Scoperta tra ulivi, peschi e vignati una vasta coltivazione di canapa indiana

Dopo mesi di indagini gli agenti del Commissariato di Vasto hanno arrestato Donato Colombaro. Le piante altre quasi 2 metri avrebbero fruttato quasi mezzo milione di euro

Scoperta tra ulivi, peschi e vignati una vasta coltivazione di canapa indiana

BLITZ ANTI-DROGA NELLE CAMPAGNE DI SAN SALVO. Blitz degli agenti del Commissariato di Vasto, diretti dal vice-questore Alessandro Di Blasio, nelle campagne di San salvo dove tra i uliveti, pescheti e vigneti e circoscritta da un fitto canneto, è stata scoperta una vasta coltivazione di canapa indiana. In carcere è finito un 33enne noto alle forze dell'ordine, Donato Colombaro, mentre altre due persone di 49 e 41 anni, incensurate, sono finite agli arresti domiciliari.

L'idagine è nata lo scorso mese di agosto in seguito alle segnalazioni circa la presunta vendita di sostanze stupefacenti, del tipo marijuana, in un negozio, specializzato per la vendita di semi nel centro di Vasto. Così è emerso che quel negozio era gestito di fatto da un pluripregiudicato, Donato Colombaro, 33 anni, sottoposto all’affidamento in prova ai servizi sociali. Si è scoperto poi, seguendo i movimenti sel sospettato, che era solito recarsi in un appezzamento di terreno nella zona industriale di San Salvo e, dopo una serie di servizi di osservazione, anche che il terreno in questione, intestato ad alcuni parenti dell’uomo assolutamenteall'oscuro di tutto, era utilizzato per la coltivazione di piante di canapa indiana. Per documentare tutto gli agenti di polizia hanno installato delle telecamere nascoste nella vegetazione che hanno permesso di filmare la presenza di altri due uomini che si recavano sul posto per accudire la piantagione.

Nel mese di settembre, dopo un’intensa e minuziosa indagine, si è deciso di procedere al sequestro preventivo del terreno agricolo, della strumentazione utilizzata per l’essiccazione, il trattamento e la preparazione dello stupefacente destinato allo spaccio, rinvenuta nel casolare utilizzato come laboratorio e pertanto si procedeva alle perquisizioni a carico degli indagati. Le piante, alte quasi due metri, sequestrate, estirpate e campionate per gli opportuni esami chimici, per un peso complessivo di 300 kg., risultavano essere giunte alla massima crescita e maturazione delle infiorescenze. 

Le analisi di laboratorio effettuate dall’A.R.T.A. dell’Aquila hanno evidenziato un considerevole principio attivo e considerata, sia la qualità che la quantità dello stupefacente, la cessione al dettaglio della sostanza stupefacente avrebbe fruttato circa 50.000 dosi, per un valore di circa 400/500.000 euro.

Le piante di marijuana saranno ora destinate alla distruzione.

Redazione Independent