Occhi puntati sull’Italia: lo stop alla pubblicità sull'azzardo sarà imitato in altri paesi?

L’Italia è diventata un case study per le principali associazioni che monitorano l'industria del gioco d'azzardo nel mondo

Occhi puntati sull’Italia: lo stop alla pubblicità sull'azzardo sarà imitato in altri paesi?

OCCHI PUNTATI SULL'ITALIA: LO STOP ALLA PUBBLICITA' SULL'AZZARDO SARA' IMITATA IN ALTRI PAESI? L’Italia è diventata un case study per le principali associazioni che monitorano l'industria del gioco d'azzardo nel mondo. Alla domanda “cosa succederebbe se togliessimo alle scommesse la pubblicità?” la risposta è molto semplice: aspettiamo di vedere cosa succede in Italia.

In un certo senso, saremo degli apripista per un sentire abbastanza diffuso, un sentimento di ritrosia nei confronti del gioco che depaupera i portafogli familiari, a volte fa vincere, più spesso rovina. Allora tutti gli occhi sullo Stivale per scoprire se sia possibile che in un paese occidentale basti togliere la reclame per diminuire i flussi di gioco.

STOP ALLA PUBBLICITA': LE CONSEGUENZE DEL CELEBRE DECRETO DIGNITA'.  Tutto merito del Decreto Dignità, la Legge 96 del 2018 entrata in vigore a luglio e convertita in legge ad agosto, un insieme di articoli che toccano i contratti a tempo determinato, la fiscalità, le delocalizzazioni e non ultimo il contrasto al disturbo da gioco compulsivo. Questo viene toccato all’articolo 9, un articolo che deve la sua unicità al divieto totale per la pubblicità e la sponsorizzazione del gioco d’azzardo.

L'ARTICOLO 9 DELLA LEGGE 96/2018. In pochi punti ecco cosa prevede la parte della legge riguardo l’azzardo:

  • divieto di pubblicità e sponsorizzazione per gioco e scommesse. Per i contratti di pubblicità stipulati entro il 14 luglio 2018 (data di entrata in vigore della legge) sarà dato un anno di proroga entro il quale gli accordi manterranno il loro valore legale. Diverso per le sponsorizzazioni dove tutti i contratti decadranno dal 1°gennaio 2019;

  • aumento del PREU, prelievo erariale unico, sulla raccolta del denaro giocato;

  • lettore di tessera sanitaria obbligatorio sugli apparecchi di gioco entro il 1° gennaio 2020;

  • apposizione della scritta “nuoce gravemente alla salute” su gratta e vinci e slot;

  • preferire la locuzione “disturbo da gioco d’azzardo” in luogo di “ludopatia”;

  • dotazione, se voluta, del nuovo logo “No slot” per i locali privi di apparecchiature di gioco.

L'UNICITA' DELL'ARTICOLO 9. Al netto di una consistente mole di ricerche sociali e testi che sostanzialmente indicano nella pubblicità (e in generale nella comunicazione di massa) uno strumento pericoloso quando rivolto a soggetti a rischio dipendenza, nel mondo non esistono leggi che impongano un “total ban” alla pubblicità, tranne che nel Belpaese.

Giappone, Macao, Singapore e Australia sono tutti paesi che applicano una seria coercizione nei confronti della sponsorizzazione dell’azzardo, con limitazioni specifiche sulle azioni di marketing o in relazione a specifici segmenti pubblicitari. Tuttavia, nessuna di tali iniziative appare paragonabile all'attuale legislatura in vigore in Italia.

Più simile è l’operazione condotta dal Belgio che sta per introdurre una nuova legislazione sul tema con particolare focus sull’aspetto online. I casinò games potranno fare pubblicità solo sui loro siti e ricorrere al direct marketing (quindi, ad esempio, al canale delle newsletter) con offerte pensate e strutturate sui singoli profili dei clienti. Sul fronte scommesse online, le novità sono che non si potrà più trasmettere pubblicità durante eventi sportivi, programmi per minori e non prima delle ore 20. Allo stesso modo, la reclame relativa a bonus e promozioni potrà essere inserita esclusivamente sui portali di gioco stessi.

IL PARALLELO COL MONDO DEL BETTING INGLESE. In virtù di quanto detto finora va da sé che gli occhi siano tutti puntati sull’Italia e sull’andamento del neonato decreto. Nella penisola il “total ban” ha trovato larghi favori tra enti di prevenzione e cura, associazioni consumatori, concilio episcopale e una larga fetta (probabilmente la maggioranza) di opinione pubblica. Sono in molti, infatti, a ritenere giusto che si contrasti la ludopatia, cominciando proprio dal non favorire la nascita di nuovi giocatori e dal non reclamizzare i sogni l'azzardo facendo leva sui sogni che esso può evocare.

Dall’Inghilterra, patria del betting, arrivano simili segnali di contrasto al gioco: recentemente le ricerche della Gambling Commission hanno portato alla luce i numeri dell’azzardo che è dilagato tra i minori (per alcuni in forma compulsiva). Sotto accusa ci sono i free games, giochi del tutto simili a slot, poker e altri classici ma nei quali non si usa denaro, si testa solo il gioco, e pare che questa “prova gratutita” spinga molti giovani a riprovare e con soldi veri.

IL RUOLO DEL COMPARTO ONLINE. D’altronde anche in Italia i free game sono ormai pratica ampiamente consolidata, come pure è assodata l'affermazione delle piattaforme dedicate al betting e al gambling online.

Dei 100 miliardi di euro di flusso di gioco registrati nel corso del 2017, non a caso, una parte più che consistente deriva proprio dall'online: i grandi operatori puntano sempre più alle versioni mobile e multidevice per classici del casinò, slot, live roulette ma anche giochi di carte, con questa micro rivoluzione digitale l’online cresce in offerta e ricavi. Anche il comparto digitale, tuttavia, a breve dovrà dire addio alla visibilità donata dal marketing.

LE VOCI DALLA IAGR CONFERENCE. Molti guardano con soddisfazione al provvedimento, anche in Europa, ma gli addetti ai lavori non sono convinti, anzi. Durante la Iagr Conference di Copenaghen, conferenza organizzata dalla International Association of Gaming Regulators, si è parlato della situazione italiana come “uno dei temi di maggiore interesse in questo momento per l’industria globale del gaming”. Il legale Valerie Peano di Egla, European Gambling Lawyers & Advisors, ha provato a chiarire la situazione partendo a ritroso, dal decreto Balduzzi e dalla legge di Stabilità del 2016. Queste leggi imponevano già dei limiti che sono stati spazzati via dal legislatore senza tener conto del monito che è stato svariate volte e da più parti ripetuto: la pubblicità aiuta a distinguere il gioco legale da quello illecito. Ma in fondo sembra che questo Decreto non voglia regolamentare bensì smontare lo strutturato apparato del gioco. Ma è una sfida appena all’inizio quella tra il governo del cambiamento e i gestori di scommesse e giochi di fortuna.

Redazione Independent