Mastrangeli contesta l'epurazione

Il senatore espulso: «Non sono lo Scilipoti del M5S». La colpa: ha partecipato a 2 talk show

Mastrangeli contesta l'epurazione

MASTRANGELI CONTESTA L'EPURAZIONE. A chi toccherà la prossima volta ad essere epurato dopo il senatore Marino Mastrangeli? L'elenco degli espulsi, dei messi in sonno e dei puniti si allunga di giorno in giorno. Grillo ha cominciato con Giovanni Favia, ha seguitato con Federica Salsi, poi con Raffaella Pirrini e con Valentino Tavolazzi. L'espulsione di Mastrangeli, però, è stata "democraticamente" in quanto  decisa non dal proprietario del marchio M5S, ma dagli eletti a Montecitorio e Palazzo Madama riuniti in assemblea. Ma Marino Mastrangeli non ci sta all'ignominia e ad essere additato come lo Scilipoti del M5S. Alla trasmissione televisiva de La 7, "L'aria che tira", ha contestato, con la Costituzione in mano, l'espulsione dal movimento di Grillo e Casaleggio. In primo luogo le sue non sarebbero stata una partecipazione ai 2 talk show di Barbara D'Urso, vietate dal non statuto del M5S, bensì delle interviste concesse alla D'Urso al di fuori del suo format. In secondo luogo, sostiene il senatore del M5S, la sua radiazione è stata decisa non dalla maggioranza dei parlamentari del M5S che in totale sono 162, ma da una minoranza. Infatti solo in 90 hanno votato nell'animata assemblea e di essi sono stati in 62, ad essere a favore della sua espulsione, 25 sono stati contrari e 3 astenuti. Sempre secondo Mastrangeli, che ora passerà al gruppo misto, la maggioranza a favore dell'espulsione avrebbe dovuta essere di 82 parlamentari. Nella famosa assemblea trasmessa in diretta da streaming, la proposta di Mastrangeli di espellere Crimi, è stata bocciata all'unanimità, lasciando perplessi molti osservatori che hanno sottolineato che il "non statuto" non è evidentemente uguale per tutti. A prescindere poi se l'espulsione sia legittima o meno, resta comunque la brutta sensazione di una riedizione delle famigerate purghe staliniane, che getta una luce sinistra sul M5S.

Clemente Manzo