Al Siren Festival 2015 Verdena, James Blake e Jon Hopkins

Dal 23 al 26 luglio Vasto ospiterà il meglio della musica italiana e mondiale. Biglietti in vendita da oggi

Al Siren Festival 2015 Verdena, James Blake e Jon Hopkins

NUOVI ARTISTI CONFERMATI AL SIREN FESTIVAL 2015. Dopo James Blake e Verdena gli organizzatori (DNA Concerti e Stardust Produzioni) sono lieti di annunciare la partecipazione al Siren Festival 2015, in programma a Vasto dal 23 al 26 luglio. di Jon Hopkins (unica data italiana), Sun Kil Moon, The Pastels, Clark, Nadine Shah, Colapesce, Pins e Gazelle Twin.

JON HOPKINS. Ormai è definitivamente passato il tempo in cui Jon Hopkins era un “best kept secret” per addetti ai lavori o quando, per provare ad attirare l'attenzione su di lui, si notava come in una vita lavorativa parallela lui fosse un fidatissimo ingegnere del suono per un act pop come i Coldplay. Non c'è nemmeno più bisogno di raccontare come fin dai primissimi anni lui sia stato per Brian Eno un vero e proprio uomo di fiducia né come, più recentemente, sia stato chiamato a collaborare da una leggenda come Herbie Hancock. Nulla di tutto questo: ormai la grandezza di Hopkins risplende da sola, senza bisogno di aiuti o di rimandi, nel panorama della musica elettronica. Merito della sua musica: nata come evoluzione del dubstep, cresciuta su itinerari inquieti, cinematici, grandiosi e consolidatasi infine in un'architettura sonora ricchissima ed affilata che non si fa problemi negli ultimi anni ad incorporare anche la techno più cupa ed ossessiva, senza per questo rinunciare alle emozioni, a sospensioni ambient, a vertigini oblique e colorate. Una crescita continua, raccontata da vari album (da citare i due a suo nome su Domino, “Insides” del 2008 e “Immunity” del 2013) e un grande numero di EP e collaborazioni. Merito anche e soprattutto dei suoi live set: l'approccio di Hopkins è quello del musicista che interagisce di continuo con le macchine, non si accontenta di seguire con lo sguardo il cursore del monitor per controllare che stia andando tutto bene ma mescola invece le carte, rischia, deforma, cerca e insegue le emozioni del pubblico che ha di fronte, sfidandole. La conseguenza è che in pochi anni il suo live è diventato uno degli act più ricercati ed attesi nel panorama della musica elettronica mondiale: un live in grado di catturare ed esaltare sia i cultori della materia che un pubblico meno specializzato. Perché con Jon Hopkins, come con pochissimi altri, si capisce davvero un principio aureo: la qualità e le emozioni non hanno confini.
 

SUN KIL MOON. Reduce dal successo dell’ultimo album a nome Sun Kil Moon, Benji, acclamato dalla stampa di tutto il mondo, l'ex leader dei Red House Painters Mark Kozelek arriva al SIren in full band. Mark è inoltre autore di un brano contenuto nel nuovo film di Sorrentino, Youth, in concorso a Cannes, nel quale appare anche come attore. Mark Kozelek è stato uno dei più grandi musicisti degli anni 90: con i suoi Red House Painters ha dato voce a un folk-rock oscuro e minimale, intriso di rassegnata disperazione, rallentato fino quasi all'immobilità. Con il passare degli anni ha raggiunto la piena maturità artistica attraverso una nuova creatura, i Sun Kil Moon, coi quali ha potuto affinare la sue doti liriche rivelandosi tra i migliori poeti della musica contemporanea. Mark non si ferma un istante e negli ultimi anni ha dato alle stampe numerosi album solisti e lavori frutto di diverse collaborazioni. Solo nel 2013 è stata la volta di Perils from the Sea, realizzato con Jimmy Lavelle e dell’album realizzato con i Desertshore, la creatura formata da Phil Carney ex chitarrista dei RHP, Mike Stevens (batterista) ed il pianista Chris Connolly ed intitolato semplicemente Mark Kozelek & Desertshore. A soli due anni di distanza dal precedente lavoro a nome Sun Kil Moon Among the Leaves, a febbraio sempre per la label Caldo Verde, Kozelek ha dato alle stampe con Sun Kil Moon l’album BENJI, che vede la collaborazione di artisti del calibro di Will Oldham e Steve Shelley (Sonic Youth). Benji è un album cupo e intimo che affronta con disarmante lucidità e a tratti con cruda ironia la drammaticità della morte grazie a un racconto onesto e dettagliato della vita privata dell’autore. Moltissimi infatti i riferimenti biografici precisi che fanno da struttura all’album, dalla morte dello zio a quella della madre. Probabilmente l’album migliore della sua lunga carriera.

