Napolitano in crisi "bacchetta" l'inagibile Cav. Berlusconi

Il Capo dello Stato preoccupato per Governo Letta. Le motivazioni di condanna per associazione mafiosa per Dell'Utri

Napolitano in crisi "bacchetta" l'inagibile Cav. Berlusconi

IL MONITO DI NAPOLITANO A BERLUSCONI E LA SENTENZA SU DELL'UTRI MEDIATORE TRA MAFIA E CAVALIERE. Le prime pagine dei giornali di oggi, non cessano di intitolare titoli ai guai di Berlusconi, facendo persino passare in secondo piano la minaccia di aggressione alla Siria voluta da Barack Obama incurante del pericolo che così potrebbe fa esplodere la polveriera medio-orientale. La prima notizia su tutti i giornali riguarda il Presidente Napolitano che, nel suo monito di ieri, si è rivolto ancora una volta al Cavaliere avvisandolo che, se i governo Letta andasse in crisi a causa sua, allo scopo di ottenere "l'agibilità politica" da parte del PD, getterebbe il paese nel caos e lui ne sarebbe direttamente responsabile. La seconda notizia, apparsa sui giornali, che certamente non migliora la sua immagine, non riguarda direttamente la sua persona, ma quella di Marcello Dell'Utri è rappresentata dalla deposizione delle motivazioni della sentenza che condannando il Fondatore di Forza Italia per concorso esterno in associazione mafiosa, getta nel contempo pesanti ombre sul Cavaliere.

IL CAVALIERE: «STROZZEREI CHI HA SCRITTO LA SERIE DELLA PIOVRA»Com'è noto, la terza corte d'appello di Palermo il 25 marzo scorso aveva condannato Dell'Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, perché mediava tra mafia e Berlusconi . L'avvincente lettura della sentenza, depositata ieri, sembra un canovaccio scritto per la trama di una nuova puntata della serie televisiva "La Piovra" dal titolo " Dell'Utri, il pregiudicato e la mafia", ma che, presumibilmente, non andrà mai in onda sul piccolo schermo per la nota avversione del Cavaliere a siffatte trasmissioni: nel 2009 dichiarò "se trovo chi ha scritto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia che ci fanno fare una bella figura lo strozzerei". Nel 1974 Dell'Utri a Milano nel suo ufficio con il boss Cinà organizzò un incontro tra i boss di Cosa Nostra Stefano Bontade, Gaetano Cinà, Mimmo Teresi, da una parte e Silvio Berlusconi, dall'altra che all'epoca era un imprenditore d'assalto non ancora sceso in politica.

IL PATTO TRA BERLUSCONI E COSA NOSTRA CON DELL'UTRI MEDIATORE. In quella occasione, con la sua mediazione, fu deciso che in cambio di consistenti esborsi di denaro da parte di Berlusconi la Mafia avrebbe garantita la sua "protezione personale". L'incontro, secondo i giudici,"segnò l'inizio del patto che legherà Berlusconi, Dell'Utri e Cosa Nostra fino al 1992". In seguito a quell'incontro il mafioso Vittorio Mangano venne assunto, ufficialmente come stalliere, ma in realtà come guardiaspalla della famiglia di Berlusconi che, "non fu mai sfiorato dal proposito si farsi difendere dai rimedi istituzionali". Successivamente Totò Riina, sostituìtosi a Bontade dopo averlo fatto assassinare nell'aprile dell'1981, aveva raddoppiato la richiesta del pizzo di100 milioni a Berlusconi. E' dovuto intervenire ancora una volta Dell'Utri per mitigare le pretese di Totò Riina. L'ex senatore e fondatore di Forza Italia infatti non aveva interrotto i rapporti con Cosa Nostra pur passando da Publitalia alle dipendenze dell'imprenditore faccendiere Filippo Alberto Rapisarda, più volte convocato in tribunale come testimone o come imputato. Come se non bastasse Mediaset due volte l'anno consegnava un consistente cadeau in denaro alla mafia isolana per avere il permesso di mantenere antenne delle reti Mediaset in Sicilia. Il prezzo della protezione in danaro che periodicamente tramite Dell'Utri Berlusconi versava alla mafia, seconde la corte di Palermo, " ha consentito che l'associazione mafiosa rafforzasse e consolidasse il proprio potere sul territorio mediante l'ingresso nelle proprie casse di ingenti somme di denaro".

IL FUTURO GIUDIZIARIO DEL CAVALIERE RENDE DIFFICILE UN SALVACONDOTTO. E' facilmente prevedibile che i mass media dovranno continuare ad occuparsi del Signore di Arcore, dal momento che non tutti i procedimenti a suo carico, sono conclusi con condanne, prescrzioni, amministie, condoni o depenalizzazioni e assoluzioni. Restano ancora pendenti in corso il processo Ruby, la nipote di Mubarak, per prostituzione minorile, quello UNIPOL per rivelazione di segreto d'ufficio, quello in fase preliminare per corruzione del senatore De Gregorio e quello per diffamazione aggravata nei confronti di Antonio Di Pietro. Chi vivrà vedrà!

Clemente Manzo