Barretta chiede l'assoluzione

Sexy ricatti a "Lady Bmw" - Il legale: «Ha sbagliato a bruciare il Pc. E' innocente, Sgarbi è l'unico colpevole»

Barretta chiede l'assoluzione

SEXY RICATTI, PROCESSO AGLI SGOCCIOLI - Stamattina, nell'Aula 1 del tribunale di Pescara, si è svolta l'ennesima udienza del processo sui presunti "sexy ricatti" a Susanne Klatten, una delle donne più ricche di Germania, nota per la sua quota nella società automobilistica Bmw. Per questa vicenda - una estorsione da sette milioni di euro in contanti - è già stato condannato Helb Sgarbi, ex banchiere del Credit Swisse ed ex ufficiale dell'esercito svizzero. Per il pm della procura di Pescara, Gennaro Varone, lo svizzero non avrebbe agito da solo ma in combutta con una famiglia di Pescosansonesco: oltre all'imprenditore Ernani Barretta, anche il figlio Marcello (34), la figlia Clelia (37), e la moglie Beatrice Batschelet (62). Con loro anche le dipendenti del rifugio "valle Grande" Prisca Furger (37) e Sandra Fabbro (45), oltre alla moglie dello svizzero Gabriele Franziska Sgarbi (42). Nella scorsa udienza il Pm pescarese aveva chiesto al tribunale la condanna a 9 anni per Ernani Barretta, 6 per la moglie ed i due figli, 2,5 per la moglie di Sgarbi, mentre per la Furger e la Fabbro aveva escluso ipotesi di reato.

L'ARRINGA DEL LEGALE DI BARRETTA - «Ha fatto lo sbaglio più grande della sua vita a bruciare quel Pc. Se non l'avesse bruciato avrebbe potuto provare che con le estorsioni a Susanne Klatten, la donna più ricca di Germania, Ernani Barretta non c'entra assolutamente nulla. E' tutta colpa di Helb Sgarbi. Lo si capisce benissimo dalle intercettazioni telefoniche». Così il legale Melania Navelli nell'arringa difensiva prima che il collegio giudicante si pronunci con sentenza di condanna o di assoluzione. L'ipotesi di reato è associazione per delinquere finalizzata alla truffa. E, poi, ancora sull'accusa di aver nascosto il denaro che - per l'accusa - sarebbe il frutto delle attività estorsive. «Eranani era entrato in panico», ha spieganto l'avvocato Navelli. «Ha visto della macchine intorno casa ed ha chiamato il maresciallo Rolando, chiedendogli cosa stesse succedendo. I soldi li ha nascosti nei vasi, sotto terra, per paura che qualcosa potesse succedere. Sono segni evidenti, umani, di un uomo che non c'entra nulla con l'associazione ed i ricatti di Sgarbi. Non vi è associazione, non vi è una prova che si sono accordati. E' una famiglia (i Barretta) che ha sempre lavorato ed ha sempre avuto delle attività. Chiedo l'assoluzione per tutti per non aver commesso il fatto».