L'Ita(g)lia dei "Figli di"

Un tempo i posti di lavoro più "umili" venivano riservati alle sacche più povere della nostra società. Adesso i "ricchi" vogliono cannibalizzare anche quelli

L'Ita(g)lia dei "Figli di"

LITA(G)LIA DEI "FIGLI DI"

L'Italia è al baratro

ma i cosiddetti "Figli di" continuano ad occupare posti di lavoro un tempo riservati a chi non aveva nulla: poste, comuni, enti pubblici, forze di polizia, ospedali, aeroporti, imprese, redazioni dei giornali, cantine, ferrovie dello stato, studi legali, sale bingo e bla bla bla.

Eppure, sono così inetti che non sanno fare niente. Non producono benessere nè restituiscono alcunchè alla collettività da cui hanno solo preso (lui ora, prima la famiglia). Hanno persino grandi patrimoni alle spalle ma comunque vogliono "rosicchiare", con la complicità delle mamme e dei papà, quelle ultime sacche d'ossigeno riservate alla povera gente.

Che poi, peggio, quando questi "Figli di" arrivano al potere. Come spinti da un istinto di conservazione della specie, quella del "Figlio di ", il "prescelto", imperterrito, continua nell'opera di selezionatore della società sulla base dei criteri di cui sopra. Ed è fin troppo facile parlare dell'ultimo scandalo che ha travolto una della amministrazioni comunali più importanti della Regione Abruzzo dove un sindaco ha nominato assessore una 19enne, appunto, "figlia di", vantando addirittura un "noncurriculum" .

- "Tu sì, puoi andare. Saluti a casa!", si dice stringendosi tra le mani come tra bisce impazzite.

- "Mi dispiace, è difficile, faremo il possibile. Ripassa però!" si risponde, invece, al Figlio di un Dio Minore.

Bene, caro "Figlio di", che tu possa vivere a lungo. Ma amaramente e specie d'Estate, quando la vita è più bella. 

E' l'unica cosa che mi sento di augurarTi.

Il Sub