Al giudice: «Non è la mia firma»

Sanitopoli - Giallo sulle commissioni ispettive. Cordoma, sentito come teste, disconosce la paternità dei verbali

Al giudice: «Non è la mia firma»

E CHI L'HA FIRMATO? - Anche il sindaco di Montesilvano, Pasuqale Cordoma, è stato sentito dal Pubblico Ministero Giampiero Bellelli nella vicenda sulle presunte tangenti nella sanità abruzzese. Un processo, quello di "Sanitopoli", che per il pool di magistrati pescarese (Trifuoggi e Di Florio oltre lo stesso Bellelli) rappresentava «il malaffare nella gestione della cosa pubblica» e che vede tra i principali imputati, oltre che il "Grande accusatore" Enzo Maria Angelini, anche l'ex Governatore della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco. All'epoca il medico di base "Lillo" Cordoma era membro della commissione ispettiva permanente, presieduta dal dott. Pierluigi Cosenza, per verificare l'effettiva congruità delle prestazioni sanitarie effettuate delle cliniche private convenzionate e sulle proprie competenze specifiche all'epoca in relazione all'oggetto dei controlli e alla conoscenza degli accreditamenti delle case di cura da controllare.  Durante la deposizione si verifica un fatto anomalo: Cordoma, come pure un'altra teste, non riconosce la paternità di alcuni verbali ispettivi sulle cliniche di Angelini.

L'ISPETTORE CORDOMA - La deposizione del Primo cittadino di Montesilvano inizia con la sua nomina a membro della commissione ispetiva l'8 marzo del 2005. «Mi arrivò una lettera - ha spiegato al giudice Carmelo De Santis - con la quale mi si comunicava che dovevo far parte della commissione per certificare i crediti della sanità. Non conoscevo il dott. Cosenza, lo conobbi in quell’occasione. Bisognava stabilire se la diagnosi d’ingresso poi corrispondeva effettivamente con la prestazione eseguita». La deposizione prosegue sul significato di congruità nell'esercizio dei controlli. «Noi avevamo delle cartelle cliniche, le schede mediche e dovevamo stabilirne la congruità. La durata del ricovero - ha proseguito Cordoma - comportava le spese che poi venivano pagate. L'esame partiva dalla richiesta del medico di base, la diagnosi, la richiesta di ricovero». Il criterio con il quale venivano selezionate cartelle era random. «Io le trovavo ammassate nell'ufficio della regione. Si facevano prima quelle di un gruppo, poi quelle di un altro gruppo», così il Primo cittadino di Montesilvano, rispondendo alle domande dei pm.  All'epoca dei fatti Cordoma era medico di base, mentre la moglie lavorava presso la struttura Villa Pini. Dopodichè l'esame è proseguito sulle modalità in cui avvenivano i rimborsi, di cui l'ex membro della commissione ispettiva ha dichiarato di «non avere nessuna informazione» E poi ancora: «della disciplina dei rimborsi non so nulla. Dovevo controllare le cartelle cliniche». Un "giallo" su alcuni verbali, recanti in calce la sua firma, di cui però ha disconosciuto la paternità. «Non è la mia firma quella», così riferendosi ad alcuni controlli effettuati su Maristelle e Sanatrix, aziende appartenenti al Gruppo Villa Pini Srl.

Marco Beef