A proposito di Basket: la riflessione sulle Final Eigh di Coppa Italia

Questa domenica appena trascorsa, per noi abruzzesi affamati di basket, è stata priva di gare casalinghe: né a Chieti né a Roseto i tifosi hanno potuto assistere alle gare

A proposito di Basket: la riflessione sulle Final Eigh di Coppa Italia

A PROPOSITO DI BASKET: LA RIFLESSIONE SULLE FINAL EIGHT DI COPPA ITALIA. Questa domenica appena trascorsa, per noi abruzzesi affamati di basket, è stata priva di gare casalinghe: né a Chieti né a Roseto i tifosi hanno potuto assistere alle gare delle proprie squadre in coincidenza della sosta del campionato di A2. Sosta determinata dal Citroën RNB Basketball Festival 2016. Letto così, il titolo induce a pensare a qualcosa di grandioso, un festival del basket accompagnato dai grandi della musica R’n’B… Trattasi invece della IG Basket Cup, la Coppa Italia di Lega Nazionale Pallacanestro, con le Final Eight di serie A2 e serie C Gold e le Final Four di serie B, che si sono tenute a Rimini, all’interno dell’area Fiera, dove sono state allestite due arene di gioco, Parigi 1999 e Atene 2004. Secondo gli addetti ai lavori, l’obiettivo della manifestazione, giunta ormai alla terza edizione, è quello di un format di marketing e comunicazione  creato per favorire e rilanciare l’immagine della pallacanestro italiana di cui la Lega Nazionale è espressione primaria. Non essendo andato a Rimini per seguire tali gare, ho provato a sbirciare sul sito della Lega Pallacanestro qualche informazione utile al fine di essere aggiornato su tali eventi, in modo da poter seguire tali gare in TV o in streaming. La mia prima riflessione è stata la seguente: come si può parlare di rilancio d’immagine di questo meraviglioso sport se la Lega stessa nasconde gli eventi sul suo sito? Non un link o un banner di presentazione dell’evento, ci sono voluti diversi giri su internet per trovare, su tale sito, la giusta pagina. Sorvoliamo sulla formula, che è la stessa delle Final Eight di serie A1, discutibile ma, per problemi temporali, difficile da smontare attualmente. Ricordo, a chi non lo sapesse, che hanno diritto a tali finali le squadre meglio classificate al termine del girone d’andata del rispettivo campionato in corso. Se per la serie A1, peraltro abbastanza rinnovata rispetto allo scorso anno con, ahimé, il 35% di giocatori italiani in meno rispetto allo scorso campionato (è già quindi inopportuno parlare di rilancio in queste condizioni), la serie A2 ha subito un mutamento strutturale impressionante con la fusione della Lega Gold con la Silver. Molti rosters sono stati rinnovati in base alle caratteristiche – anche e soprattutto economiche - di questo nuovo campionato e le squadre hanno avuto troppo poco tempo a disposizione per definire la propria identità durante la prima metà del campionato. Un esempio lampante, da buon abruzzese, è quello di Roseto, attualmente nelle parti alte della classifica di A2 ma assente a questa competizione a causa di una partenza ‘diesel’. Ma la cosa che più fa riflettere è la struttura della serie C Gold che, ainsieme con la regione Lazio, è composta da Piemonte, Lombardia A, Lombardia B, Veneto-Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Come dire: i soldi li abbiamo noi e tutto il restante movimento del centro sud non ci interessa. Dimenticando a torto che Stefano ed Alessandro Gentile, figli del grande Nando Gentile, sono di Maddaloni (CE), Peppe Poeta é di Battipaglia (SA), Achille Polonara é di Ancona e il coach Ettore Messina, vice-allenatore dei San Antonio Spurs é di Catania. Per non parlare del passato, che ha visto i vari campioni come Walter Magnifico da San Severo (FG) o Roberto Brunamonti da Spoleto. Il movimento cestistico italiano, dalla serie A2 in giù, dovrebbe rappresentare, a quanto conclamato dalla Lega, la vetrina