Trivelle, il rischio rimane: ecco perché bisogna votare "Sì"

Secondo Wwf e Legambiente, la vittoria al referendum impedirà gli ampliamenti delle concessioni. Il caso Basilicata e la posizione del governo

Trivelle, il rischio rimane: ecco perché bisogna votare "Sì"

MA E' TUTTO UN GRAN CASINO. Un "preoccupato allarme" a meno di 20 giorni dal referendum sulle trivelle è stato lanciato da associazioni, movimenti e cittadini del Comitato abruzzese "Vota Sì per fermare le trivelle", secondo cui "quando qualcuno afferma con ostinazione che votare è inutile, vuole farci un bruttissimo 'pesce d'aprile': non è vero che i pericoli sono cessati e che le piattaforme a ridosso della costa sono solo un incubo del recente passato".

DALLA BASILICATA A NOI. Non c'è dubbio che, dopo quanto accaduto in queste ultime ore con le dimissioni del ministro Guidi a seguito del caos partito dalla Basilicata, la partita che si giocherà il 17 aprile sarà tanto importante quanto delicata. Il governo Renzi non ha preso, a nostro personale giudizio, una posizione lodevole, soprattutto se si considera che il Pd ha invitato all'astensionismo (e non si fa). Molto meglio, a questo punto, quanto dichiarato oggi a Celano dal ministro dell'interno Angelino Alfano, che ha annunciato: "Andrò a votare, e voterò No". Almeno lui, alle urne, ci si presenterà.

«Autorizzare nuove trivellazioni offshore in Italia è una mossa senza alcun senso - affermava Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, nel dicembre 2014 - Sono le stesse stime del Ministero dello Sviluppo Economico a dirci che le riserve certe di petrolio e gas presenti nei nostri mari equivarrebbero a solo qualche mese di consumi nazionali. Anziché puntare su rinnovabili ed efficienza energetica, Renzi vuole adottare una politica fossile che guarda al passato. Non certo quello che serve per rilanciare l’economia, creare nuovi posti di lavoro e combattere i cambiamenti climatici».

LEGAMBIENTE E WWF. Secondo Legambiente e Wwf Abruzzo, "un pronunciamento referendario forte, insieme all'attesa perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina, darebbe più consistenti garanzie sul futuro dell'economia sana dei territori e sulla salute dei cittadini. La vittoria del Sì non impedirà a Rospo Mare di continuare a estrarre, ma potrà farlo solo sino alla scadenza dell'attuale concessione, che è già in regime di proroga, e non a tempo indeterminato". Soprattutto la vittoria del 'sì', dicono gli ambientalisti, "impedirà ulteriori ampliamenti che altrimenti restano possibili".

La sentinella ambientale