Crisi Pdl (e centrodestra)

Dopo Sospiri Sr. chi si occuperà delle "ragioni" di Pescara? Forse il trio Piccone-Di Stefano-Tancredi?

Crisi Pdl (e centrodestra)

NOSTALGIA DI SOSPIRI SENIOR? E DI DELL'ELCE? "Nino è Nino". Si chiamava così uno spettacolo che, qualche tempo fa, il regista-attore Stefano Angelucci Marino portò in scena per celebrare la figura di Nino Sospiri, storico esponente della destra abruzzese, nato a Penne ma pescarese d'adozione, scomparso nel 2006. Si può dire che la nostra storia politica si sia fermata, appunto, a 7 anni fa. Del resto, "Sospiri era Sospiri". E, dopo la morte del sottosegretario alle Infrastrutture ed ai Trasporti, la regione Abruzzo non ha più avuto un suo degno rappresentante nelle alte sfere a Roma. Esempi al riguardo? La questione della Ricostruzione di L'Aquila oppure, tanto per citare un caso locale, la vicenda incredibile del Porto di Pescara. In questo contesto non va assolutamente dimenticata la figura dell'avvocato pennese Giovanni Dell'Elce, che è stato sottosegretario alle Attivita Produttive e allo Sviluppo Economico nel Governo Berlusconi II ed al Dipartimento per il Programma di Governo nel Governo Berlusconi III. Fino all'incidente in elicottero Dell'Elce ha potuto difendere le ragioni di Pescara e dell'hinterland mentre oggi, considerata anche l'assenza nelle posizioni eleggibili alla Camera ed al Senato, questo compito sembra essere demandato ad altri.

LA CRISI DEL PDL (E DEL CENTRODESTRA). Per lo meno, questo è un discorso che si può fare per il centrodestra: lo schieramento moderato locale, una volta perso il suo 'faro', non è più riuscito a rimpiazzarlo. La crisi in cui versa il Pdl abruzzese, dunque, ha in realtà radici ben più profonde di quanto si possa pensare. Dov'è il nuovo Sospiri? E' stato in grado il nipote Lorenzo di raccogliere l'eredità di siffatto zio? E che dire di tutti quei personaggi (Giandonato Morra, Paolo Gatti, Carlo Masci, Nicoletta Verì) che hanno mollato uno a uno il Pdl preferendo correre con altri partiti? L'influenza dei vari Nazario Pagano - che ha addirittura minacciato il boicottaggio del partito fondato da Berlusconi - Guerino Testa, Luigi Albore Mascia, rispettivamente presidente del Consiglio Regionale, presidente della Provincia di Pescara e sindaco della città più grande d'Abruzzo, oggi è pressochè inconsistente, specie a Roma, dove invece sembra contare qualcosa di più il trio costituito da Fabrizio Di Stefano, Filippo Piccone e Paolo Tancredi: cioè uno di Villa Santa Maria, uno di Celano e l'altro di Teramo. Possibile, dunque, che la politica di centrodestra "Made in Pescara", oltre 500mila abitanti comprendendo anche l'hinterland, non sia riuscita ad esprimere una figura autorevole ed auoritaria? Perchè quei "Signorsì" davanti ai diktat romani in sede di presentazione delle liste? Gaetano Quagliariello è davvero rappresentativo degli interessi del territorio? Domande legittime, ancorpiù, se si considera che è stata privilegiata la figura di Antonio Razzi, illuminato (dell'ultima ora) sulla via di Arcore, piuttosto che, ad esempio, Federica Chiavaroli o l'altro Chiavaroli, Riccardo, esponenti di lunga data e di larga militanza. 

UN PELINO AVVANTAGGIATA. E qui entra in gioco il nome di Paola Pelino, già deputata sulmonese ed amica intima del Cavaliere. Forse l'unica che sarebbe in grado, in questo momento, di far valere le ragioni "pescaresi" a Roma è la "Regina dei confetti" candidata al Senato che, come abbiamo già scritto in un precedente articolo, è "un Pelino avvantaggiata" rispetto ai suoi avversari. Non lo diciamo solo noi: la battuta sul "pelino" è stata fatta anche da Gaetano Quagliariello, Gianni Chiodi e Paolo Tancredi lo scorso sabato a Giulianova, durante un incontro elettorale, e quindi in qualche modo è azzeccata. Il 58enne politico sulmonese sembra godere dell'appoggio del potente assessore regionale Alfredo Castiglione che la sta preparando ad un futuro da "Sospiri dei Confetti". Naturlamente tutte queste considerazioni, a parte la fine dell'influenza romana del centrodestra pescarese, sono irrilevanti. Se dalle urne dovesse uscire un risultato sfavorevole alla coalizione guidata dal premier "fantasma" (Silvio Berlusconi) è chiaro che anche i nomi in pectore sarebbero assolutamente depotenziati. Come, purtroppo, anche il già martoriato Capoluogo adriatico.

Giulio Bertocciani