per i giovani che hanno bisogno di consolidarsi al fine di mettersi successivamente in mostra per un importante scatto di carriera. Bene, si arriva al cospetto delle finali di Coppa Italia della LNP, cioè di tutto ciò che non è il basket di serie A1, totalmente in sordina. Nessuna notizia (figuriamoci…) dai quotidiani o media nazionali, solo qualche sito specializzato ha avuto la briga - e lo ringrazio di cuore - di pubblicizzare tale evento. Se poi si dovesse fare una ricerca sul sito della FIP, si noterebbe che il ct della Nazionale è ancora Simone Pianigiani e che Pietro Aradori gioca ancora in Turchia… Tutto questo non vuol essere motivo di polemica bensì, come dicevo prima, di riflessione: in un momento di forte crisi, in cui il basket italiano è praticamente sottomesso da altre realtà straniere (persino in Asia se ne parla meglio che da noi) e lo si vorrebbe – almeno per quel che si sente dire - rilanciare definitivamente, come si fa ad essere ancora così disorganizzati al punto da non tenere aggiornato il sito della Federazione Italiana Pallacanestro!!! Bisognerebbe fare blocco, essere tutti il più uniti possibile, visto ciò che sta succedendo a livello europeo. I cugini spagnoli questa cosa l’hanno capita tanto tempo fa e si sono totalmente disinteressati degli effetti della legge Bosman, creando il giusto protezionismo attorno ai loro team. Noi invece, i soliti spavaldi e fannulloni, paghiamo in maniera irriducibile gli effetti di una legge che avremmo potuto, dati alla mano, totalmente ignorare se non addirittura sovvertire. I settori giovanili sono stati completamente trascurati e, quel che è peggio, si continuano a perdere occasioni importanti, come questa delle Final Eight, per verificare se la forza-giocatori di queste squadre è costituita in modo equilibrato da professionisti navigati e giovani emergenti dai vivai. Manca, di conseguenza, anche un'analisi della capacità dei vivai di fornire giocatori competitivi. Ora… si parla di rilancio del movimento cestistico, ma strutturalmente siamo arrivati ad essere indietro di mezzo secolo. Consideriamo anche un altro fattore: nel nostro massimo campionato, abbiamo avuto stranieri fantastici come Bob Morse e Chuck Jura negli anni settanta, ma anche Bob McAdoo, Darryl Dawkins e molti altri negli anni ottanta. Questo perché il nostro basket era la prima scelta per i giocatori americani, che venivano a giocare in Italia non solo per questioni economiche ma anche per la nostra storia, per il nostro prestigio. Ora ci sono le squadre russe e quelle turche che hanno saputo attrarre maggiormente i ‘guru’ del basket americano, persino i greci – storicamente come noi ma con una situazione socioeconomica peggiore della nostra - sono riusciti a mantenersi a galla in ambito europeo, grazie ad investimenti mirati sulle proprie squadre e sui propri impianti di gioco. In Italia si continua a sonnecchiare, al punto che non si guarda alla mancanza di risorse di alcune squadre (e quindi a rinforzare i vari settori nevralgici che aiuterebbero l’intero movimento a risorgere) e alla conseguente mancanza di investimenti. Ma il movimento – dicono - é in ripresa… nonostante siano diminuiti, e di molto, i giocatori italiani nel nostro campionato di A1. Domando allora a Gianni Petrucci, in qualità di presidente della FIP oltre che persona stimatissima da sempre dal sottoscritto, e a Pietro Basciano presidente della LNP: al di là dei discorsi di facciata e delle bellissime parole, é già in atto una programmazione seria volta al rilancio di questo sport meraviglioso o pensate che con Ettore Messina al timone della Nazionale si possano risolvere tutti i problemi strutturali di cui il basket italiano soffre da tempo? E se la Nazionale dovesse fallire il traguardo delle Olimpiadi anche quest’anno come la mettiamo?

 

Stefano Tortoreto