Lavoro. Marchionne fa paura

La crisi dell'industria. Sevel, il motore trainante dell'economia, produrrà 20mila mezzi in meno. E Sixty che fine farà?

Lavoro. Marchionne fa paura

ABRUZZO. SI AGGRAVA LA CRISI NELL'INDUSTRIA. La provincia di Chieti, sino a poco tempo fa, era la zona industriale-manifatturiero più grande del Centro/Sud Italia. Ad Atessa e d'intorni c'era un nucleo industriale di tutto rispetro: oltre 6 mila dipendenti della Sevel e 645 quelli della Honda Italia Spa. Poi, a San Salvo, oltre 2 mila dipendenti della ex SIV, oggi Pilkington, mentre a Chieti Scalo la Sixty Spa contribuiva a produrre benessere con i suoi 414 dipendenti. A queste attività principali si aggiungeva, anche, l'indotto: centinaia di piccole imprese con centinaia di dipendenti. Tanto è vero che nel territorio della provincia di Chieti si produce circa il 30% del valore aggiunto regionale, oltre al 65% delle esportazioni. Nel 2010 il numero di occupati era di 140 mila unità, di cui circa 42 mila nell'industria. E poi..

L'ECONOMIA CHE COLA A PICCO. Nel corso degli ultimi anni la crisi mondiale ha investito un po' tutti i settori. Particolarmente gravi sono state le conseguenze della crisi dell'auto nella provincia di Chieti. Infatti  la Sevel, che è il principale produttore di veicoli commerciali leggeri in Europa, risente non solo della crisi del settore ma anche di quella che potrebbe, domani, derivare dalla fine dell'accordo di "joint venture" con Citroen e Peugeot, stimabile in 20 mila auto l'anno in meno. Inoltre i rapporti tra la Fiom Cgil e l'amministratore delegato Sergio Marchionne, particolarmente tesi in seguito alle note vicende legate all'agibilità democrazia all'interno della fabbrica, possono contribuire a deprimere ulteriormente l'occupazione.

CHE FA MARCHIONNE? D'altra parte Sergio Marchionne, chietino di nascita e canadese d'adozione, amministratore delegato di Fiat S.p.A. mentre ha risollevato le sorti della Chrysler Group, potrebbe essere costretto (?) a dare un duro colpo ai livelli occupazionali della sua terra d'origine. Più volte infatti ha ricordato che, a causa della crisi di sovrapproduzione, in Europa c'è uno stabilimento di troppo. Non starà parlando forse della Sevel in Val di Sangro? Una cosa è certa: quei 20mila mezzi in meno che produrrà Fiat per conto di terzi avranno delle ripercussioni devastanti sul piano occupazionale. Ciò vuol dire che Fiat licenzierà, manderà in cassa integrazione o, forse peggio, potrebbe anche decidere di chiudere lo stabilimento in Provincia di Chieti.

IL "CASO" SIXTY SPA. A Chieti Scalo il futuro della Sixty Spa appare piuttosto incerto. Infatti, la cessione al fondo d'investimento Crescent Hide Park, con sede alle isole Cayman, non ha risolto il problema del crollo del fatturato (meno 200 milioni) e del debito di 300 milioni debito che le banche non sembra vogliano sistemare. Il timore è che i cinesi, una volta appropriatosi di marchi appetibili come Miss Sixy e Energie, decidano di delocalizzare l'attività in posti dove il costo del lavoro è inferiore e la pressione fiscale quasi inesistente. Ieri c'è stato un vertice al Ministero dello Sviluppo Economico che, però, è saltato prorio a causa dell'indisponibilità della nuova proprietà. I lavoratori hanno occupato pacificamente lo stabilimento teatino, ma le loro sorti sembrano appese ad un filo sottile.

HONDA E PILKINGTON: PRODUZIONE IN CALO. Non troppo dissimile è l'atteggiamento della Honda Italia, che si propone di ridurre della metà il numero degli occupati, e della ex SIV di San Salvo, la Pilkington, anch'essa pesantemente investita dalla crisi del settore auto. L'azienda, infatti, produce vetri per autoveicoli ed è evidente che non potrà mantenere i livelli occupazionali. Ovviamente, questo scenario a dir poco drammatico, preoccupa le forze politiche e sociali che febbrilmente tentano di proporre qualche rimedio nella speranza che non sia troppo tardi per intervenire. Un motivo di fondata speranza la dà PRESTO il Pacchetto Regionale per il Sostegno al Tessuto Produttivo e all'Occupazione sottoscritta dalla Consulta regionale per lo sviluppo.

Clemente Manzo