Lavoro, il film di Gatti

Le visioni dell'assessore regionale: "In Abruzzo 18mila occupati in più". La realtà: un giovane su tre è disoccupato

Lavoro, il film di Gatti

IL FILM DI GATTI - Se si considerano anche le persone che hanno lavorato solo un'ora al giorno oppure soltanto una settimana ovvero finanche un mese, nel terzo trimestre del 2011, allora forse potremmo dare ragione a quello che ha affermato l'assessore regionale Paolo Gatti, pochi giorni fa, sul sito della Regione Abruzzo. "Resistiamo sul fronte del lavoro: la discoccupazione è scesa al 7,9% e ci sono 18mila nuovi occupati", così l'assessore, commentando il report pubblicato dall'Istat. I dati, come è noto, si possono leggere in modi diversi e l'interpretazione data ai dati Istat, dall'assessore alle Politiche del lavoro, ci ha lasciati piuttosto perplessi. I numeri, cui Gatti si riferisce, parlano di una modestissima riduzione del tasso di disoccupazione, rispetto allo stesso periodo del 2010, e cioè: si è passati da un tasso di disoccupazione del 8,4% ad uno del 7,9%, con un incremento della forza lavoro di 18mila unità. Ma, poi ancora, questi dati non spiegano affatto i termini e le condizioni contrattuali con i quali questi 18mila nuovi occupati sono entrati nel mercato. Stiamo parlando di persone in mobilità? Di Cassaintegrati? Si tratta di nuove unità inserite con contratti a tempo indeterminato oppure di semplici Co.Co.Co (Collaborazione coordinata e continuativa) e che non verranno mai rinnovati, se non a singhiozzo?

LA DURA REALTA' - Purtroppo, nonostante l'ottimismo di chi - tra stipendi e prebende - raggiunge, in un solo mese, quello che è il reddito annuale di una delle forze lavoro sopracitate, la realtà è ben diversa. L'Istat, soltanto quattro giorni fa, ha dipinto uno scenario drammatico, soprattutto per i giovani. Il tasso di discoccupazione giovanile ha raggiunto la cifra record dell'8,6%: ciò significa che un ragazzo su tre, in Italia, non lavora. Addirittura nel Mezzogiorno, e l'Abruzzo stando a quanto riportato da Gatti non fa eccezione, si raggiungono picchi del 40% e non si intravede alcuno spiraglio per queste giovani speranze. Ai voglia con i proclami elettorali e le fantomatiche affermazioni da politiche attive del lavoro: ma di cosa stiamo parlando? Ci spiegasse Paolo Gatti a che cosa servono i Centri dell'impiego, che non trovano un lavoro da tempo immemore e che costano al privato cittadino un'eternità? Oppure perchè non parliamo di quei programmi di autoimprenditorialità, che gestiscono milioni di euro e che vengono gestiti da imprese private secondo le consuete, tristi, logiche della penisola italica? Basta assessore Gatti: ci vuole rispetto e dignità! Smettiamola di offendere chi non ha un futuro, nè una famiglia, nè una casa e nemmeno la possibilità di trovare un'alternativa al drammatico precariato umano ed esistenziale. 

Marco Beef