THE PASTELS. La band di culto scozzese, fondata da Stephen McRobbie a Glasgow nel 1981 può essere considerata l’inventrice dell’indie pop scozzese e una fonte d’ispirazione costante per intere generazioni di musicisti, dai Teenage Fanclub ai Sonic Youth, dai Nirvana ai Veronica Falls. Portati alla ribalta dalla rivista NME con la mitica compilation C86, i Pastels esordirono nel 1987 con l’indimenticato album Up for a Bit With The Pastels, a cavallo tra garage punk e pop. Il seguito arrivò due anni più tardi col titolo di Sittin' Pretty e in seguito la band firmò con la Domino con cui realizzò due album: Mobile Safari nel 1995 e Illumination del 1997. Entrambi questi lavori mostrano la band sviluppare un particolare suono, malinconico e goffo, ma insieme caldo e coinvolgente. Un suono unico che li rende riconoscibili e inconfondibili a distanza di decenni. Dal 1997 diverse sono state le collaborazioni che hanno impegnato i Pastels. Vale la pena ricordare quelle con i Tenniscoats, Jarvis Cocker e My Bloody Valentine. Ma ci sono voluti ben 17 anni per poter vedere una nuovo album in studio della band. Solo nel 2013 arriva infatti Slow Summits, anticipato dal singolo Check My Heart. Che conferma lo stile unico e immortale di questa band, oggi composta da Stephen McRobbie e Katrina Mitchell (con l’aiuto di Gerard Love dei Teenage Fanclub).

CLARK. Chris Clark è un campione assoluto di musica digitale portata ai confini più estremi. D'altro canto non si è una delle colonne della leggendaria Warp Records fin dal 2001 per nulla (con ben otto album all'attivo, più una svariata serie di EP). Un percorso lungo quindici anni in continua evoluzione: perché il producer anglosassone unisce ad una maniacale padronanza tecnica con synth e software anche un'incredibile attenzione a dinamiche, armonizzazioni, improvvise sospensioni melodiche. In una scena troppo spesso popolata da artisti ancorati ad un unico suono, Clark è fra le non molte luminose eccezioni: sente sempre e comunque l'urgenza di espandere i confini sonori, sperimentare coi timbri, mescolare analogico e digitale, combinare programmazione digitale ed improvvisazione live. Il tutto con un tocco molto personale e particolare. I suoi set, anche quelli più “dritti” e techno come quelli che sta presentando da un anno a questa parte (un ritorno alle origini, per lui), non sono mai prevedibili o scontati. Richiedono sempre un abbandono emotivo dello spettatore, e la disponibilità a farsi davvero trascinare fino alle frontiere della percezione: con citazioni da rave primi anni '90 incontrano suggestioni lunari, architetture ritmiche granitiche sanno sciogliersi in improvvise ed imprevedibili deviazioni downtempo. Visto che in particolar modo l'ultima annata particolarmente in forma e prolifico (un album splendido, “Clark”, e tre EP tanto diversi tra loro quanto densi ed ispirati), si ha di sicuro a che fare con uno degli act elettronici più interessanti (ed imperdibili) del 2015.

 

NADINE SHAH. La giovane musicista inglese arriva al SIren per presentare il meraviglioso debutto “Love Your Dum And Mad”, incensato dalla stampa di mezzo mondo, pubblicato dalla R&S Apollo di James Blake e frutto della collaborazione con il produttore Ben Hiller, che in passato ha prestato i suoi servigi a giganti del calibro di Horrors, Blur e Depeche Mode. Uno dei più accaniti sostenitori di Nadine è Jarvis Cocker dei Pulp, che ci tiene a sottolineare come l’immagine innocente della vocalist sia in realtà ingannevole, considerando che in ogni sua performance si assiste ad una trasformazione permanente, trascendentale per certi versi. Nadine Shah, vocalist che sceglie tanto la chitarra quanto il pianoforte come mezzo espressivo, è una di quelle rarità nel circuito indipendente inglese, cui varrebbe davvero la pena prestare il massimo delle attenzioni. Venuta alla luce in un piccolo paesino nel nord-est dell’Inghilterra, Nadine tradisce origini miste, pakistane e norvegesi per la precisione, anche se la sua appare una funzione musicale rispettosa di quello che è accaduto nel Regno Unito nella metà degli anni 90; con la consacrazione definitiva del transfugo Nick Cave e dei suoi Bad Seeds e l’ascesa vertiginosa di Polly Jean Harvey. Sono forse questi i caratteri cui Nadine sembra rimandare, pur tradendo una preparazione accademica, elemento di rilievo se si considera un estro compositivo fuori dalla norma, capace di schivare con maestria i luoghi comuni del cantautorato alternativo.

