Chi ha assorbito chi? Torino (Fiat) o Detroit (Chrysler)

Manca il piano industriale del matrimonio con la terza casa automobilistica americana. Marchionne saluta l'Italia?

Chi ha assorbito chi? Torino (Fiat) o Detroit (Chrysler)

NON E' LA FIAT AD AVERE ASSORBITO LA CHRYSLER MA IL CONTRARIO Dopo l'accordo che Marchionne ha concluso con la Chrysler, si sono sperticate le lodi al manager di origine teatina che ha portato nelle mani degli Agnelli il 100% della terza industria automobilistica americana e che con la Fiat ora è il settimo gruppo mondiale dell'automobile. I mass media, il governo e la maggior parte dei sindacati plaudono all'iniziativa che come dice la Camusso " E' un fatto di grande rilevanza, anche in ragione delle sinergie possibili e auspicabili sul mercato mondiale". Bonanni il leader della Cisl, si toglie dalle scarpe un sassolino polemizzando con la Fiom che ha respinto l'accordo tra Marchionne e le sigle sindacali Cisl e Uil del settembre 2013. Il bersaglio di Bonanni era infatti la Fiom quando ha commentato così l'accordo raggiunto tra Torino e Detroit " Spero che adesso l'opinione pubblica italiana riconosca l'errore di aver bistrattato la strategia di Marchionne e l'azione responsabile della Cisl" aggiungendo poi " se oggi la Fiat è un vero gruppo globale è anche merito nostro".

CISL UIL E GOVERNO PLAUDONO AL MATRIMONIO TRA LA FIAT E IL COLOSSO DI DETROIT Anche il governo Letta sembra entusiasta del matrimonio tra le due industrie automobilistiche. Per il sottosegretario all'economia Beretta, infatti, l'accordo "E' un nuovo segnale che si aggiunge a quelli della ripresa in atto, aggiunge un tassello al mosaico della ripresa". Passato il momento dell'euforia cominciano ad affacciarsi i primi interrogativi sulle ricadute dell'accordo sulla nostra industria automobilistica e sulle prospettive occupazionali. Solo a voler paragonare i volumi di vendite della Chrysler, tra l'altro in crescita sul mercato americano, e la Fiat che invece è in calo del 10% in Italia, è difficile immaginare che il cuore del gruppo resti a Torino per non spostarsi in breve tempo a Detroit.

DOVE SONO I PIANI INDUSTRIALI DEGLI INVESTIMENTI PROMESSI DA MARCHIONNE? Come fanno Bonanni e Governo ad essere soddisfatti dell'operazione se ancora non si conoscono i piani industriali da realizzare nel nostro paese a fronte di promesse di cospicui investimenti?. Si deve constatare purtroppo che, nonostante i ripetuti solleciti a sedersi attorno ad un tavolo, Marchionne si è sempre sottratto alle legittime richieste di chiarimenti avanzate dai sindacati. Finora dei 20 miliardi promessi solo 4,5 sono stati investiti quasi esclusivamente nelle fasce alte della produzione di autoveicoli che occupano tra Ferrari e Maserati solo 3.700 addetti. Dei 30.700 operai impiegati in Italia ben 11.000 cioè un terzo è in cassa integrazione.

UN TERZO DEGLI OPERAI FIAT IN CASSA INTEGRAZIONE CRONICA. Nello stabilimento di Temini Imerese, per esempio, i mille e passa operai sono in cassa integrazione a zero ore dal novembre del 2011, da quando cioè la fabbrica ha smesso di produrre, e 174 lavoratori dell'indotto stanno per essere licenziati. Le cose non vanno molto meglio negli stabilimenti di Mirafiori, Cassino e Pomigliano, dove dalla cassa integrazione cronica si rischia di passare al licenziamento. Per Maurizio Landini, il segretario generale della Fiom, "solo gli sciocchi stappano bottiglie" per l'accordo Fiat-Chrysler" senza prima conoscere cosa Marchionne vuole fare in Italia. Per questo motivo invita il governo Letta a convocare "la Fiat immediatamente", aggiungendo poi che non ha senso parlare di politica del lavoro senza un piano industriale di investimenti pubblici e privati. Sarebbe più appropriato parlare di accordo tra Crhysler e Fiat piuttosto che tra Fiat e Chrysler, dal momento che tutto lascia intendere che la più grande industria italiana diventerà una succursale periferica di Detroit. Gianni Agnelli se fosse vivo ancora oggi non direbbe più la celebre frase " quello che va bene per la Fiat va bene per l'Italia" forse direbbe "quello che va bene per la Chrysler, non va bene per l'Italia".

Clemente Manzo