Tra affinità e divergenze

Verso il voto. Che differenza c'è tra "l'Agenda Monti" e la "Carta d'Intenti" targata Pd/Sel/Psi?

Tra affinità e divergenze

L'AGENDA MONTI E LA CARTA D'INTENTI A CONFRONTO. Se compariamo "l'Agenda Monti" alla "Carta d'Intenti", il programma elettorale del PD,  Sel e Psi, si possono riscontrare diversi punti in comune, anzi a ben guardare non vi è poi  tanta differenza tra i due "manifesti programmatici".  Tuttavia mentre il documento di Monti è perentorio nella parte di politica economica, quello della sinistra è generico e talvolta persino contradittorio. La Carta D'Intenti essendo frutto di una faticosa mediazione non solo tra il PD, la Sel ed il Psi, ma anche tra le diverse anime del partito di Bersani, per accontentare un pò tutti ha dovuto esprimersi in termini generici la dove parla della politica economica e dell'UE.

LA "CHIAREZZA DELL'EX PREMIER. Infatti  l'Agenda Monti al paragafo 2 precisa con pignoleria che l'impegno al risanamento del debito pubblico deve continuare in coerenza con gli impegni europei, ed in particolare "attuare il modo rigoroso il pareggio del bilancio a partire dal 2013". Ridurre lo stock del debito pubblico nella misura prevista dal Fiscal  comapct "anche mediante le dismissione del patrimonio pubblico". 

LA GENERICITA' DELLA "CARTA D'INTENTI" . La Carta d'Intenti, invece,dopo aver assicurato "la lealtà istituzionale agli impegni istituzionali e ai trattati sottoscritti dal nostro paese", quasi si contraddice affermando " Se l'austerità e l'equilibrio dei conti pubblici, pur necessari diventano un dogma e un obiettivo in se - senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti ricerca e formazione, finiscono per negare se stessi".  Il professore, da convinto neoliberista, onde evitare equivoci sentenzia: "La crescita non nasce dal debito pubblico" e poi "con un debito pubblico che supera il 120% del PIL non si può seriamente pensare che la crescita si faccia creando altri debiti". Dichiarazione di principio che stride vistosamente con l'ispirazione neokeynesiana del responsabile economico del PD Stefano Fassina che sostiene che " l'europeismo mercantilista montiano" "aggrava la recessione, la disoccupazione e le iniquità".

LE "ILLUSIONI" DI VENDOLA. Su Vendola, che afferma  di voler "capovolgere il significato sociale di quelle politiche di austerity", cade la  doccia fredda di Monti che nega la possibilità del cambiamento affermando che " per contare nell'Unione Europea non serve battere i pugni suk tavolo", come vorrebbe fare Vendola .

C'E' MARETTA NEL PD. Pietro Ichino, che rivendica orgogliosamente  di aver scritto parte dell'Agenda, lascia il PD insieme a altri 4 parlamentari e si propone per una candidatura nella lista di Super Mario. Altri come il liberal Morando e i renziani,  pur affermando di non lasciare il partito, daranno battaglia bel partito per arrivare a costruire un'alleanza con i centristi di Monti. Bersani tenta di mediare tra le diverse anime del suo partito e afferma che "Nell'agenda Monti non ho visto nulla di sorprendente. Ci sono alcune cose condivisibili, altre un pò meno, altre su cui si può discutere".

LO SCENARIO POLITICO. Lo scenario politico che si presenta agli elettori schematizzando è il seguente: A) I montiani con il centro favorevoli ad una politica fatta di sacrifici e di austerità naturalmente per i "soliti noti"; B) La costellazione della destra berlusconiana e la Lega che si oppongono drasticamente ad una riedizione del governo Monti pur avendolo sostenuto insieme al PD e all'UDC; C) Il M5S e forse il nuovo soggetto politico di De Magistris, Ingroia e Di Pietro che da sinistra criticano il montismo; D) Infine il PD che non sapendo che pesci prendere resta per così dire nel limbo, anzichè esprimere chiaramente il proprio pensiero sulle alleanze di governo.

Clemente Manzo