Una storia sbagliata

Nel 2010 tre ragazzi decidono di fare un viaggio in India. Checco muore mentre Elisabetta e Tomaso vengono imprigionati e condannati all'ergastolo

Una storia sbagliata

UNA STORIA SBAGLIATA. Sono tre ragazzi. Come tanti, ovunque in Italia, nell'Europa Unita e nel mondo del "villaggio globale". I loro nomi sono Checco, Tomaso ed Elisabetta e la loro storia è di quelle che devono essere non solo gridate ma raccontate perchè non si può voltare la testa e far finta che nulla sia accaduto. Andiamo con ordine e cominciamo dall'inzio. Si conoscono a Londra: Checco è sardo, ha trent'anni, Tommaso fa il cameriere ed è di Albenga mentre Elisabetta è torinese ed ha 36 anni. Dopo qualche mese passato insieme a condividere la tipica esperienza d'Oltremanica su e giù per Camden, Piccadilly e Soho con i soldi guadagnati decidono di condividere un ulteriore esperienza, più profonda, dove non basta conoscersi da tanti anni o avere dei gusti in comune. Per fare quella cosa ci vuole qualcosa di speciale che ti unisce. Una sorta di complicità magica che si accende con un semplice sguardo. Il feeling c'è, come pure l'eccitazione di fare qualcosa di magico, e così i primi mesi del 2010 i tre ragazzi decidono di volare in India, nell'Uttar Pradesh, la terra dell'Induismo. Per Checco, Tomaso ed Elisabetta è il viaggio da sempre sognato....ma anche l'inizio di un incubo.

LA TRAGEDIA A VARANASI. Giunti nella città sacra di Varanasi prendono una stanza tutti insieme all’hotel Buddha di Chentgani. Siamo in periferia dove si spende poco. Il 3 febbraio 2010 succede quello che non doveva succedere. Girovagando per le strade della mistica città i ragazzi vengono avvicinati da un tipo del posto che vende loro hashish ed eroina. Esatto, droga il cui consumo, per chiunque ha un minimo di apertura mentale, sa bene che non rappresenta un reato. Ma solo un cercare, con un pò di infantilismo (e/o insicurezza) la ricerca di quell'emozione in più.. Insomma: il viaggio nel viaggio....I tre decidono di condividere anche questo. Tutto va per il meglio. Si addormentano e si coricano in serata nella loro camera tripla con la consapevolezza di aver fatto una cazzata (!) ma con la certezza di averla fatta insieme. Ancora una volta tutti e 3 insieme i ragazzi italiani di Londra...Ma durante la notte succede qualcosa. E' il 4 Febbraio 2010 e Checco non si sveglia. E' cianotico e non reagisce agli stimoli. Gli altri due appena si rendono conto della situazione contattano la reception dell'hotel per essere aiutati. In pochi minuti arrivano i soccorsi da parte dei camerieri ed il ragazzo viene trasportato d'urgenza in ospedale con gli amici a bordo di un taxi. Qui il dottore, dopo una breve visita, attesta la morte di Checco. Il caso richiama i giornalisti, che arrivano immediatamente, ed i ragazzi si ribellano perché il corpo del loro amico, appena mancato, è scoperto. Dopo un quarto d'ora il corpo viene rinchiuso in uno sgabuzzino e lì vi rimane per diverso tempo. Ai ragazzi viene detto di tornare verso le 14. Ma a quell'ora c'è anche la polizia che chiede ai due di ritirare i passaporti per il tempo necessario a capire le cause della morte di Francesco, senza pensare alla possibilità di poter essere accusati di omicidio. Da lì comincia il loro calvario...

L'ERGASTOLO PER TOMASO E ELISABETTA. Il giorno 7 febbraio 2010, in presenza dell'Avvocato Mr. Vibhu Shankar dello Studio Titus di Delhi (nominato su indicazione dell'Ambasciata), Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni vengono arrestati con l'accusa di aver strangolato Francesco Montis sulla base di un esame postmortem (esame autoptico) che relazionava che la morte era avvenuta per asfissia da strangolamento. Lo Studio Legale Titus, avvalendosi anche della consulenza dello Studio Tulsi sempre di New Delhi, ha presentato una controperizia dalla quale si evince che la morte è avvenuta per asfissia. Dunque, non si è trattato di un caso di omicidio ma il decesso del loro amico è avvenuto per cause naturali. Inizia quello che è un processo da film tipo "Fuga di Mezzanotte": lento e con l'opinione pubblica concorde con il fatto che i due saranno scarcerati al più presto per mancanza di prove. Tuttavia il 14 maggio i giudici negano la scarcerazione dei due Italiani senza nemmeno comunicare le motivazioni di tale decisione. Il 23 luglio arriva la sentenza. Ed è una doccia gelata: ergastolo per i 2 ragazzi Italiani di Londra!!! Il Pubblico ministero, forse galvanizzato dal verdetto del tribunale di Varanasi, chiede la pena di morte che, però, il giudice nega.


L'OMICIDIO DEI PESCATORI INDIANI. Il 15 Febbraio 2012 due membri della Marina Militare Italiana, mentre erano in servizio di pattugliamento antipirateria nel Mar Arabico, hanno fatto fuoco su un peschereccio ammazzando due innocenti pescatori. I responsabili vengono tratti in arresto. Ma in attesa di giudizio il Ministro Giulio Terzi ottiene un accordo con il Governo Indiano per far rientrare con la formula del permesso, prima a Natale e dopo le elezioni governative, i due militari colpevoli di aver ammazzato per errore due semplici pescatori che, a detta loro, sembravano pirati. «I Marò saranno liberati e saranno processati in Italia», ha ripetuto il Ministro ostentando la massima sicurezza. E così succede che i militari tornano dalle loro famiglie a patto che, una volta terminata la licenza, tornino in India per essere processati. Cosa fa il nostro paese? Decide di infrangere un accordo internazionale. Esattamente. Come se l'India fosse la Repubblica delle Banane ricoprendoci di vergogna agli occhi del diritto internazionale. L'India nella persona del Premier Manmohan Singh, pressato dall'opinione pubblica inferocita coi "traditori" italiani, ha promesso forti ripercussioni. E indovinate un pò chi ci rimetterà?

APPELLO ALLA GIUSTIZIA UMANA. Non sono un giornalista e non lo sarò mai. Ma il mio vuole essere un appello al Governo Italiano che, in questo momento, sta giocando anche con la pelle di Elisabetta e Tomaso. I due ora rischiano la pena di morte. L'atteggiamento del governo Italiano potrebbe pesare come un fottuto macigno sulla sentenza di ultimo grado prevista per settembre quando saranno decise le sorti dei 2 ragazzi Italiani di Londra.. Allora mi chiedo: fa bene l'Italia a mantenere ferma la posizione sul "caso" dei Marò? E se, al contrario, si facessero carico delle loro resposanbilità e si consegnassero alla Giustizia indiana non compierebbero fino in fondo il loro dovere di soldati e uomini d'onore? Ma al di là di tutte queste elucubrazioni cio che attanaglia la mia mente e mi terrorizza è il fatto che al posto di Elisabetta o Tomaso poteva esserci chiunque...... anche io.

Andrea Tuccella