“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”. Salvador Allende
Conto alla rovescia per l’abbattimento dei cervi
Dal prossimo 14 ottobre via libera ai cacciatori ma in Abruzzo la protesta contro la mattanza è ovunque
L'Abruzzo è conosciuta come "Regione Verde d'Europa" per la sua
straordinaria biodiversità, per la bellezza delle aree interne e per
l'ampia estensione di aree naturali protette (un terzo del territorio è
vincolato).
L’Abruzzo rappresenta un modello unico di conservazione della natura, un
rifugio per molte specie minacciate, che ospita una straordinaria varietà
di animali e vegetali, endemici e altri molto rari. La regione con le
montagne più alte dell’Appennino oggi è un rifugio sicuro per i grandi
mammiferi come l'orso bruno marsicano, il lupo appenninico, il camoscio
d'Abruzzo e il cervo, oltre a numerosi uccelli, rettili, anfibi e insetti.
Il successo dell'Abruzzo come "Regione Verde" è il risultato di un impegno
costante da parte delle istituzioni locali, delle organizzazioni ambientali
e di categoria e delle comunità locali per proteggere e valorizzare il
patrimonio naturale regionale. Questo impegno si riflette in una gestione
attenta delle aree interne e della promozione del turismo sostenibile con
la sensibilizzazione dei residenti e dei visitatori sull'importanza della
conservazione della natura.
L’Abruzzo continua a essere un modello di eccellenza per la conservazione
dell’ambiente e della fauna in Italia e in Europa, dimostrando come sia
possibile coniugare lo sviluppo economico con la protezione della natura.
Tour Operator e Agenzie turistiche, cooperative ambientali e turistiche e
numerosi altri soggetti come Accompagnatori di Media Montagna, Guide alpine
e ambientali, Guide e Accompagnatori turistici hanno saputo coniugare la
conservazione della natura con lo sviluppo locale. La regione attrae oggi
centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo: arrivano per
esplorare i parchi, praticare sport all'aria aperta, osservare e
fotografare le specie rare e godere della cucina autentica e delle
tradizioni culturali.
Le strutture ricettive in Abruzzo, spesso situate in borghi storici e aree
rurali, sono per lo più a
conduzione familiare e promuovono il turismo responsabile, che rispetta
l'ambiente e sostiene le comunità locali. Questo approccio ha permesso
all'Abruzzo di sviluppare un'economia turistica che valorizza il suo
patrimonio naturale senza comprometterlo. È evidente che lo sviluppo del
turismo responsabile non è compatibile con la caccia in generale e
soprattutto non lo è affatto con la prevista uccisione dei 469 cervi
condannati a morte certa nel prossimo autunno 2024. Il turismo
naturalistico ichiede un impegno a lungo termine con la collaborazione di
vari attori: istituzioni, comunità locali, ONG, visitatori e operatori
privati. Il turismo sostenibile non solo offre un'alternativa economica
alla caccia, ma crea anche un legame positivo tra le persone e la natura,
promuovendo un futuro in cui la conservazione della fauna selvatica diventa
una priorità condivisa. Con questo aproccio possiamo sperare di costruire
un mondo in cui la caccia venga gradualmente sostituita da pratiche più
etiche e
rispettose dell'ambiente, garantendo la sopravvivenza e il benessere della
fauna selvatica per le generazioni future.
Ci appelliamo al Presidente della Regione Abruzzo Marsilio, affinché venga
sospesa la delibera che prevede la mattanza dei Cervi dal prossimo 14
ottobre 2024. Chiediamo con forza il rispetto delle nostre professionalità
acquisite con decenni di formazione continua e conoscenza dei delicati
equilibri naturali. Negli anni sono stati assegnati numerosi finanziamenti
pubblici per attirare visitatori nelle nostre splendide aree interne,
adesso che finalmente il turismo naturalistico sta diventando una realtà
solida e riconosciuta non possiamo vanificare il lavoro svolto sui
territori, i Corsi di formazione continua sulle nuove professionalità
avviate. Ora che il nuovo turismo ha finalmente valorizzato le comunità
locali, le montagne, i fiumi e i boschi delle aree interne, non possiamo
rendere inutile il difficile compito svolto da centinaia di addetti ai
lavori nel settore turistico, con l’apertura della
Caccia al cervo nella prossima stagione venatoria.
