Ministero stoppa l'Ombrina

Chieste nuove indagini per la piattaforma. Protesta Medoilgas: «Persi 200 posti di lavoro e 300 mld d'investimenti»

Ministero stoppa l'Ombrina

OMBRINA MARE. CHIESTE NUOVE INDAGINI.  Forse sono state le vibranti proteste sollevate da ogni angolo, o quasi, dell'Abruzzo. Fatto sta che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha chiesto a Medoilgas Italia di avviare la procedura AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) relativa al progetto “Ombrina Mare” prima del rilascio del decreto di VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale). In data 24 ottobre 2012, lo stesso Ministero aveva comunicato formalmente a Medoilgas che la procedura di VIA avrebbe potuto essere completata senza lo svolgimento della procedura AIA, la quale avrebbe dovuto essere avviata solo in un secondo tempo (nel caso si presenti la necessità di procedere alla re-immissione nel sottosuolo delle acque prodotte associate al greggio e provenienti dallo stesso giacimento).

PROTESTA MEDOIL: «A RISCHIO 200 POSTI DI LAVORO» La nuova posizione del Ministero non è piaciuta, ovviamente, alla Medoilgas che parla di contraddizioni assunte senza che siano intervenuti elementi nuovi - di carattere progettuale, normativo o riguardante il contesto ambientale – a giustificare tale decisione. «Tale decisione - spiega l'azienda - associata ad una serie di scelte legislative e amministrative degli ultimi anni che hanno messo in seria difficoltà le aziende ed i progetti del settore esplorazione e produzione idrocarburi, contribuisce a mettere ulteriormente in dubbio nel nostro Paese i principi di certezza del diritto che dovrebbero invece essere alla base dei criteri per consentire lo sviluppo delle attività produttive e dell’occupazione». Il progetto Ombrina rappresenta, a detta dell'azienda, un’importante occasione di sviluppo per il Paese e per la Regione Abruzzo: oltre 300 milioni di euro di investimenti privati e internazionali; circa 200 nuovi posti di lavoro sul territorio; oltre 700 milioni di euro di gettito fiscale stimato nell’arco temporale di sviluppo del progetto;
 possibilità per i Comuni del territorio di ottenere parte del gettito fiscale generato dalla produzione ai sensi dell’art. 16 della L. 27/2012; importanti nuove commesse per le imprese specializzate abruzzesi; indotto per l’industria locale del commercio e dei servizi; riduzione del deficit della bilancia commerciale con l’estero; apertura di una sede operativa di Medoilgas ad Ortona.

PROGETTO SOSTENIBILE? Il progetto è pienamente sostenibile? Secondo Medoilgas Italia sì. «Sotto il profilo ambientale - si legge nella nota - come riconosciuto anche dai due pareri favorevoli della Commissione Tecnica VIA del Ministero dell’Ambiente stesso. In particolare si sottolinea che: non vi sarà alcuna raffineria a mare, la raffinazione verrà fatta altrove; l’impatto visivo delle strutture sarà molto limitato e quindi sarà perfettamente compatibile con il turismo; non vi sarà alcun impatto sulle attività agricole; non vi sarà alcuna emissione di inquinanti a mare; le emissioni in atmosfera dell’impianto di separazione di petrolio e gas collocato sulla nave saranno ampiamente al di sotto dei limiti di legge e con ricadute sulla costa insignificanti, in particolare: idrogeno solforato: 4.000 volte al di sotto dei limiti di legge monossido di carbonio: 5.000 volte al di sotto dei limiti di legge biossido di zolfo: 350 volte al di sotto dei limiti di legge; ossidi di azoto: 130 volte al di sotto dei limiti di legge; il quantitativo di idrogeno solforato che sarà immesso in atmosfera a 12 Km dalla costa sarà di circa 15 grammi al giorno, paragonabile al quantitativo di monossido di carbonio emesso da un’auto a benzina Euro 5 in appena 15 km di percorrenza stradale».

IL WWF: «LO STATO DEVE TUTELARE I DIRITTI». Manco a dirlo il Wwf Abruzzo, tramite Luciano Di Tizio, ha rilasciato una dichiarazione al "vetriolo". «Lo stato deve tutelare i diritti dei cittadini. Il Ministero dell’Ambiente - si legge nella note - è obbligato a far rispettare le leggi nazionali ed europee, visto che l’Autorizzazione Integrata Ambientale deriva da una normativa comunitaria, e non a soddisfare gli interessi di parte di ignoti proprietari di una qualsiasi azienda. Interessi che, peraltro, sono diametralmente opposti a quelli degli abruzzesi che in massa si stanno opponendo a questo progetto disastroso. Il richiamo che la società fa a ritardi di investimenti, peraltro usando per l’ennesima volta cifre che dire ballerine è un eufemismo, è ridicolo in quanto il popolo abruzzese semplicemente non li vuole perché pone a rischio investimenti ben più consistenti di tanti lavoratori e aziende del territorio. Il 13 aprile 40.000 persone hanno sfilato a Pescara contro questo progetto coinvolgendo quasi tutti i settori dell’economia, decine di comuni, due province, centinaia di associazioni e tre diocesi. Oggi stesso le associazioni di balneatori in Senato hanno ribadito il loro no alla deriva petriolifera che pone a rischio migliaia di posti di lavoro. Il futuro economico dell’Abruzzo non è nero petrolio perché abbiamo un presente nel turismo e nell’agricoltura da difendere e sviluppare»

Redazione Independent