Denunciati tre "bulli"

L'Aquila. Individuati gli autori di una brutale aggressione ai danni di un giovane lo scorso 13 gennaio

Denunciati tre "bulli"

L'AQUILA. DENUNCIATI TRE BULLI RESPONSABILI DI PESTAGGIo. La Squadra Mobile di L'Aquila ha individuato e denunciati all’autorità giudiziaria i  3 bulli, di cui uno minorenne, responsabili della brutale aggressione ad un loro coetaneo, avvenuta la notte del 13 gennaio scorso, a L’Aquila, nei pressi della fontana luminosa. I particolari dell'operazione sono stati divulgati durante una conferenza stampa che si terrà presso la sala stampa della questura alle ore 11.00.

TRE GIOVANISSIMI STRANIERI. I tre denunciati per le lesioni al loro coetaneo avvenute il 13 gennaio 2013, sono tutti stranieri. Si tratta du A.M., 17 anni, colombiano, residente nell’aquilano; S.K., 19 anni, ucraino, residente nell’aquilano; M.A., 20 anni, albanese, residente a l’Aquila, già noto per atti di bullismo e violenze. Nel 2010 era stato identificato, ma non denunciato, poichè insieme ad una baby gang di cui faceva parte avrebbe compiuto piccoli furti, risse, uso di alcol e sostanze stupefacenti.

 

L'AGGRESSIONE ALLA FONTANA. La sera del 12 gennaio 2013  un ragazzo aquilano, di 21 anni, decide di fare qualche giro per i locali e conosce due ragazze, studentesse universitarie, con cui trascorre la serata. Davanti ad un pub le giovani vengono avvicinate dai 3 stranieri con i quali scambiano due veloci chiacchiere, anche in lingua spagnola. Ad un certo punto il ragazzo ucraino, alla presenza del colombiano, offre ad una delle studentesse una dose di cocaina ma lei rifiuta sgarbatamente sia l’offerta e sia la compagnia. Dopo un pò le ragazze escono dal locale con il loro amico e si incamminano a piedi verso la fontana luminosa. I 3 stranieri dopo l’affronto subito li seguono a bordo di un’auto, una Fiat 600 con un portapacchi sul tettuccio, e dopo averli avvicinati, proferiscono qualche parola, non compresa, alle ragazze. Il ragazzo allora le abbraccia a scopo di protezione e cerca di far aumentare il passo al gruppetto ma questo gesto è la goccia che fa traboccare il vaso: scatta la spedizione punitiva! L’albanese resta a bordo della sua auto, mentre l’ucraino ed il colombiano scendono e dopo aver raggiunto i ragazzi, scaraventano a terra il maschio, riempendolo di calci e pugni, per poi fuggire con l’auto. La vittima riporterà la frattura del setto nasale con una prognosi di 40 gg., più varie ecchimosi in altre parti del corpo.

 

LE INDAGINI LA MATTINA DOPO LA DENUNCIA. La mattina seguente sono scattano le indagini da parte della sezione anticrimine della Squadra Mobile di L'Aquila, basate su telecamere e testimonianze varie. Purtroppo però i circuiti di video ripresa presenti in zona non sono utili. Il cerchio sembra chiudersi quando un ragazzo colombiano minorenne viene informalmente riconosciuto, ma i necessari approfondimenti investigativi portano ad escludere sue responsabilità. La svolta delle indagini arriva quando, anche con la collaborazione dell’Ufficio Immigrazione, veniva fatta la verifica di tutti i giovani sudamericani residenti nella provincia dell’Aquila, ben 2.800, ma restringendo il campo sui colombiani (dai 18 ai 25) erano solo 4 ma non minorenni. Approfondendo allora le indagini si riusciva rintracciare un colombiano minorenne non censito, la cui foto fatta vedere a tutti i testimoni, consentiva di identificare con certezza il ragazzo autore dell’aggressione. Dalle sue frequentazioni si riusciva ad arrivare al gruppetto e così venivano riconosciuti anche l’albanese e l’ucraino, così come hanno confermato le testimonianze di altri coetanei che quella sera li hanno visti insieme. Si riusciva pure a rintracciare la Fiat 600 utilizzata la sera dell’aggressione, di proprietà della madre del ragazzo albanese.

 

LESIONI AGGRAVATE IN CONCORSO. Ora i tre dovranno rispondere del reato di lesioni aggravate in concorso. «Forse, visto il movente specifico dell’aggressione - dicono dalla Questura - l’Aquila non è il Bronx così come  scritto all’epoca da qualche quotidiano, e si può tranquillamente uscire la sera. Forse, viste le immediate indagini fatte dalla Squadra Mobile, il fatto non è stato preso come una “ragazzata” così come  scritto all’epoca da qualche quotidiano».

 

 

 

 

 

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