Venti di crisi sull'Italia

Si preannuncia nero il 2013: in estate stangata da 32 miliardi (Imu, Ires e Tares). Chiuderanno 450mila aziende

Venti di crisi sull'Italia

UN BRUTTO 2013 SI PREVEDE PER GLI ITALIANI. I segnali negativi che arrivano da più parti sono convergenti e ci dicono che stiamo vivendo una stabile fase di depressione.economica. Nè l'Italia non può aspettarsi un aiuto dalla ripresa economica dei paesi dell'UE, per il semplice fatto che nel 2013 si prevede una decrescita nell'eurozona dello 0,5%. E' quanto afferma l'agenzia di rating Fitch rivedendo al ribasso le previsioni per il 2013 ed il 2014. Anche la locomotiva Germania comincia a manifestare segnali recessivi; infatti nell'ultimo trimestre del 2012 ha registrato una contrazione dello 0,5%.

AUMENTO DEL DEBITO PUBBLICO PER IL FONDO SALVASTATI. Il debito pubblico a gennaio segna un nuovo record negativo arrivando a 2.022,7 miliardi con un aumento di 34 miliardi rispetto al mese di dicembre, parzialmente controbilanciate dall'aumento delle entrate tributarie del 2,3% in più. L'aumento del debito è dovuto quasi del tutto al contributo dell'Italia per il fondo salvastati. Dal mese di giugno poi per molte famiglie italiane saranno dolori quando dovranno affrontare il pagamento dell'Irpef, dell'IMU e della TARES.

ESTATE CALDA: CON IMU, IRPEF E TARES. STANGATA DA 32 MILIARDI. Ci sarà oltre al possibile aumento dell'IVA la new entry la Tares, la nuova tassa per lo smaltimento dei rifiuti e per altri servizi comunali che comporteranno un aggravio del 20-25%. Tra Tares, Imu e Irpef, senza considerare l'aumento dell'IVA dal 21% al 22%, la stangata potrebbe arrivare a 31,8 miliardi di euro. In complesso la pressione fiscale secondo la Cgia di Mestre salirà al 45,1%. A parte l'aumento della pressione fiscale per capire come sarà il 2013 si deve tener conto anche dell'aumento della disoccupazione e dei rincari che, secondo la Federconsumatori-Adsusbef, costeranno 1.500 Euro a famiglia. Nel 2013 i disoccupati saranno pari all'11,6% e arriveranno a 3 milioni di unità.

450.000 IMPRESE CHIUDERANNO NEL 2013. Ad aggravare la crisi ci sono le previsioni negative sulle aziende che nel corso dell'anno saranno in 450.000 a chiudere i battenti. Il problema della disoccupazione potrebbe trovare una sia pur parziale soluzione se i crediti, che le imprese vantano verso la pubblica amministrazione, potessero essere sbloccati facendo quindi da volano all'economia e rilanciando così anche l'occupazione.

CONFINDUSTRIA: LO STATO PAGHI IL DEBITO ALLE IMPRESE. Squinzi, il presidente della Confindustria, a "Che tempo che fa" ha proposto una terapia d'urto per uscire dalla crisi sostenendo che «e' indispensabile che lo Stato restituisca al più presto 48 miliardi di crediti alle imprese». Alla domanda di Fazio su come procurarsi i fondi necessari, Quinzi ha risposto che si devono allentare i vincoli sul deficit imposti dall'UE e rivedere l'accordo di "Basilea 3" sulle modalità di finanziamento alle imprese da lui considerati troppo restrittivi. Anche il presidente di Confindustria è tra quelli, come i gli stessi sindacati dei lavoratori, che ritengono prioritaria la formazione di un governo stabile che ponga al centro del suo programma l'attenzione per l'economia reale del paese.

Clemente Manzo