"Saecula saeculorum"

Gli aquilani lo sanno dalla "notte dei tempi": quando la terra trema bisogna uscire di casa. I motivi della condanna

"Saecula saeculorum"

GRANDI RISCHI. I MOTIVI DELLA CONDANNA. "Saecula saeculorum" (trad: per i secoli dei secoli) a L'Aquila quando la terra trema si scappa e si va in strada nelle aree considerate, da sempre, al riparo dai crolli e dalle macerie. L'aquilano sa che quando la terra si muove deve andare via: è un dogma indissolubile. Le mamme del Capoluogo d'Abruzzo lo insegnavano e lo insegnano ai propri figli appena è possibile capire il concetto di pericolo. Per l'aquilano il luogo simbolo della città non è la Basilica di Collemaggio bensì la chiesa delle "Anime Sante". E perchè? Il motivo è presto detto: nel 1703 in quel luogo di culto si erano rifugiate quasi 100 persone per pregare e chiedere grazia al divino. Non vennero ascoltati ed il "Grande Terremoto" si portò via, insieme a loro, altre 6mila persone.

STORICHE ABITUDINI MANIPOLATE. Anticamente non c'erano i sismografi (gli strumenti per rilevare la magnitudo) nè la Commissione Grandi Rischi. Quindi si agiva sulla basa di "abitudini consolidate": se la terra inizia a tremare bisogna andare via, subito! Cosa è successo a L'Aquila durante il lungo periodo dello sciame sismico? E come mai sono stati condannati per omicidio plurimo colposo e lesioni gravi i sette membri della commissione? E' successo che la Commissione Grandi Rischi, organo monocratico della Presidenza del Consiglio dei Ministri e composta da tecnici e scienziati esperti in materia di rischi idrogeologici, erano stati chiamati per valutare il rischio che si stava correndo in Abruzzo. Era stato proprio il sindaco Massimo Cialente, che nei giorni precedenti aveva chiuso le scuole, a chiedere aiuto al Governo Berlusconi per decidere cosa fare. A L'Aquila la paura era forte ed, ad ogni scossa forte, tutti i cittadini piombavano in strada anche per passarvi la notte. Il 31 marzo 2009 i sette membri (Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce)  terranno una conferenza stampa. «E' solo uno scarico d'energia. State tranquilli», queste parole rimarranno per sempre scolpite nella storia. Tranquilli? Una settimana dopo il 6 aprile 2009, alle 3.32, ci fu la terribile scossa che provocò la morte di 308 persone e oltre 1500 feriti. Giampaolo Giuliani, che venne definito un "ciarlatano" dagli uomini della Protezione Civile ed, addirittura, denunciato per procurato allarme, aveva previsto, grazie ai suoi computer collegati con i satelliti, che a breve ci sarebbe stata una scossa fortissima con epicento Sulmona (a soli 50 Km da Onna/L'Aquila). 

IL RUOLO DI PICUTI E DEL GIUDICE BILLI. Il pubblico ministero Fabio Picuti, ieri e nei giorni precedenti, ha ricostruito la vicenda in maniera esemplare. Davvero si è potuti assistere ad un "genio della giurisprudenza" che ha puntato il dito contro la negligenza dinanzi ad un pericolo così grave. Ad un certo punto Picuti ha tirato fuori dei documenti della Cia sull'attacco alle Torri Gemelle da parte dei torroristi: gli analisiti dell'intelligence americana avevano sottovalutato, nonostante i dati in loro possesso, del pericolo di un attentato aereo degli uomini di Al Qaeda. Stessa analogia è stata fatta con la Commissione Grandi Rischi: secondo Picuti, nonostante gli elementi in possesso degli scienziati, era stato sottovalutato il pericolo di una scossa devastante (e che poi, purtroppo, avvenne!). Il resto (la sentenza) lo ha fatto il giudice unico del Tribunale di L'Aquila, Marco Billi che ha sposato in pieno la tesi dell'accusa e non si è piagato davanti nulla. Anzi ha reso giustizia a tutte le vittime di quell'immane tragedia che per sempre rimarrà scolpita nella memoria di ognuni di no, abruzzesi e non. Altro che risate. Noi alle 3,32, quella notte, non abbiamo sorriso per un solo istante.

Il (Sub)direttore