Sondaggio media "faziosi" (M5S)

Continua la guerra di Grillo contro Tv e giornalisti in malafede. Intanto Fico va in commissione vigilanza Rai

Sondaggio media "faziosi" (M5S)

LA COMMISSIONE DI VIGILANZA SULLA RAI A ROBERTO FICO DEL M5S. Sembrerà a molti paradossale che chi si batte per una maggiore tutela della libertà di stampa, alla fine sarà messo nell'ombra da Beppe Grillo che pure ha denunciato e con forza come nel nostro paese manchi
una stampa indipendente. Eppure nelle sue esternazioni Beppe Grillo si propone di "fare un culo così" ai giornalisti "pennivendoli", obiettivo questo che potrebbe essere raggiunto se, come sembra, a presiedere la commissione di vigilanza sulla Rai sarà nominato Roberto Fico del M5S. Certo sarà difficile arrivare al punto di dare" a questi attori quì" "l'olio di ricino", come è sembrato a molti che la cittadina deputata Laura Caselli avesse auspicato in un intervento in Parlamento, con una punta di nostalgia per il ventennio quando gli oppositori venivano curati con generose dosi di olio di ricino. Auguriamoci che qualche "editto bulgaro" di berlusconiana memoria, in forza del quale sono stati epurati dalla Rai, Biagi, Santoro e Luttazzi, non possa essere rispolverato dal futuro presidente pentastellato. Nel frattempo Grillo ha "democraticamente" compilato una propria lista di proscrizione grazie al web nella quale compaiono i nomi di Vespa, e Floris della Rai, della D'Urso, di Formigli e ancora di Santoro già bandito dalla Rai.

QUAL'E' LA RETE TELEVISIVA PIU' FAZIOSA PER IL M5S? Nella sua guerra contro i media Grillo ha chiesto ai pentastellati, quali secondo loro sono le reti e i giornalisti più in malafede. In 81.381 hanno risposto assegnando il "microfono di legno" per la rete più "faziosa" a Rete 4 con il 39,51% delle preferenze, seguita a grande distanza da Rai 3 con il 17,71% delle preferenze, da Canale 5 con il 16,28% delle preferenze e da Rai 1 con il 13,73% delle preferenze. Tra i conduttori di talk show in testa, manco a dirlo, troviamo nell'ordine Bruno Vespa con "Porta a Porta" accreditato con il 30,12% dei voti, Barbara D'Urso, conduttrice di "Pomeriggio 5" con il 22,24% dei voti, il giornalista e conduttore Paolo Del Dubbio di "Quinta colonna" in onda in prima serata su Rete 4, con il 14,28% dei voti e Giovanni Floris per "Ballarò" con il 14,28% dei voti. Certo non meraviglia che i grillini abbiano impalmato come giornalisti "faziosi", Vespa, D'Urso e Del Dubbio, perché sicuramente
anche la stragrande maggioranza del popolo di sinistra avrebbe votato per impalmare gli stessi "anchorman". Meno prevedibile era il quarto posto conquistato da Floris sanzionato dal Movimento a causa della puntata del 4 giugno quando nel sondaggio di Nando Paglioncelli su chi è "il leader politico più in crisi", è risultato Grillo al primo posto, che è salito ancora in vetta alla classifica anche per il "meno competente" tra i politici. La rete non salva nemmeno "Servizio Pubblico" di Michele Santoro con il 5,73% dei voti né Corrado Formigli di "Piazzapulita" con il 4,37% e nemmeno "Zeta" di Gad Lerner con il 3,2% dei voti.

L'ITALIA AL 57° POSTO NELLA CLASSIFICA DELLA LIBERTA' DI STAMPA. Ancora una volta Grillo ha, con i suoi modi esagerati, se si vuole, paradossali e politicamente scorretti, messo il dito sulla piaga dello scarso pluralismo dell'informazione nel nostro paese. Per esempio i mass media dimenticano che il guru dei 5 stelle, da tempo ha proposto inutilmente l'abolizione dell'arcaico ordine dei giornalisti. Sarebbe stato molto meno scioccante per le grandi firme se Grillo avesse lanciato un referendum alla ricerca non dei giornalisti più faziosi, ma di quelli più indipendenti. Certamente sarebbe stato più difficile da rintracciarli perché la specie è in via d'estinzione, ma il referendum non avrebbe scatenato la canea indignata dei numerosi "pennivendoli" presunti indipendenti. L'Italia purtroppo, e su questo l'ex comico ha ragione, in fatto di libera informazione è al 57° posto. Non è facile ammetterlo, ma c'è del vero quando il leader del Movimento dice che la stampa è più "spregevole" della politica perché i giornalisti tengono in vita i politici con "servizi schifosi".Un paese è il nostro dove chi fa quel mestiere sa che corre seri rischi di finire in prigione, dove la diffamazione
a mezzo stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità è considerato un reato punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. E come se non bastasse capita che qualche politico, preoccupato per la troppa libertà di stampa, proponga a giorni alterni qualche legge bavaglio per penalizzare ulteriormente quei pochi editori e giornalisti non asserviti al potere.

Clemente Manzo