Leadership o scissione?

Nel Pd l'antico conflitto tra massimalisti e riformisti. Barca: «Mi sono iscritto al «Partito Democtatico»

Leadership o scissione?

L'ANTICO CONFLITTO TRA MASSIMALISTI E RIFORMISTI. La scissione del Pd non è solo un'ipotesi. Lo ha ammesso Franceschini il vice di Bersani, alle "Invasioni barbariche", sostenendo che la scissione è possibile, ma, ha concluso «sarebbe un dramma non per il Pd, ma per il Paese». Le
tensioni nel Pd evocano alla memoria gli spettri delle antiche divisioni tra massimalisti e riformisti, che hanno portato nel secolo scorso a diverse scissioni nella sinistra italiana. Ora i contendenti non sono più Togliatti e Nenni, ma Matteo Renzi e Fabrizio Barca: l'uno leader della destra del Pd propenso ad un accordo con il Cavaliere e l'altro, nuovo astro nascente della sinistra del partito, che pensa ad una rifondazione politica del partito che fu di Gramsci e Togliatti.

LE TENTAZIONI SCISSIONISTICHE DEI RENZIANI  Chi non ricorda le parole pronunciate da un D'Alema fuori di sè contro il suo rottamatore Renzi nel novembre scorso durante le primarie quando disse «Se nel Pd prevale la linea Renzi, io vado a fare un grande partito con Niki Vendola?». Evidentemente il sentimento del rancore e della vendetta non appartiene ad un politico di lungo corso come D'alema, che ha avuto un cordiale colloquio con il sindaco di Firenze, a Palazzo Vecchio. Al termine del quale, l'ex Presidente del Copasir, parlando con i giornalisti, ha escluso il rischio di una scissione dei renziani. Anzi ha pure dato atto al suo ex nemico che l'averlo escluso dai grandi elettori della regione Toscana "è stato un errore". Se basterà questo intervento a calmare lo scalpitante Matteo Renzi, è presto per dirlo. Il sindaco di Firenze per ora si limita a pensare di scalzare Bersani dalla leadership del Pd. L'ala moderata del Pd lo vede infatti come l'avversario ideale di Berlusconi. I sondaggi Swb di "Ballarò", dicono che Renzi è il leader italiano più apprezzato con il 59% dei gradimento contro il 19% di Berlusconi ed il 12% di Grillo. Ad un Bersani titubante sul da farsi sul governo, Renzi chiede di decidersi senza indugi proponendogli l'alternativa: «o intesa con Berlusconi o voto subito».

AI GIOVANI TURCHI NON DISPIACE FABRIZIO BARCA. Mentre il rampante Renzi, rompendo gli indugi, punta esplicitamente al comando del Pd, l'ala sinistra del partito, pensa alla possibilità di confluire in un nuovo soggetto politico insieme a Sel e "Rivoluzione civile". Il laboratorio politico approntato dallo schieramento di sinistra per l'elezione del sindaco di Roma ne è una prova. Infatti per sostenere Ignazio Marino, è stata formata una lista civica appoggiata oltre che dal Pd, anche da Vendola e dalle residue pattuglie di Ingroia. In caso di vittoria dell'ex senatore del Pd, i contrasti tra le due anime del Pd potrebbero esplodere drammaticamente e costringerebbero i seguaci di Bersani a schierarsi con gli uni o con gli altri.

IL NUOVO MODELLO DI SVILUPPO E DI DEMOCRAZIA. L'alternativa di sinistra alla destra di Renzi è rappresentata da Fabrizio Barca, che da ieri è diventato un iscritto al Partito Democratico. E' figlio di Luciano Barca, importante dirigente del vecchio Pci morto nel 2012. L'attuale Ministro per la Coesione Territoriale, ispiratore della legge per la soppressione delle province, è un noto economista di ispirazione marxista, esperto di politiche di sviluppo territoriale e autore di numerose pubblicazioni ed è anche l'unico nel governo dei professori ad aver sostenuto posizioni di sinistra. Secondo Barca, solo approntando nuove politiche urbane, alternative alle illusorie pianificazioni centralizzate, e individuando nuove forme di organizzazione del potere dal basso, sarà possibile uscire dalla crisi. Tutto questo, secondo l'economista, non può prescindere però da una rifondazione
dell'etica politica.

Clemente Manzo