Per vendere giornali ci vuole la guerra atomica

Il capitalismo e la crudeltà dei ricchi bramosi di nuove fonti di lucro sono tra i motivi principali alla base dello scoppio di nuove guerre nel mondo

Per vendere giornali ci vuole la guerra atomica

PER VENDERE GIORNALI CI VUOLE LA GUERRA ATOMICA. C'e' in Italia (ma non solo in Italia) il giornalista addetto alle "guerre mondiali". Lavora a casa dinnanzi a un grosso mappamondo che lui studia continuamente. Il suo compito, ben remunerato, e' di stabilire in qualche modo quale nazione e' pronta ad attaccare un'altra nazione per motivi piu' o meno validi. "Cina e Russia a braccetto per papparsi il Corno d'Africa". Dio, e' guerra mondiale perche' gli Stati Uniti non lo permetteranno. Sono sempre le tre grosse, grasse nazioni del mondo pronte a divorare qualche pezzo del mappamondo. Il giornalista trova la situazione stimolante, prevede grossi guai, anzi la fine del mondo perche - considera - le tre big del mondo hanno abbastanza bombette atomiche da squagliare la Terra e tutti noi. Il giornale del giornalista delle "guerre mondiali" spara l'articolo in prima, grossi titoli. Quel giorno la testata vendera' piu' degli altri giorni che sono, scialbi, senza il rosso fuoco della distruzione terrestre. Centinaia di anni fa, qualsiasi motivo faceva scattare una guerra tra due Stati potenti. Eserciti sempre pronti, con scudi, lance, spade ed altri armamenti che all'epoca facevano paura. Poi sono passati, appunto, centinaia di anni e scudi e lance hanno lasciato il posto all'atomica, davvero una munizione capace di mettere la popolazione del mondo (oggi circa 7 miliardi) nel dimenticatoio dei tempi. Ma non succedera'. I grandi capitalisti della Terra, come ogni  capitalista singolo, urla, minaccia, oppure stringe la mano e talvolta perfino abbraccia l'amico capitalista, suo primo nemico reale. Pero' non e' cosi' scemo da promuovere azioni per autodistruggersi. Il giornalista delle "guerre mondiali" continua imperterrito nel suo "lavoro" e tanti lettori rabbrividiscono quando leggono quei pezzi che mettono in mostra la crudelta' dei ricchi. E il gioco e' fatto. 

Benny Manocchia