoco a Port Said, Suez, Ismalia e relative province, per porre fine alle violenze che non accennano ad arrestarsi e che fin'ora hanno provocato 50 vittime e oltre 500 feriti. Tra ieri e oggi almeno altre 8 persone avrebbero perso la vita a causa degli scontri dei manifestanti contro l'esercito e la polizia .
LA CONDANNA A MORTE DI 21 TIFOSI SCATENA LA PROTESTA. All'origine delle violenze, che sabato scorso provocarono la morte di 33 persone nella città egiziana di Port Said, c'è stata la richiesta di condanna a morte di 21 tifosi imputati della strage avvenuta durante la partita di calcio tra le squadre di calcio di Al Alhy e El Masri quando morirono 74 persone. Secondo molte fonti la sentenza sarebbe stata motivata dalla volontà delle autorità di punire la tifoseria della squadra cairota responsabile di aver preso parte attiva alla rivoluzione iniziata il 25 gennaio 2011 contro il regime e che anche in questi giorni osteggia il regime islamico di Morsi. La sentenza di condanna a morte, emanata in strana coincidenza con l'anniversario della rivoluzione egiziana di due anni fa, ha inevitabilmente contrapposto le proteste dei parenti dei condannati a morte, alle manifestazioni d'entusiasmo e talvolta di teppismo dei parenti delle 74 vittime del massacro soddisfatti dalla severa sentenza. Gli scontri tra i favorevoli ed i contrari alla sentenza, sommati alle proteste dei manifestanti di ispirazione laica e democratica contro il presidente Morsi ed i Fratelli musulmani, hanno innescato la micidiale miscela esplosiva che altro sangue ha versato sulle piazze del martoriato paese.
L'OPPOSIZIONE RESPINGE L'OFFERTA DI MORSI. Con il pretesto dello stato d'emergenza, Morsi ha aumentato i poteri dei militari conferendo loro la possibilità di arrestare i civili. L'invito fatto al dialogo fatto all'opposizione è caduto nel vuoto. Il suo leader, Al Baradei, ha sottoposto l'adesione dell'offerta del presidente egiziano a tre precise condizioni che di fatto decreterebbero la fine dell'attuale regime. Al Baradei richiede in primo luogo che Morsi si assuma la responsabilità della carneficina di questi giorni, in secondo luogo l'impegno a formare un governo di unità nazionale ed in terzo luogo la costituzione di un comitato per modificare la costituzione in senso laico e democratico.
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