Sindaco Di Primio: “Il M5S usa solo l’arma delle piazze urlanti”

L'emergenza ambientale si trasforma in un 'caso' politico. Ma i pentastellati preparano battaglia anche dentro al Palazzo d'Achille

Sindaco Di Primio: “Il M5S usa solo l’arma delle piazze urlanti”

CHIETI, LA DISCARICA DEI VELENI DIVENTA UN CASO POLITICO. L'emergenza ambientale provocata dal rogo doloso all'interno della discarica di Colle Marcone diventa un 'caso' politico. Il sindaco Umberto Di Primio si sente al cento della bufera e non ci sta a passare da capro espiatorio in questa sitazione per la quale viene attaccato dal consigliere Raimondi, che ne ha chiesto le dimissioni, e dagli attivisti del MoVimento 5 Stelle teatini e quelli di Bucchianico. "I portavoce del M5S - scrive il sindaco dell'Antica Teate - se hanno coraggio, piuttosto che fare un esposto per finire sui giornali, e se ritengono vi siano responsabilità da parte del sottoscritto, facciano una bella denuncia nei miei confronti così potrò meglio difendermi da chi, incapace di fare politica, usa solo l’arma dell’esposto e delle piazze urlanti". E, poi: "Chiedano - prosegue Di Primio - ai neo eletti Consiglieri Comunali, Argenio e D’Arcangelo, che cosa abbiano fatto e cosa stiano facendo, ma soprattutto, certo bisogna saper leggere le carte per farlo, cosa si sarebbe potuto fare nella condizione data. Non mi presterò ad essere il capro espiatorio di una opposizione che dimostra già di partire con il piede sbagliato e pensa ad andare sui giornali con uscite populiste mentre io affronto l’emergenza". Il numero uno del Palazzo D'Achille si difende dai detrattori mostrando gli elementi che lo solleverebero dalle responsabilità. "Se questi signori  - prosegue il legale teatino - avessero meglio letto e magari compreso le carte, si sarebbero resi conto che io e l’Amministrazione Comunale, per il periodo che mi riguarda, ovvero dal marzo 2012 in poi, data di notifica all’Ente della sentenza n. 18/12 del Tribunale di Chieti, nulla potevano fare.  Infatti - sottolinea il sindaco - il provvedimento del giudice di Chieti è stato impugnato innanzi alla Corte d’Appello di L’Aquila e successivamente, alla Suprema Corte.  Da ciò discende che nulla poteva essere fatto su un sito del quale era stata disposta la riduzione in pristino ma che non è mai stato realmente disponibile per due principali ragioni. La prima, la sospensione degli effetti della sentenza, per il giudizio di gravame. La seconda, una mancata effettiva e formale esecuzione dello stesso dissequestro".  Infine l'affondo politico "piuttosto che giocare con i telefonini a fare riprese o a fare esposti - conclude Di Primio - vi prego: denunciatemi, i pentastellati facciano proposte se ne hanno, originali però, e non copiando e scopiazzando di qua e di là".

Redazione Independent