Straccia, chi specula?

Il criminologo Meluzzi non convince i carabinieri. Questi strano suicidio si avvicina ad una frettolosa archiviazione?

Straccia, chi specula?

UN TRISTE COPIONE - Lo scriviamo da settimane: basta con le speculazioni mediatiche intorno alle tragedie! Ci vuole rispetto per la dignità delle persone, che non possono più difendersi, ed anche per compassione dei famigliari che non chiedono altro che la verità. Oppure vogliamo fare di Roberto Straccia l'ennesimo caso mediatico in perfetto stile Bruno Vespa? L'audizione presso il comando dei carabinieri di Pescara che stanno indagando sulla morte di Roberto Straccia - (tele)criminologo Alessando Meluzzi è soltanto un esempio di manipolazione mediatica della tragedia. Intanto, tutte le domande sulle ultime ore di vita del 24enne studente di Moresco, su quello strano suicidio, restano per ora senza risposta. 

IN ATTESA DELL'AUTOPSIA - Fatta questa precisazione - tra l'altro il Meluzzi non avrebbe convito gli inquirenti sulla teoria dell'omicidio nè avrebbe fornito loro indicazioni utili per le indagini - proseguiamo con l'analisi della triste vicenda dello sfortunato ragazzo marchigiano, scomparso da Pescara il 14 dicembre scorso e ritrovato cadavere il 7 gennaio sulla scogliera di palese, vicino Bari. Partiamo da una semplice considerazione e cioè: sia gli amici che i famigliari di Roberto giurano e spergiurano che non si è trattato di sucidato. Perchè dubitarne? A differenza dell'altro giovane trovato cadavere a Pescara il 30 dicembre scorso, il caso Straccia è completamente diverso. Anche le analisi del medico legale di Bari hanno notato un'anomalia: la poca acqua presente nei polmoni di Roberto. Inoltre le ultime immagini di Roberto vivo ce lo mostrano correre con un'andamento deciso e sereno, non certo compatibile con una persona che di lì a poco avrebbe deciso di togliersi la vita. Resta un mistero la sua fine, questo è sicuo. Non azzardiamo ipotesi di omicidio o altro, ma resta che è difficile pensare che qualcuno possa decidere di togliersi la vita, alle 15 del pomeriggio, indossando la pancera per proteggersi dal freddo, al termine di una corsa e durante un periodo della vita felice, come mai prima era stato. Ci auguriamo che i carabinieri vogliano continuare ad indagare e che non archivino troppo superficialmente questo caso. Lo dobbiamo a tutti noi, oltre che a Roberto.

Marco Beef