Cade Monti: stop al riordino?

Terre Marsicane dice No alla proposta della Regione sulla questione dei tagli nelle province abruzzesi

Cade Monti: stop al riordino?

PROVINCE. LA POSIZIONE DI TERRE MARSICANE. Sulla base di quanto sta emergendo nell’ambito dell’esame del DDL 3558 (Decreto Legge 188/2012 - province e città metropolitane) in Commissione Affari Costituzionali del Senato, Terre Marsicane auspica, a prescindere dalla causa che potrà determinarlo, (conclusione anticipata legislazione o accoglimento della questione pregiudiziale di costituzionalità), la sospensione definitiva, almeno per la legislazione attuale, del processo di riordino delle province. «Un processo - spiega Attilio Francesco Santellocco - che si poneva, in origine, l’obiettivo di ridurre, sulla base di parametri e criteri oggettivi, il numero delle circoscrizioni provinciali ed i costi associati (tramite una serie di provvedimenti, fra cui la loro trasformazione in ente di secondo grado, l’eliminazione della Giunta e la riduzione del numero di Consiglieri provinciali), si sta trasformando in una vera e propria farsa». Gli emendamenti presentati, in maniera assolutamente trasversale da tutti i partiti politici, sono destinati a stravolgere completamente gli obiettivi del provvedimento legislativo. «Oltre a fantasiose deroghe - aggiiunge il presidente di Terre Marsicane - volte a salvare numerose province (deroghe per piccole regioni come Umbria, Molise e Basilicata, deroghe per province che confinano con uno Stato estero, deroghe per maxi province come Livorno-Lucca-Massa-Pisa, deroghe puntuali per Monza e Brianza, Prato e Pistoia, ed altre centinaia di deroghe), si è arrivati addirittura a re-introdurre la Giunta Provinciale (con associati costi e poltrone da assessori) e ad aumentare il numero di Consiglieri Provinciali. Se un provvedimento del genere dovesse essere varato dal Parlamento sarebbe una vera beffa per i cittadini ed un danno per l’Italia». E le cose non sono certamente migliori se si guarda specificatamente all’Abruzzo. «A fronte di un percorso istituzionale di riordino già molto dubbio e criticato, che ha messo in mostra l’evanescenza politica e rappresentativa del Consiglio per le Autonomie Locali come pure l‘impotenza decisionale della Regione Abruzzo, i Senatori Abruzzesi - ha spiegato Saltellocco - non hanno voluto far mancare il proprio contributo per aumentare, se mai ce ne fosse stato bisogno, la confusione ed il caos esistente, con posizioni che non hanno alcun rispetto della volontà espressa dai territori ed al limite della costituzionalità». In che modo?

COSA PENSANO I SENATORI ABRUZZESI? «Il Senatore Pastore, incurante delle scelte ratificate dei due enti sopra citati, ha pensato bene - dice Santellocco - di non tenerne in alcun modo conto e di proporre la Sua idea di divisione dell’Abruzzo in due province, quella Adriatica (Pescara-Chieti-Teramo) e quella dell’Aquila; proposta subito contestata dal Senatore Legnini che vede invece 3 province, quella per accorpamento di Teramo con Pescara e quelle di Chieti e dell’Aquila. Tenuto conto delle proposte “geniali” già partorite dalla mente dei suoi illustri colleghi, al Senatore Di Stefano non è restato altro che proporre il cambio di  nome della provincia di L’Aquila-Teramo in quello di provincia dell’Aquila, le cui finalità riteniamo siano destinate a rimanere un mistero. Di fronte a tale enorme confusione e dimostrazione di incapacità ed inadeguatezza della nostra classe politica nazionale e regionale, sinceramente preferiamo il Nulla». Forse, aggiungiamo noi, sarebbe proprio meglio che scomparissero nel nulla.

Redazione Independent