Innaugurazione anno giudiziario con protesta dei legali

"Seduta sospesa" a L'Aquila: gli avvocati abbandonano l'aula in segno di protesta

Innaugurazione anno giudiziario con protesta dei legali

PROTESTANO GLI AVVOCATI: SEDUTA SOSPESA IN OCCASIONE DELL'ANNO GIUDIZIARIO. E’ andata oggi di scena, nella Scuola della Guardia di Finanza dell’Aquila, alle ore 9.00, l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014. Sala gremitissima, molte le autorità presenti, fra le quali Gianni Letta e l’On. Antonio Razzi.

Il primo intervento è quello del Presidente della Corte d’Appello Stefano Schirò, che, dopo una serie di ringraziamenti e convenevoli, passa ad un dettagliato resoconto sulla situazione giudiziaria della provincia dell’Aquila, territorio che porta ancora evidenti i segni del terremoto dell’Aprile del 2009. Seguono gli interventi dei rappresentanti del Consiglio Superiore della Magistratura e del Ministero della Giustizia, entrambi enfatici sul tema della situazione carceraria italiana, caratterizzata da un sovraffollamento ben eccedente i limiti stabiliti dalla comunità europea  (si parla di 45.000 posti per un totale di 62.000 detenuti).

Ma a questo punto è una voce critica ad alzarsi dal coro, quella di Carlo Peretti, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati dell’Aquila, il quale esordisce annunciando l’abbandono dell’aula a fine discorso da parte dei rappresentanti dell’avvocatura. Numerose sono le criticità sottolineate nell’arco dell’intervento: dall’innalzamento dei costi a carico del cittadino per l’accesso alla giustizia, causa questa di un progressivo allontanamento della cittadinanza dall’esercizio di questo diritto fondamentale, all’inefficienza della macchina legislativa che, “nonostante 17 riforme in 8 anni, non è stata in grado di favorire un decremento dei procedimenti penali pendenti, tutt’ora ammontanti a 7 milioni”.  Continua Peretti: “Noi avvocati vorremmo più presenza nel confronto con il Ministero della Giustizia per portare avanti le nostre proposte”, molte delle quali foraggiate anche dal Consiglio Nazionale Forense, il massimo organo di rappresentanza dell’avvocatura.

L’obiettivo è chiaro e semplice: la promozione, in ambito civile, di organismi alternativi alla giustizia ordinaria che possano, da un canto, venire in aiuto a quest’ultima, e, dall’altro, contribuire ad un abbassamento delle spese a carico dei cittadini: “Il ricorso obbligatorio alla Mediazione comporta una duplicazione dei costi, in primo luogo per via dell’avvicinamento a questo istituto, che spessissimo non riesce a sciogliere la questione, in secondo luogo, per via del successivo ricorso alla giustizia”.

La situazione, dunque, è quanto mai controversa. “L’avvocatura si trova sempre più ridotta al ruolo di “ammortizzatore sociale”, vittima della spending review e della sordità delle istituzioni” prosegue Peretti.

Rimane, comunque, la forza dimostrativa dell’atto di stamane, volto non solo a lanciare un segnale per il presente, ma anche a salvaguardare le migliaia di giovani che si affacciano all’esercizio di questa professione con aspettative felici, trovandosi poi a dover fare i conti con un panorama tutt’altro che roseo.

 

                                                                    Giovanni Flamini