La strategia della distrazione di massa

La questione della TAV, la ferrovia Torino - Lione, sembra essere lo strumento per distrarre l'opinione pubblica dalla grande crisi economica e dai problemi legati al cambiamento climatico

La strategia della distrazione di massa

LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI MASSA. C’è stato un tempo in cui il popolo italiano avvertiva  impercettibili  segni di malessere, come dei formicolii per tutto il corpo e degli strani sensi di insicurezza, fino al punto che a qualcuno, più sensibile degli altri, provocavano insonnia con incubi. Secondo una teoria, avanzata da diversi climatologi, la causa di tali disturbi andava da ricercarsi nello stress provocato dai capovolgimenti climatici conseguenti all'innalzamento delle temperature a sua volta dipendenti dalle attività antropiche come la produzione di gas serra. Per altri studiosi questi sintomi configuravano un sinistro quadro patologico definibile come “la sindrome della globalizzazione” indotta dalla grande crisi economica che dal 2008 investì tutto l’occidente e che, come quella del 1929, avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche se non si fosse intervenuto urgentemente. E già cominciavano a subirne le conseguenze i soggetti apprensivi e ansiosi come i tantissimi giovani disoccupati (erano arrivati a 3.000.000 quasi) che avevano smesso di studiare e non solo non avevano un lavoro ma nemmeno lo ricercavano più, tanto erano sfiduciati. Quando poi lo stato di precarietà e di insicurezza raggiunse il limite e la popolazione cominciava a protestare decisamente fino ad imitare i “gilet jaune” che allora imperversavano in Francia, le Autorità cominciarono ad allarmarsi. Inizialmente interpellarono sia psicologi che psichiatri negazionisti, quelli cioè che negavano che ci fosse un nesso tra depressione generalizzata e la crisi climatica o economica. Secondo loro la spiegazione del malessere andava fatta risalire alla emersione dall’inconscio degli atavici sensi di colpa risalenti all’infanzia. Dunque la soluzione era quella di ricorrere all’analisi di gruppo estesa ai milioni di italiani sofferenti ed anche alla somministrazione di massicce dosi di Tavor. Ma poiché per l’allora Sistema Sanitario Nazionale, la spesa era insostenibile, gli spin doctors, al servizio dei potenti, approntarono un piano strategico alternativo d’emergenza. Con il coinvolgimento della stampa, delle televisioni e dei social, sostenevano le teste d’uovo, era facile spostare l’attenzione del popolo individuando un diversivo su cui dirottare l’attenzione della popolazione. Così, I mass media all’uopo assoldati, dalla mattina alla sera, cominciarono a martellare i poveri abitanti dello stivale con degli slogan, fino a convincerli, che ciò che li minacciava realmente, non era l’effetto serra né tantomeno la globalizzazione, ma la mancata realizzazione del TAV. Seguirono  settimane e settimane che in tutti talk show, gli esperti dei  partiti, della confindustria, dei sindacati e perfino dell’UE non facevano altro che ripetere  che se non si fosse realizzato il TAV non si sarebbe più usciti dalla crisi, l’economia non sarebbe ripartita, la disoccupazione avrebbe continuato a crescere inesorabilmente e la maledizione divina si sarebbe abbattuta sul popolo come le famose 10 piaghe dell’Egitto. Infine le Autorità, ad abundantiam, indissero un ennesimo referendum che vide un plebiscitario successo dei pro TAV. Dallo spoglio infatti risultò che solo un disfattista, opportunamente individuato ed internato, votò contro. I risultati furono così esaltanti che le Autorità da allora in poi si avvalsero delle strategie di distrazione di massa ogni volta che era necessario a far digerire al popolo bocconi amari, oltre che a somministrargli massicciamente dosi giornaliere di “grande fratello”, “uomini e donne” e tanto tanto gossip.

Clemente Manzo