La rabbia dei cittadini di Bussi: «Ci hanno avvelenati e nessuno pagherà»

Non si placano le polemiche intorno alla sentenza di assoluzione della Corte d'Assise di Chieti. Perchè D'Alfonso non chiama Renzi

La rabbia dei cittadini di Bussi: «Ci hanno avvelenati e nessuno pagherà»

LA RABBIA DEGLI ABITANTI DI BUSSI SUL TIRINO. «Ci hanno avvelenati e nessuno pagherà». I cittadini di Bussi sul Tirino, piccolo comune di 2.548 anime nell'hinterland pescarese, e nel cui territorio si è consumato uno dei disastri ambientali più gravi della storia d'Italia. Ieri la Corte d'Assise di Chieti, dopo che la Guardia Forestale aveva scoperto il mostro tossico sepolto nel sottosuolo di Bussi, nel ontano 2007, ha emesso un verdetto di assoluzione per i 19 imputati perchè il "visti gli articoli 442 e 530 CPP assolve gli imputati dal reato loro ascritto A 'avvelenamento acque' perché il fatto non sussiste. Visti gli articoli 521 e 531 CPP previa derubricazione del reato contestato B (disastro ambientale doloso) in quello di disastro colposo ex art.449 CP dichiara di non doversi procedere nei confronti degli imputati per intervenuta prescrizione.

IL PROBLEMA DELLA PRESCRZIONE NEI REATI AMBIENTALI. L'indignazione per i veleni di Bussi, 500 mila tonnellate sepolte a pochi chilometri dalle falde acquifere delle sorgenti del fiume Pescara, ma soprattutto per i reati ambientali, come nel caso dell'Eternit, è tanta. Stavolta nelle coscienze del cittadino c'è l'idea che sia giunto il momento di chiedere un intervento forte in questo senso: in particolare per evitare che lo strumento giuridico della prescrizione possa aiutare i responsabili di reati ambientali gravissimi di sfuggire alle proprie responsabilità. L'ideale sarebbe una presa di posizione forte del governatore Luciano D'Alfonso, magari anche del vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, nei confronti del Governo Renzi per allungare i tempi e consentire all'Abruzzo di avere giustizia dello scempio fatto sul suo territorio.

L'EUROPA CI GUARDA. Immaginiamo, poi, quale sarà la reazione dei media mondiali alla sentenza su uno dei 37 siti più inquinati d'Italia per i quali siamo stati multati dalla Comunità Europea per non aver rispettato le scadenze sulle discariche. Certamente faremo la solita figura di popolo incivile e ambiguo dal punto di vista ambientale. Ma come dargli torto? I nostri politici si riempiono la bocca di paroloni, specie durante la campagna elettorale. Ma la verità è che il nostro territorio non è considerato una risorsa da valorizzare, come il petrolio ad esempio, ma soltanto una gran rottura di scatole.

 

Marco Beef