Lettera aperta del sindaco di Teramo al prefetto Claudio Palomba

L'emergenza immigrazione ed il problema sociale sono l'oggetto della missiva del primo cittadino. Ma qual è l'alternativa, forse respingerli alle frontiere o in mare?

Lettera aperta del sindaco di Teramo al prefetto Claudio Palomba

Le parole di alcuni giorni fa del Prefetto Palomba, presidente del Sinpref, sindacato della categoria, secondo cui a fronte dell'emergenza immigrazione i Prefetti si sentono soli ed abbandonati, in particolare dai Sindaci che non collaborano, meritano una riflessione.

Se i Prefetti, che sono a capo di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza si sentono soli, come può sentirsi un Sindaco che si trova, suo malgrado, a doversi di fatto contrapporre allo Stato, il quale anziché tutelare i cittadini cerca di imporre situazioni che non esito a definire palesemente oltre il profilo della legalità? Perché questo è il punto: non ci può essere integrazione senza legalità; e la gestione della crisi immigratoria, introduce un intollerabile complesso di pratiche non solo ingiuste ma sostanzialmente illegali e potenzialmente criminogene.

Il 70% delle persone che i Sindaci sono chiamati ad accogliere con l'imposizione dall'alto, non sono veri rifugiati politici che scappano dalle guerre per salvare la propria vita ma provengono da Paesi dove la guerra non c'è: Senegal, Ghana, Nigeria, Algeria, Marocco ecc.. Secondo le norme internazionali vigenti, lo status di rifugiato politico dovrebbe esser loro negato per essere quindi rimpatriati.

Queste regole, tuttavia, non vengono rispettate; per tre motivi: 1. Questi immigrati mentono sulla loro identità e sul motivo della loro migrazione, fingendo di essere rifugiati politici anche quando sanno bene di non esserlo 2. Lo Stato italiano impiega in media dodici mesi per verificare se sono veramente rifugiati, ma nel frattempo li tratta come se lo fossero. 3. Una volta appurato che sono dei falsi rifugiati, non è in grado di rimpatriarli e, dopo un anno vissuto a spese della collettività con solo diritti e nessun dovere, di fatto diventano clandestini preda di lavoro nero e criminalità, a danno dell'Ordine Pubblico e della legalità economica. Come un falso invalido truffa l'INPS, così un falso rifugiato truffa i Comuni ed i cittadini chiamati dal Governo ad accoglierli.

Si tratta comunque di persone disperate che abbiamo il dovere morale di accogliere? È giusto; ma non ci può essere integrazione senza legalità, ed iniziare la convivenza con una truffa non è un buon viatico.

Nessuno più delle Forze dell'Ordine comprende questo problema, visto che Poliziotti e Carabinieri sono chiamati a reprimere una microcriminalità pericolosissima e sostanzialmente impunita. A loro va la mia massima stima e gratitudine. 

Da medico mi sento di dover aggiungere che se la diagnosi è sbagliata, la cura prescritta non può che essere dannosa e il primo passo per risolvere l' emergenza istituzionale, è di iniziare a chiamare le cose col loro nome. La collaborazione – peraltro indispensabile – tra le istituzioni, deve poggiare sulla reciproca fiducia e sul totale assolvimento dei compiti assegnati: lo Stato assicuri il controllo del territorio e la repressione immediata di tutte le condotte che provocano legittimo allarme sociale. Aiuteranno in questo i Sindaci; e così, loro e noi, ci sentiremo davvero meno soli.

 

Maurizio Brucchi

Sindaco di Teramo