Abruzzo: 60mila disoccupati

Quasi il doppio sono coloro che hanno smesso di cercare lavoro. Ma nel centrosud la situazione è molto peggiore

Abruzzo: 60mila disoccupati
CRISI. L'ABRUZZO NON SORRIDE MA LOTTA. Probabilmente è vero che l'Abruzzo è quella che sta meglio tra le regioni meridionali. Lo dicono tutti gli indicatori economici. Per esempio: il dato sul reddito (21.980 Euro) è ben lontano da quello della Valle D'Aosta (31.602 Euro), ma è comunque superiore al reddito relativo alle altre regioni meridionali (in Campania il reddito è di 16.448 Euro). Pure i dati  relativi alla occupazione (da 14 a 64 anni) sono migliori di quelli delle regioni meridionali (44% a Sud, 56,8% in Abruzzo e 64% al Centro Nord). E così pure i dati relativi alle esportazioni, alla presenza di lavoro nero, alla cassa integrazione confermano che la 
nostra regione, pur ponendosi al di sotto della media nazionale, è comunque la prima o meglio la meno peggio tra quelle meridionali. 
DISOCCUPAZIONE: 60MILA SENZA LAVORO. Tuttavia sapere che stiamo meno peggio delle altre regioni meridionali è di scarso conforto se si considera il livello di disoccupazione. Nel 2012, infatti, è cresciuto rispetto al 2011 quando i disoccupati erano 54 mila. Le note dolenti sono tante ma colpiscono maggiormente  quelle relative al lavoro giovanile. Il dato Istat del 33%, di per sè elevatissimo, è ancora più preoccupante se si tiene presente che non comprende coloro che, pur avendo smesso di studiare, sono talmente sfiduciati che nemmeno cercano 
più un lavoro: i cosiddetti NEET.

L'ANTICAMERA DELLA DISOCCUPAZIONE. Della gravità della crisi in Abruzzo sono in molti ad essere consapevoli i come sindacati. Gianni Di Cesare, segretario regionale della CGIL, sostiene che "la cassa integrazione è talmente elevata che produce una perdita di migliaia di posti di lavoro. In Abruzzo non è vero che ci sono 507 mila occupati perché la cassa integrazione è pesante", in quanto rappresenta l'anticamera della disoccupazione. Secondo la CGIL in Abruzzo ci sono 192 vertenze che riguardano ben 17.780 posti di lavoro. "di questi oltre 10 mila rischiano di perdere il posto di lavoro" ha detto Di Cesare. 
I SETTORI IN CRISI. Nel 2011 sembravano esserci segnali di ripresa economica derivanti per lo più dagli scambi con l'estero ed un lieve aumento della occupazione infatti i disoccupati erano scesi a 54 mila unità. Nel 2012  la crisi economica ha ripreso la sua marcia e, aggravandosi, ha colpito  indistintamente la piccola, la media e la grande azienda, e un pò tutti i settori industriali: da quello dell'auto e della moto, da quello manifatturiero, a quello della chimica e a quello dell'elettronica,con gli inevitabili  riflessi sui livelli occupazionali. 
LA MANCATA RICOSTRUZIONE DELL'AQUILA. Anche la ricostruzione dell'Aquila e dei territori del cratere per i quali sono stati stanziati 6 miliardi non è decollata come si sperava e così nel
settore dell'edilizia anziché una crescita dell'occupazione attesa si è registrato invece un decremento.
LA GLOBALIZZAZIONE. Al fenomeno della globalizzazione che favorisce la delocalizzazione delle imprese, alla crisi economica planetaria, ai problemi strutturali che pesano come macigni sulla realtà abruzzese, si aggiunge la fragilità del sistema produttivo delle grandi imprese, le cui decisioni strategiche vengono adottate  al di fuori dell'Abruzzo che quindi subisce passivamente i piani dei manager delle multinazionali senza la possibilità di poter interagire con essi. Queste cause, a cui si aggiungono quelle derivanti dalle carenze  infrastrutturali, fanno vedere con pessimismo il futuro economico e sociale  della nostra regione. 
L'ANALISI DEL CRESA. Il CRESA, l'Ente regionale di ricerca economico sociale delle Camere di Commercio abruzzesi, nel 2012 ha rivisto negativamente i dati economici della regione e le previsioni per la fine dell'anno, sottolineando in particolare il dato negativo dell'aumento della cassa integrazione  del 2012 rispetto al 2011 pari al 7%.
IL RUOLO TRAINANTE DELL'AGRICOLTURA. Considerando che il ruolo del turismo classico ha poche prospettive di sviluppo, vista la concorrenza con le altre realtà italiane, si dovrebbe 
incrementare quel segmento legato al sistema dei tre Parchi abruzzesi che invece presenta prospettive di sviluppo se integrato con la ricchezza del territorio dell'Abruzzo interno ricco di arte, di testimonianze religiose e di paesaggi umanizzati non compromessi come invece sono quelli della costa. L'unico settore che non ha subito contraccolpi negativi è quello agroalimentare e quello industriale ad esso collegato. L'agricoltura ha fatto discreti progressi nei settori della viticoltura, della olivicoltura, delle produzioni ortofrutticole e delle attività complementari come quelle dell'agriturismo e del turismo rurale. In sostanza sta faticosamente affermandosi un nuovo modello di sviluppo in agricoltura che considera il nostro ambiente, con la sua biodiversità, una risorsa da valorizzare. Nella nuova concezione il sistema agricoltura è visto come integrato con  il territorio e con il suo assetto  idrogeologico offrendo anche i servizi relativi alla sua tutela e salvaguardia. Esso quindi a ragione offre uno sviluppo sostenibile erappresenta uno sbocco positivo per la forza lavoro senza danneggiare l'ambiente come spesso accade con altre iniziative economiche che recentemente vengono propugnate 
da più parti.
Clemente Manzo