La protesta degli operai Honeywell: "Altro che successo, nessuno posto è stato salvato"

Ieri al Ministero dello Sviluppo Economico si è trovata un'intesa di massima per il destino dei 380 operai dello stabilimento di Atessa. Ma la multinazionale americana ha deciso la delocalizzazione

La protesta degli operai Honeywell: "Altro che successo, nessuno posto è stato salvato"

LA PROTESTA DEGLI OPERAI DELLA HONEYWELL: "ALTRO CHE SUCCESSO, NESSUN POSTO E' STATO SALVATO". Mentre sulla stampa si celebra il successo dell'accordo di massima raggiunto per Honeywell, ovvero incentivo per i lavoratori (50mila euro più 1000 euro per ogni anno di anzianità) e disponibilità dello stabilimento per favorire la reindustrializzazione, c'è chi invece la pensa diversamente.

Raccogliamo e pubblichiamo lo sfogo, secondo noi di AbruzzoIndependent.it davvero condivisibile, di un giovane operaio dello stabilimento di Atessa che sul suo profilo facebook, con una punta di ironia mista all'amarezza, si definisce ' ancora per poco operaio Honeywell'.

"Allora, molti giornali scriveranno che i politicanti e i sindacati hanno salvato 380 posti di lavoro (vertenza Honeywell), NON C'È NULLA DI PIÙ FALSO!!! Hanno prolungato un periodo di cassa integrazione a 10 mesi, però hanno omesso un particolare importante, PER OGNI MESE DI CASSA INTEGRAZIONE USUFRUITA AL DIPENDENTE VERRÀ DECURTATO UN IMPORTO DI 1000 EURO!!! Quindi 10 mesi di cassa integrazione costeranno 10.000 euro a chi ne usufruisce. Il bonus che l'azienda riconoscerà ai dipendenti è molto più basso a quello concesso a tutti gli altri stabilimenti Honeywell che hanno subito una delocalizzazione. Sia chiaro a tutti che il 2 aprile la Honeywell cesserà di produrre e tra meno di un anno tutti i dipendenti saranno senza lavoro, QUINDI NON DICIAMO CAZZATE, NON HANNO SALVATO NESSUN POSTO DI LAVORO!!!!! Chiedo scusa a tutti per lo sfogo, ma era giusto che tutti sapessero la verità. Grazie!" questo il commento pubblico di Attilio Finizii che denuncia la desertificazione industriale dell'Abruzzo.

Ricordiamo, infatti, che la multinazionale americana ha deciso definitivamente per la delocalizzazione in Slovacchia dove, evidentemente, si sta costituendo il futuro polo dell'automotive d'Europa.

L'auspicio dei sindacati è che la disponibilità della proprietà a dare a titolo gratuito la concessione dello stabilimento ad altri possa tradursi in un processo di reindustrializzazione con l'obiettivo di tenere almeno il 30% dei lavoratori impiegati nella fabbrica.

Redazione Independent