Aderiamo alla campagna avviata dal WWF per evitare la caccia ai cervi in
Abruzzo e confidiamo in alcune soluzioni alternative per risolvere i
problemi dei danni alla produzione agricola. Basta ricordare un solo
esempio per confermare la forte attrazione turistica legata alla presenza
faunistica. Nella Valle del Sagittario, da Anversa degli Abruzzi,
Villalago, Scanno e Villetta Barrea i cervi convivono con le comunità
locali da anni, perfino all’interno dei Centri Storici dove i numerosi
turisti arrivano anche da fuori regione per fotografare un cervo da vicino
e restano indignati al solo pensiero di vedere abbattere perfino un piccolo
di pochi mesi come prevede il nuovo calendario venatorio.
La vicenda dell’abbattimento dei 469 cervi in Abruzzo è una brutta versione
di come le governance istituzionali e territoriali non riescono mai ad
avere una visione netta, determinata, condivisa ma soprattutto democratica
ed evolutiva.
Noi crediamo che in questa vicenda degli errori sono stati fatti e sono
stati fatti a prescindere dalle esigenze e dalle sensibilità, anche delle
giuste problematiche e criticità di chi (in qualche modo) subisce la
presenza dei cervi e della fauna selvatica in generale.
Si è commesso un errore di metodo, perché se è vero che l’Abruzzo è la
Regione verde dei Parchi e vuole investire sempre di più sul turismo come
asset strategico per l’economia e lo sviluppo culturale e generazionale non
può essere calata una decisione così violenta e forzata senza prima
coinvolgere
chi il turismo lo pensa, progetta e vive, non si può non coinvolgere,
sentire e concertare con le nuove generazioni che rappresentano il futuro
della stessa regione. Si tratta di un processo democratico che è venuto a
mancare su un tema troppo più importante, rispetto ad un banale confronto
dicotomico tra il mondo venatorio da una parte e i cittadini residenti e i
visitatori dall’altra, che si vogliono stigmatizzare e far passare come un
mondo ideologico e populista.
Nel merito sono tanti gli aspetti sottovalutati da un provvedimento che ha
il sapore di un contentino da una parte e di conseguenze plurime e
confusionarie rispetto a tutto il resto che vive in Abruzzo, che cresce e
maturerà in Abruzzo, rispetto a chi sceglie e vuole scoprire l’Abruzzo.
Pensiamo alle scuole con le quali tanti di noi firmatari realizzano
programmi di educazione ambientale e di turismo scolastico, pensiamo solo
ad immagini che potrebbero realizzarsi, con le scolaresche che la mattina
raggiungono i luoghi dell’Abruzzo interno per scoprirne il patrimonio
naturale e culturale e magari di ritorno nelle loro città di provenienza
assistere a scene tristi con l’abbattimento di cervi, magari esposti come
trofei per strada o sopra un cassone di un Pick Up, pensiamo a che disastro
emotivo ed educazionale andremo ad esporre questi giovanissimi ragazzi. Nel
merito ancora un errore è stato fatto proprio dal punto di vista della
comunicazione,
dell’immagine e di conseguenza delle presenze turistiche, con la fauna
selvatica come Orsi, Lupi, Caprioli e Cervi che sono diventati tra i
maggiori simboli di richiamo nella nostra regione, così ancora ricca di
biodiversità, dove si possono ammirare i cervi pascolare indisturbati ed
innocui tra i vicoli dei nostri splendidi borghi d’Abruzzo.
Infine segnaliamo un problema di sicurezza già noto con la caccia di
selezione al cinghiale nei luoghi frequentati da camminatori e cicloamatori.
Sollecitiamo queste riflessioni a chi vorrà avere la sensibilità di
comprendere, con la speranza che si possa iniziare un dialogo costruttivo e
condiviso, con tutti I portatori d’interesse.