Non si farà la Legge sull'Informazione: troppo scomoda e impegnativa

La politica abruzzese ci ha messo la faccia e non ha mantenuto le promesse come per altre questioni. Deluso il sindacato e l'ordine ma più gli operatori

Non si farà la Legge sull'Informazione: troppo scomoda e impegnativa

L'ADDIO ALLA LEGGE SULL'INFORMAZIONE. Come volevasi dimostrare alle parole non sono seguiti i fatti: la Legge Regionale sull'Informazione non si farà perchè manca la volontà politica. Purtroppo si tratta di una considerazione che non nasce solo dall'analisi dei fatti ma è anche il frutto di un dialogo avvenuto, poco fa, con uno dei protagonisti di questa triste vicenda. In sintesi c'è stata l'ammessione dell'esistenza di resistenze politiche in seno alla maggioranza che trovano a dir poco antipatico intervenire su un settore che è meglio tenere sotto scacco. Ma cosa avevano chiesto l'ordine dei giornalisti, il sindacato, gli editori ed i giornalisti autonomi alla Regione Abruzzo? Ricapitolando: introdurre norme trasparenti sulla gestione della pubblicità istituzionale; dare esecuzione alla legge 150/2000 sugli uffici per le relazioni col pubblico; contribuire al sostegno della stampa online che non beneficia di alcun contributo con un fondo ad hoc; scrivere i bandi europei/regionali/comunali prevedendo una quota del 20% da destinare alla comunicazione dell'intervento che si intende realizzare. Insomma la Giunta di centrosinistra, quelli che sono #jesuischarlie una settimana all'anno e in occasione di fiaccolate e funerali di giornali, si era impegnata ufficialmente e mettendoci la faccia - non indichiamo i nomi perchè chi legge sa di chi parliamo - per introdurre un dispositivo normativo regionale a sostegno della spaventosa crisi che sta vivendo il settore in Abruzzo: centinaia di giornalisti disoccupati e tesate giornalistiche che fanno la fame perchè la crisi economica ha prodotto la contrazione totale, oltre che erronea, degli investimenti in pubblicità. Altre regioni italiane, più all'avanguardia del povero e modesto Abruzzo, si erano attrezzate al riguardo introducendo piccoli dispositivi per dare ossigeno al settore. Il risultato di questa operazione sistemica avrebbe deteminato una migliore qualità dell'informazione al servizio del cittadino abruzzese (e non della politica come purtroppo spesso si assiste), cioè un effettivo sbavagliamento della stampa che, ovviamente, non fa comodo a nessuna forza politica. Insomma, ancora una volta ci troviamo a raccontare di una promessa mancata esattamente come avvenuto durante la campagna elettorale per la vicenda dell'Istituto Mario Negri Sud e la chiusura punti nascite di Sulmona, Penne, Atri, Ortona ed altri presidi sanitari. In Abruzzo, che è una specie di deserto per l'informazione libera, resteranno dunque solo gli uffici stampa (scelti dalla politica) o i giornali pagati dai grandi gruppi che hanno interessi economici sul territorio. Così è se vi pare... 

Redazione Independent