COLAPESCE. Lorenzo Urciullo nasce a Siracusa nel 1983 e comincia a suonare ancora prima di imparare a parlare. Dopo aver militato negli albanopower comincia a scrivere canzoni in italiano utilizzando lo pseudonimo Colapesce, tratto da una leggenda popolore risalente agli anni di Federico II, con il quale pubblica un EP omonimo (nel 2010) e un album - "Un meraviglioso declino" (2012) - che diventa in breve tempo un piccolo classico della nuova musica italiana, premiato con la Targa Tenco per la migliore opera prima e con il P.I.M.I. sempre per il migliore esordio. Nel febbraio del 2015 esce il suo nuovo album - "Egomostro" - da cui vengono estratti i singoli Maledetti italiani e Reale, entrambi accompagnati da due videoclip che hanno fatto molto discutere. Con "Egomostro" l'orizzonte musicale di Lorenzo muta sensibilmente, senza però perdere in personalità: cambiano i riferimenti musicali e dal folk di stampo nord americano che aveva caratterizzato il suo esordio si passa a sonorità meticce che cercano di fare convivere il pop sofisticato e l'elettronica con un approccio fieramente mediterraneo e libero dai cliché. Il popolare quotidiano francese "Le Monde" ha da poco dedicato a Colapesce una pagina della sua edizione cartacea, definendo Lorenzo "L'avenir d'Italie, l'unico erede tardivo di Lucio Dalla e Franco Battiato". In passato le sue canzoni erano finite anche sul Guardian e sul settimanale musicale inglese NME, che lo aveva incluso tra i migliori cinque progetti pop provenienti da paesi non di lingua anglofona. Dal 19 giugno uscirà in tutte le librerie il suo primo romanzo a fumetti, realizzato in collaborazione con Alessandro Baronciani. Il libro - "La distanza" (BAO Publishing) - sarà presentato in anteprima al popolare festival letterario La grande Invasione (Ivrea), il prossimo 2 giugno.

GAZELLE TWIN. Gazelle Twin è il nome d’arte di Elizabeth Bernholz, compositrice, produttrice e muscista inglese di Brighton. Il suo album di debutto, The Entire City , pubblicato nel 2011 è stato acclamato dalla critica di tutto il mondo. Nel 2014 dopo anni di attesa è arrivato il suo secondo lavoro Unflesh. Come aveva già ampiamente mostrato nel suo esordio, Gazelle Twin si trova perfettamente a suo agio a intarsiare morbide melodie tra atmosfere sognanti ed eteree. Talmente brava in questo ruolo da convincere Ridley Scott a utilizzare una sua canzone per la colonna sonora del suo ultimo (controverso) film Prometheus.

PINS. Fresche di pubblicazione di "Young Girls" secondo singolo tratto da “Wild Nights” secondo e nuovo album che sarà pubblicato in Italia nella prima settimana di giugno, le rocciose Pins arrivano al Siren! Le quattro ragazze di Manchester tornano facendo un grande balzo in avanti, infatti Wild Nights è stato registrato con Dave Catching (QOTSA, Eagles of Death Metal) ed Hayden Scott nel deserto di Joshua Tree e poi mixato a New York con Ben Baptie (Mark Ronson). Le Pins hanno da poco concluso un tour come supporto Sleater-Kinney, Wire and Drenge nel loro tour europeo.

BIGLIETTI SINGOLE GIORNATE:
40 euro + d.p.
Prevendite disponibili
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www.ticket.it call center 02 54 271
www.ciaotickets.com infoline 085 972 001

ABBONAMENTO:

60 euro + d.p. abbonamento venerdì e sabato
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INFORMAZIONI AL PUBBLICO 
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Redazione Independent